I documenti finora rimasti segreti svelano che ai tempi dell'intervento in Vietnam l'agenzia di intelligence intercettava l'opposizione interna alla guerra. Operazione rispetto alla quale la rete messa in luce dalle rivelazioni della "talpa" Snowden risulta molto meno potente
La National Security Agency spiava Martin Luther King e Muhammad Ali. L’operazione della Nsa, definita in codice “Minareto”, prese il via nel 1967, ai tempi della contestazione contro la guerra in Vietnam, e portò all’intercettazione di altri personaggi noti della politica e della cultura americana: il leader dei diritti civili, Whitney Young, il giornalista del New York Times Tom Wicker, il columnist del Washington Post Art Buchwald. La rivelazione arriva grazie alla George Washington University, che ha chiesto la declassificazione di documenti rimasti sinora segreti, e promette di rinfocolare la discussione attorno a ruolo, scopi e limiti dello spionaggio USA.
Le intercettazioni della Nsa cominciarono dopo che il presidente Lyndon Johnson chiese alle agenzie di intelligence del governo di monitorare l’opposizione interna all’intervento militare in Vietnam, cercando soprattutto di capire quanto questa opposizione fosse nutrita e alimentata dai governi stranieri. Iniziò dunque un’attività di spionaggio e intercettazione – la Cia ne aveva una propria, denominata “Operazione Chaos” – che portò la Nsa a controllare centinaia di persone e i loro contatti con l’estero. Gran parte degli spiati – almeno 1650 persone, secondo i documenti declassificati – erano oppositori della guerra o membri di organizzazioni che il governo americano riteneva sovversive.
Oltre a Martin Luther King e Muhammad Ali, tra gli spiati c’erano due senatori, il democratico Frank Church (più tardi attivo proprio per limitare i poteri della Nsa) e il repubblicano Howard Baker, l’attrice Jane Fonda e il marito Tom Hayden, la militante della sinistra radicale Kathy Boudin e l’attivista nero e membro delle Black Panther Stokely Carmichael. Il reverendo King, mostrano i documenti, entrò nella “watch list” di “Minareto” nel 1967 per varie ragioni: la sua costante e attiva opposizione alla guerra in Vietnam ma anche la presenza, tra i suoi collaboratori, di Stanley Levison, membro del partito comunista negli anni Cinquanta e ispiratore di discorsi e attività politica e sociale del reverendo King (le cui telefonate vennero spiate sino al giorno del suo assassinio, a Memphis, nel 1968). Il programma della Nsa continuò anche durante la presidenza di Richard Nixon; nel 1973, all’apice dello scandalo Watergate, il segretario alla giustizia Elliot Richardson decise di mettere fine alle intercettazioni.
I documenti sul passato della Nsa arrivano nel momento in cui l’agenzia del governo, la più potente e radicata macchina spionistica mondiale, è al centro di una vera e propria tempesta di polemiche e critiche seguite alle rivelazioni della “talpa” del Datagate, Edward Snowden. Secondo Matthew Aid e William Burr, che hanno studiato il programma “Minareto”, la rete di controlli rivelata da Snowden è comunque meno radicata rispetto agli anni Sessanta e Settanta. “Per quanto scioccanti siano le recenti rivelazioni sulle intercettazioni della Nsa, non c’è al momento alcuna prova che siano così potenti come quelle messe in atto ai tempi del Vietnam contro i nemici politici della Casa Bianca”.
Sul fronte presente, una rivendicazione orgogliosa del lavoro della Nsa è venuta nelle scorse ore dal direttore dell’agenzia, il generale Keith Alexander, che ha accusato i media di aver montato ad arte un caso politico e ha messo in guardia quei politici, alla Camera e al Senato, che sulla base delle polemiche di stampa stanno pensando di limitare i poteri della Nsa. “Non spiamo le mail e le telefonate dei cittadini americani”, ha ribadito Alexander, che ha spiegato che tutte le comunicazioni intercettate all’interno del Paese sono state accuratamente scremate; e che solo quelle utili alle indagini sul terrorismo sono state utilizzate, come consentito dalla Sezione 215 del suo ordinamento. Alexander ha ricordato che le informazioni raccolte in questo modo sono state utili per risolvere il caso dell’attentato alla maratona di Boston e in occasione delle minacce nei confronti delle ambasciate Usa in Medio Oriente e Nord Africa. Nonostante la difesa di Alexander, che ha ricordato come l’attivismo della Nsa in questi ultimi anni sia anche il risultato delle falle dell’intelligence prima dell’11 settembre, prosegue al Congresso americano l’azione per arrivare a una nuova disciplina legislativa sulle agenzie di spionaggio. I senatori Ron Wyden, Mark Udall, Rand Paul e Richard Blumenthal mirano soprattutto a proibire la raccolta da parte della Nsa dei cosiddetti metadata, e cioè tempo, durata e localizzazione delle telefonate partite dall’interno del territorio nazionale.