L'organismo bicamerale non si è ancora insediato a 7 mesi dalle elezioni. Tra i partiti delle larghe intese continuano gli scontri per conquistare il ruolo di presidente. Nuova riunione in agenda. Ma il vicepresidente della Camera Di Maio (M5S): "Sarà un nuovo nulla di fatto"
In pochi se ne sono accorti. Distratti dal governo delle larghe intese, dall’Imu e dall’Iva, dal nodo della decadenza di Silvio Berlusconi, i parlamentari italiani sembrano essersi completamente dimenticati della commissione parlamentare antimafia. A sette mesi dall’apertura della nuova legislatura, la diciassettesima, tra i banchi di Palazzo Madama e Montecitorio non si è ancora insediata la “commissione bicamerale d’inchiesta sul fenomeno delle mafie” che in quanto commissione speciale deve essere varata con apposita legge all’inizio di ogni legislatura.
La prima commissione antimafia fu varata nel 1962 dopo l’input lanciato ben quattro anni prima da Ferruccio Parri. Da allora, ad ogni inizio di legislatura, il parlamento ha impiegato un massimo di due mesi per nominare i 25 deputati e i 25 senatori chiamati a far parte della commissione che ha sede a Palazzo San Macuto, e quindi eleggerne il presidente. Unica eccezione la settima legislatura, quando tra il 1976 e il 1979 il Parlamento non riconfermò la commissione speciale. “In quel periodo ci fu un calo di attenzione nei confronti di Cosa Nostra – racconta Francesco Forgione, presidente della commissione tra il 2006 e il 2008 – nonostante la relazione di minoranza del Pci del 1976, firmata da Pio La Torre e Cesare Terranova, facesse già cenno all’istituzione del 416 bis”. Erano gli anni dei governi di Giulio Andreotti, dell’allarme terrorismo e dell’omicidio di Aldo Moro: il 6 gennaio del 1980,però, l’assassinio di Piersanti Mattarella ricordò al Parlamento che Cosa Nostra non si era ancora estinta. E poco dopo fu nuovamente varata la commissione d’indagine sulla piovra.
Adesso a ricordare ai parlamentari la presenza capillare delle mafie nel Paese non ci sono più – per fortuna – gli omicidi eccellenti firmati dai kalashnikov. Rimangono, però, nero su bianco i numeri della potenza economica della criminalità organizzata in Italia: 3.500 immobili, 1.500 imprese, denaro liquido per 5 miliardi. Solo una piccola percentuale rispetto ai 170 miliardi di euro di fatturato della criminalità organizzata: il 10 per cento del Pil. “Per tutte queste ragioni non c’è più tempo da perdere. I partiti evitino la retorica antimafiosa e smettano di nascondersi dietro simboli e simulacri. Le vittime innocenti della mafie e tutti i cittadini e le cittadine di questo Paese meritano di più. Attivino piuttosto subito la Commissione parlamentare antimafia indicando presto un’agenda di lavori urgenti da compiere, di inchieste da svolgere” scrive l’associazione romana DaSud nella petizione pubblicata in queste ore online per chiedere immediatamente l’insediamento della commissione antimafia.
Una petizione condivisa anche da alcune forze politiche, come Sinistra Ecologia e Libertà che con il deputato Erasmo Palazzotto fa uno screening dell’attuale situazione giudiziaria che con un rapido tratto di penna lega la politica a Cosa Nostra. “Le motivazioni della sentenza di condanna per Marcello Dell’Utri, il processo in corso a carico del senatore del Pdl Antonio D’Alì, quello che vede la richiesta di condanna a 10 anni per l’ex governatore siciliano Raffaele Lombardo: sono solo alcuni esempi di come le interazioni tra politica e mafia richiedano il massimo grado di attenzione e sorveglianza, un compito per cui diventa essenziale il lavoro della Commissione Parlamentare Antimafia”.
Alla Camera il disegno di legge numero 825, che disciplinava “l’Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e delle altre associazioni criminali, anche straniere” era già stato approvato ai primi di giugno. Stessa cosa anche al Senato. E i vari partiti avrebbero già designato i parlamentari chiamati a far parte della commissione. Solo che adesso tocca ai presidenti di Camera e Senato convocare la seduta comune per eleggere il presidente della nuova commissione antimafia.
Una convocazione che tarda ad arrivare: Pd, Pdl e Scelta Civica non riescono infatti a mettersi d’accordo sul nome da elevare sulla poltrona più alta di Palazzo San Macuto. Ed è per questo che la presidente della Camera Laura Boldrini ha strigliato i capigruppo, intimandogli di risolvere le beghe interne ed eleggere un presidente. E siccome ogni partito rivendica quel posto per un suo parlamentare, il rischio è che le larghe intese si lacerino ancora una volta. Il risultato è che fino ad oggi si è preferito evitare l’argomento, aspettando un’intesa che sblocchi la questione, salvaguardando l’alleanza che consente ad Enrico Letta di governare. Una data utile per eleggere il presidente ed insediare la commissione sembrava essere quella di oggi, 26 settembre. Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera in quota Cinque Stelle, però annuncia un altro probabile forfait. “Sembra – scrive su facebook il deputato – che andrà deserta di nuovo la commissione antimafia, non si formerà, per litigi di Pd e Pdl. Mi aspetto almeno una presa di posizione pubblica da Grasso e Boldrini”. Nel frattempo fuori dal Parlamento la lotta a Cosa Nostra di magistrati e investigatori continua: sempre oggi (26 settembre), per esempio, a Palermo tornano in aula inquirenti e imputati del processo sulla trattativa tra Cosa Nostra e pezzi dello Stato. Lo stesso Stato incapace d’insediare una commissione antimafia dopo 7 mesi di legislatura.
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