Federico Aldrovandi è morto per una fatalità. Non ha senso quindi chiedere l’allontanamento di chi lo ha ucciso dalla polizia. Se Luigi Preiti, l’autore della sparatoria davanti a Palazzo Chigi, fosse morto per fatalità durante il fermo dei carabinieri, questi oggi sarebbero a processo e rischierebbero il posto. È in sintesi la risposta che il senatore Carlo Giovanardi rilascia a Palazzo Madama dopo l’intervento di Rosetta Enza Blundo del Movimento 5 Stelle.
La Blundo, ricordando l’ottavo anniversario dell’omicidio colposo del diciottenne, riporta le parole del padre del ragazzo, Lino Aldrovandi che, nel giorno dell’ultimo compleanno non vissuto del figlio, “augurava che uomini di buona volontà avessero saputo prendere spunto e insegnamento da questa terribile storia”. Federico, aggiunge la Blundo, “avrebbe potuto essere il figlio di chiunque, un nostro figlio, e non aveva fatto del male a nessuno. Gli agenti coinvolti si apprestano a tornare in servizio dopo aver scontato soli sei mesi di pena nonostante abbiamo bastonato un innocente fino a portarlo allo schiacciamento del cuore e nonostante le frasi gravissime pronunciate durante da Enzo Pontani (“lo abbiamo bastonato di brutto per mezz’ora”) e di Monica Segatto (“moderate che ci sono le luci accese”). Immaginare che queste persone possano tornare a vestire una divisa o anche ricoprire incarichi amministrativi all’interno della Polizia di Stato sarebbe un’offesa nei confronti dei tantissimi lavoratori che in questo periodo vengono licenziati non per aver ucciso ma per gli sbagli della nostra politica”.
Giovanardi viene chiamato così per la quarta volta a commentare la vicenda. La prima, siamo nel gennaio del 2006, in risposta a una interpellanza del Prc, ammise che sul corpo del giovane (notizia fino ad allora non trapelata) erano stati rotti due manganelli. La seconda, nel luglio 2007, l’allora ministro per i Rapporti con il Parlamento in quota Udc, durante una trasmissione su Rai Tre, definì Federico “eroinomane”. La terza, nel marzo scorso, avvenne in diretta radiofonica nel corso del programma “La Zanzara”, quando affermò che il sangue dietro alla testa del ragazzo morto fosse un cuscino rosso.
Questa volta l’esponente del Pdl parla di fatalità. “Rispetto la sentenza, ma bisogna vedere cosa c’è scritto: gli agenti sono stati condannati per omicidio colposo per aver trattenuto l’Aldrovandi supino con le manette dietro e il perito di parte della signora Aldrovandi ha detto che tenendo una persona per terra bocconi in quella posizione si può verificare un infarto”. Il professore Gaetano Thiene in realtà, esaminando le foto del cuore di Federico, aveva detto che la compressione ripetuta del torace aveva provocato lo schiacciamento del fascio di His, provocando l’arresto cardiaco. Giovanardi va oltre e paragona l’intervento che ha ucciso Aldrovandi con quello operato davanti a Palazzo Chigi per fermare Luigi Preiti: “è la stessa posizione”. Mancano le percosse e 54 lesioni sul corpo.
“La discussione vera – prosegue il senatore – è che un comandante della polizia o dei carabinieri o il ministro degli interni deve spiegare come fanno le forze dell’ordine a fermare una persona in caso di colluttazione. Faccio presente che se Preiti fosse deceduto, i carabinieri che lo hanno fermato davanti a Palazzo Chigi sarebbero stati processati per omicidio colposo”.
“Tutto materiale utile per rimpinguare la querela” è la replica della madre di Federico, Patrizia Moretti.