Tra il 24 e il 25 Settembre il Corriere della Sera ha ospitato un interessante botta e risposta tra il “tandem” Giavazzi-Alesina e il vice-ministro dell’Economia Fassina.
L’argomento del contendere sono i tagli alle spese dello Stato, che il tandem caldeggia e che Fassina delinea come virtualmente irrealizzabili in tempi brevi e senza che scorra il sangue. In passato ho polemizzato con Giavazzi e Alesina (unilateralmente, in quanto le grandi firme giustamente non perdono tempo con i blogger e di Giavazzi conservo ancora una mail di risposta a una mia nella quale gli contestavo alcune affermazioni circa il progetto di legge 5103 e gli chiedevo di darmi evidenza delle sue affermazioni; risposta laconica: Grazie, fg), tuttavia nella polemica odierna mi sento di pendere più dalla loro parte che da quella di Fassina che mi sembra nell’occasione essere prigioniero di uno schema di pensiero – che gli impedisce di “pensare fuori dalla scatola, per dirla all’americana – e cioè che non sia possibile che i dipendenti pubblici vengano considerati, ai fini lavorativi, come i dipendenti privati; in effetti questo è ciò che è successo per molti anni, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Tralascio di entrare nei dettagli della polemica tra bocconiani (Alesina e Fassina) circa la recessività o meno dei tagli alle spese pubbliche, ma il punto della replica di Fassina che ha attirato la mia attenzione è quello in cui afferma che il risparmio ipotizzato da Giavazzi-Alesina (50 miliardi all’anno) equivalga a licenziare un milione di dipendenti abbandonandoli a sé stessi perché dotandoli di ammortizzatori sociali il risparmio si ridurrebbe di 2/3.
Vorrei sottolineare come 1/3 di 50 miliardi di euro siano una sommetta piuttosto considerevole, intorno ai 16 miliardi di euro e che probabilmente a ogni posto di lavoro diciamo così fittizio, in quanto non motivato da reale necessità ai fini del funzionamento, sono associati costi di utenze e più in generale di struttura, che potrebbero essere ridotti anche se non proporzionalmente alla riduzione di personale; quindi i 16 miliardi sono probabilmente sottostimati.
Detto questo, non credo che Giavazzi e/o Alesina abbiano immaginato neppure per un istante di ridurre alla fame o peggio un milione di famiglie; nell’ipotesi però che avessero avuto un momento di follia, la risposta corretta, specialmente da parte del vice di un Ministero che come priorità dovrebbe avere quella di far quadrare i conti nel breve, medio e lungo termine, avrebbe dovuto essere una precisazione analitica circa dove si possa intervenire, come e con quali risparmi reali. Ciò, però, implicherebbe appunto accettare che per i dipendenti statali valgano le regole applicate nel privato e cioè che in caso di necessità altrimenti non ovviabili, si fa ricorso ad ammortizzatori sociali.
I dirigenti delle aziende private possono essere licenziati senza che possano usufruire di ammortizzatori, i dipendenti non dirigenti delle medesime aziende possono essere posti in cassa integrazione o mobilità e tutto ciò per consentire alle aziende di mantenere o ri- acquisire competitività; non si vede alcuna logica nel fatto che da un altro lato la competitività delle stesse venga sistematicamente ammazzata da fiscalità crescente e parossistica che serve anche a mantenere questa radicale e inesplicabile diversità.
Premettendo di ritenere che la creazione di posti di lavoro non giustificati se non in termini assistenzialistici sia stata prassi diffusa per decenni e che ciò non sia particolarmente relativo a un settore specifico, devo purtroppo citare l’annoso problema del nostro corpo forestale che ha un organico di circa dieci volte quello di tutto il Canada e che è assurto da un pezzo agli onori della cronaca come esempio di assistenzialismo di Stato perpetrato attraverso la costituzione di posti di lavoro opinabili. Ci tengo a precisare di nuovo di non avere alcunché contro i forestali e che quelli di loro effettivamente necessari fanno un lavoro importante, ma che ho dovuto citarli data la esemplarità.
Ignoro e ignorerò per sempre cosa pensi Fassina di questo e altri analoghi problemi; certo è che nascondendo la testa sotto la sabbia, continuando a partecipare attivamente o passivamente al mantenimento di questo sistema assistenziale differenziato tra lavoratori privati e pubblici, i primi continueranno a beneficiare di trattamenti peculiari spesati a carico di altri cittadini e delle aziende, vanificando qualsiasi sforzo per la competitività e così costringendo in un circolo vizioso altri dipendenti privati a essere privati – scusate il bisticcio – del proprio lavoro, in quell’inesorabile cammino verso il baratro al quale ho accennato in un post precedente e che anche Giavazzi e Alesina, ben più attrezzati di me, indicano nella loro contro-replica a Fassina.
Penso viceversa che “pensando fuori dalla scatola” e accettando l’idea che in tempi cupi si debbano tagliare alcuni privilegi che nel passato sembravano sostenibili, si possano ipotizzare anche per i dipendenti pubblici ammortizzatori sociali che liberino risorse sufficienti a ridurre parzialmente i carichi fiscali alle imprese in modo da generare posti di lavoro realmente associati a necessità produttive del paese, magari così riassorbendo nel settore privato i dipendenti pubblici in esubero. Sul come fare questo dovrebbe focalizzarsi il ministero dell’economia, in collaborazione con tutti gli altri ministeri; sempre che ci sia la volontà politica.
Non sarà poi male discutere anche della riduzione delle tasse occulte e cioè di quegli inesplicabili adempimenti resi obbligatori dalla burocrazia per giustificare se stessa e per generare occupazione, questa volta nel privato; ma di questo mi riservo di dare qualche esempio in un prossimo post.
Michele Carugi
Ingegnere
Lavoro & Precari - 26 Settembre 2013
Spesa pubblica e la disputa sui tagli
Tra il 24 e il 25 Settembre il Corriere della Sera ha ospitato un interessante botta e risposta tra il “tandem” Giavazzi-Alesina e il vice-ministro dell’Economia Fassina.
L’argomento del contendere sono i tagli alle spese dello Stato, che il tandem caldeggia e che Fassina delinea come virtualmente irrealizzabili in tempi brevi e senza che scorra il sangue. In passato ho polemizzato con Giavazzi e Alesina (unilateralmente, in quanto le grandi firme giustamente non perdono tempo con i blogger e di Giavazzi conservo ancora una mail di risposta a una mia nella quale gli contestavo alcune affermazioni circa il progetto di legge 5103 e gli chiedevo di darmi evidenza delle sue affermazioni; risposta laconica: Grazie, fg), tuttavia nella polemica odierna mi sento di pendere più dalla loro parte che da quella di Fassina che mi sembra nell’occasione essere prigioniero di uno schema di pensiero – che gli impedisce di “pensare fuori dalla scatola, per dirla all’americana – e cioè che non sia possibile che i dipendenti pubblici vengano considerati, ai fini lavorativi, come i dipendenti privati; in effetti questo è ciò che è successo per molti anni, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Tralascio di entrare nei dettagli della polemica tra bocconiani (Alesina e Fassina) circa la recessività o meno dei tagli alle spese pubbliche, ma il punto della replica di Fassina che ha attirato la mia attenzione è quello in cui afferma che il risparmio ipotizzato da Giavazzi-Alesina (50 miliardi all’anno) equivalga a licenziare un milione di dipendenti abbandonandoli a sé stessi perché dotandoli di ammortizzatori sociali il risparmio si ridurrebbe di 2/3.
Vorrei sottolineare come 1/3 di 50 miliardi di euro siano una sommetta piuttosto considerevole, intorno ai 16 miliardi di euro e che probabilmente a ogni posto di lavoro diciamo così fittizio, in quanto non motivato da reale necessità ai fini del funzionamento, sono associati costi di utenze e più in generale di struttura, che potrebbero essere ridotti anche se non proporzionalmente alla riduzione di personale; quindi i 16 miliardi sono probabilmente sottostimati.
Detto questo, non credo che Giavazzi e/o Alesina abbiano immaginato neppure per un istante di ridurre alla fame o peggio un milione di famiglie; nell’ipotesi però che avessero avuto un momento di follia, la risposta corretta, specialmente da parte del vice di un Ministero che come priorità dovrebbe avere quella di far quadrare i conti nel breve, medio e lungo termine, avrebbe dovuto essere una precisazione analitica circa dove si possa intervenire, come e con quali risparmi reali. Ciò, però, implicherebbe appunto accettare che per i dipendenti statali valgano le regole applicate nel privato e cioè che in caso di necessità altrimenti non ovviabili, si fa ricorso ad ammortizzatori sociali.
I dirigenti delle aziende private possono essere licenziati senza che possano usufruire di ammortizzatori, i dipendenti non dirigenti delle medesime aziende possono essere posti in cassa integrazione o mobilità e tutto ciò per consentire alle aziende di mantenere o ri- acquisire competitività; non si vede alcuna logica nel fatto che da un altro lato la competitività delle stesse venga sistematicamente ammazzata da fiscalità crescente e parossistica che serve anche a mantenere questa radicale e inesplicabile diversità.
Premettendo di ritenere che la creazione di posti di lavoro non giustificati se non in termini assistenzialistici sia stata prassi diffusa per decenni e che ciò non sia particolarmente relativo a un settore specifico, devo purtroppo citare l’annoso problema del nostro corpo forestale che ha un organico di circa dieci volte quello di tutto il Canada e che è assurto da un pezzo agli onori della cronaca come esempio di assistenzialismo di Stato perpetrato attraverso la costituzione di posti di lavoro opinabili. Ci tengo a precisare di nuovo di non avere alcunché contro i forestali e che quelli di loro effettivamente necessari fanno un lavoro importante, ma che ho dovuto citarli data la esemplarità.
Ignoro e ignorerò per sempre cosa pensi Fassina di questo e altri analoghi problemi; certo è che nascondendo la testa sotto la sabbia, continuando a partecipare attivamente o passivamente al mantenimento di questo sistema assistenziale differenziato tra lavoratori privati e pubblici, i primi continueranno a beneficiare di trattamenti peculiari spesati a carico di altri cittadini e delle aziende, vanificando qualsiasi sforzo per la competitività e così costringendo in un circolo vizioso altri dipendenti privati a essere privati – scusate il bisticcio – del proprio lavoro, in quell’inesorabile cammino verso il baratro al quale ho accennato in un post precedente e che anche Giavazzi e Alesina, ben più attrezzati di me, indicano nella loro contro-replica a Fassina.
Penso viceversa che “pensando fuori dalla scatola” e accettando l’idea che in tempi cupi si debbano tagliare alcuni privilegi che nel passato sembravano sostenibili, si possano ipotizzare anche per i dipendenti pubblici ammortizzatori sociali che liberino risorse sufficienti a ridurre parzialmente i carichi fiscali alle imprese in modo da generare posti di lavoro realmente associati a necessità produttive del paese, magari così riassorbendo nel settore privato i dipendenti pubblici in esubero. Sul come fare questo dovrebbe focalizzarsi il ministero dell’economia, in collaborazione con tutti gli altri ministeri; sempre che ci sia la volontà politica.
Non sarà poi male discutere anche della riduzione delle tasse occulte e cioè di quegli inesplicabili adempimenti resi obbligatori dalla burocrazia per giustificare se stessa e per generare occupazione, questa volta nel privato; ma di questo mi riservo di dare qualche esempio in un prossimo post.
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Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Martedì prossimo, 18 marzo, alle ore 10, presso la Sala Koch del Senato, le commissioni riunite Bilancio, Attività produttive e Politiche Ue di Camera e Senato svolgeranno l'audizione di Mario Draghi in merito al Rapporto sul futuro della competitività europea. L'appuntamento verrà trasmesso in diretta webtv.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Ad un mese dalla finale del festival della canzone italiana 2025, nella classifica dei singoli brani è ancora Sanremomania, con ben 13 brani passati in gara al Teatro Ariston nelle prime 13 posizioni. E questo fa segnare all'edizione 2025 un nuovo record rispetto agli ultimi anni, per numero di brani di Sanremo nella top ten ad un mese dal festival: se infatti quest'anno sono 10 (cioè l'intera top ten è composta da brani in gara al festival un mese fa), l'anno scorso era stati 7 come nel 2023, nel 2022 e nel 2021 erano stati 8 e nel 2024.
Nella top ten dei singoli infatti, al primo posto c'è proprio il brano vincitore del festival: 'Balorda Nostalgia' di Olly. Al secondo 'La cura per me' di Giorgia, al terzo 'Incoscienti giovani' di Achille Lauro, al quarto 'Battito' di Fedez, al quinto 'Cuoricini' dei Coma_Cose, al sesto 'Volevo essere un duro' di Lucio Corsi, al settimo 'Fuorilegge' di Rose Villain, all'ottavo 'La mia parola' di Shablo feat Joshua e Tormento, al nono 'Tu con chi fai l'amore' dei The Kolors, al decimo 'La tana del granchio' di Bresh. Ma l'elenco sanremese prosegue ininterrotto fino alla tredicesima posizione, con 'Anema e core' di Serena Brancale all'undicesimo posto, 'Chiamo io chiami tu' di Gaia al dodicesimo e 'Il ritmo delle cose' di Rkomi al tredicesimo.
Tra gli album l'arrivo di Lady Gaga con 'Mayhem' si piazza in vetta e scalza dalla prima posizione 'Tutta vita', l'album di Olly, che scende al terzo posto, per fare spazio a 'Vasco Live Milano Sansiro', che entra al secondo posto. In quarta posizione 'Dio lo sa - Atto II' di Geolier, in quinta entra direttamente 'Vita_Fusa' dei Coma_Cose, in sesta 'Debi tirar mas fotos' di Bad Bunny, in settima 'Tropico del capricorno' di Guè, in ottava posizione 'Locura' di Lazza, in nona 'È finita la pace' di Marracash e in decima chiude la top ten 'Icon' di Tony Effe. Mentre la compilation di Sanremo 2025 scende dal nono al quindicesimo posto.
Tra i vinili, è primo il 'Vasco Live Milano Sansiro', al secondo posto 'Mayhem' di Lady Gaga e al terzo la compilation 'Sanremo 2025'.
Roma, 14 mar. (Labitalia) - "Questo appuntamento, unico nel suo genere, rappresenta un fondamentale momento di approfondimento per i settori della logistica e del trasporto, offrendo un'opportunità unica di incontro, aggiornamento e confronto sulle sfide e le opportunità che caratterizzano un comparto strategico per i cittadini, per le famiglie e le imprese, con un approccio fortemente connesso alla sostenibilità ambientale". Lo scrive il presidente del Senato, Ignazio La Russa, nel messaggio inviato all'evento di chiusura della quarta edizione di "Let Expo", organizzato da Alis a Verona.
"Se i numeri registrati lo scorso anno rappresentano la migliore e più efficace sintesi della rilevanza del vostro operato - penso ai 400 espositori e alle oltre 100mila presenze complessive -, sono certo che i tanti appuntamenti che caratterizzano il programma di quest'anno, con incontri strategici, conferenze di settore, seminari interattivi, workshop pratici e dimostrazioni innovative, sapranno rappresentare un ulteriore momento di crescita e di affermazione", prosegue La Russa, che conclude: "Nel ribadire il mio plauso per il vostro prezioso contributo in un ambito di particolare rilievo per gli interessi nazionali, anche in relazione alle attuali dinamiche geo-politiche globali, l'occasione mi è gradita per inviarvi i miei più cordiali saluti".
Roma, 14 mar. - (Adnkronos) - In occasione di Didacta 2025 a Firenze, l'evento di riferimento per la formazione e l'innovazione nel settore scolastico, Acer ha ribadito il proprio impegno nel supportare l'evoluzione della didattica attraverso soluzioni tecnologiche all'avanguardia. La partecipazione dell'azienda alla fiera ha offerto l'opportunità di presentare le ultime novità in termini di prodotti e servizi, con un focus particolare su prestazioni, sicurezza, intelligenza artificiale e design.
"La presenza di Acer a Didacta sottolinea l'importanza del settore education, un ambito in cui siamo orgogliosamente leader di mercato," ha dichiarato Angelo D'Ambrosio, General Manager di Acer South Europe. "Didacta rappresenta un'occasione fondamentale per incontrare docenti, studenti e rivenditori specializzati nel mondo scolastico. In questa sede, presenteremo le nostre più recenti innovazioni di prodotto, caratterizzate da prestazioni elevate, sicurezza, funzionalità di IA e design robusto. Queste caratteristiche sono indispensabili per una didattica innovativa ed efficace."
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - È già un caso che un condannato, sia pur in primo grado, occupi un ruolo di sottosegretario alla Giustizia, ma ora le parole di Delmastro pongono un problema serio al Governo e al Paese intero. Dall’interno viene criticata una delle pessime riforme portate avanti con protervia dalla maggioranza. Come fa a restare al suo posto? Cosa dice la premier Meloni? Le parole di Delmastro sono gravi anche perché ci fanno conoscere le vere intenzioni del Governo, quelle che andiamo denunciando da mesi: assoggettare il potere giudiziario al controllo dell’Esecutivo. E questo è inaccettabile. Dopo la smentita che non smentisce, la registrazione dell’intervista, Meloni deve pretendere che Delmastro lasci l’incarico". Lo afferma Così Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Giovedì prossimo 20 marzo, alle ore 9, avrà luogo alla Camera l'informativa urgente del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, sui recenti eventi sismici che hanno colpito l'area dei Campi Flegrei e sullo stato di attuazione degli interventi per la popolazione.
Milano, 14 mar. (Adnkronos) - Il Dna di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi, indagato per l'omicidio del 13 agosto 2007 a Garlasco, va confrontato con il Dna trovato "sotto le unghie della vittima e con le ulteriori tracce di natura biologica rinvenute sulla scena del crimine". E' quanto ha disposto, con un provvedimento del 6 marzo scorso, la giudice per le indagini preliminari di Pavia Daniela Garlaschelli che ha autorizzato il prelievo coattivo della traccia biologica dell'indagato effettuato ieri.