Quando fai il consigliere comunale di opposizione e lo fai veramente in maniera attenta e precisa ti capita di scontrarti con verità difficili da non vedere.

Ma se le vedi, come è successo a me, e le denunci rischi sempre in prima persona. E per aver segnalato pubblicamente e al Ministero degli Interni che un boss mafioso aveva lavorato nel mio Comune di Golfo Aranci per circa 8 anni ho subito una querela da parte dell’amministrazione, con l’accusa infamante di aver rovinato l’immagine del paese e varie minacce e ingiurie di ogni genere.

È utile, quindi, capire chi era il personaggio che per lungo tempo prendeva appalti pubblici sia diretti che in subappalto, sino ad arrivare negli ultimi anni ad essere inserito con il suo nome negli elenchi degli operatori economici da invitare nel caso di affidamento diretto di lavori in economia per conto del Comune.

E di questi lavori ne ha fatto sino a poco prima di essere arrestato in data 21/12/2011.

Il bosso mafioso in questione è Salvatore Costanza, condannato con rito abbreviato in data 19/10/2012 a dieci anni di carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso a seguito dell’indagine denominata Kamarat.

Gli elementi a carico del Costanza sono stati acquisiti per lungo tempo e soprattutto anche grazie alle dichiarazioni del pentito e collaboratore di giustizia Giuseppe Vaccaro.

Dalle sue dichiarazioni circostanziate si è appreso che il boss faceva parte della famiglia mafiosa di Cammarata (Agrigento) già dagli anni 90’ e veniva presentato come uomo d’onore da Angelo Longo (condannato a 13 anni per essere il capo dell’organizzazione mafiosa locale).

Un ulteriore riscontro al ruolo di Costanza, uomo d’onore della famiglia mafiosa di Cammarata, è costituito da quanto rimasto accertato in occasione dell’indagine “Urano”.

In tale indagine risultano accertati i legami malavitosi tra le famiglie mafiose di Cammarata, rappresentata dal Costanza e Angelo Longo e la famiglia mafiosa di Mussomeli rappresentata da Misuraca Francesco, Spoto Calogero e Adamo Lucio. Grazie sempre a questa indagine si sono individuati sei appalti sui quali si è concentrato l’interesse comune dei gruppi mafiosi, e nei quali il Costanza aveva un ruolo primario.

Sin dal 1995 il Costanza è stato monitorato e si è potuto anche verificare i suoi contatti frequenti e costanti con i vari mafiosi della zona. Insomma un’appartenenza alla famiglia mafiosa di Cammarata ben radicata nel tempo e nel territorio.

Il Pentito Giuseppe Vaccaro ha anche riferito della presenza del boss Costanza in Sardegna sin dall’interrogatorio del 2006. In tale sede il Vaccaro racconta che il Costanza riferì che in Sardegna gli appalti erano come in Sicilia. Alla domanda dei P.M. circa i motivi di quella affermazione il Vaccaro rispose: erano semplici come da noi.

In tale indagine emerse anche il riscontro che il Costanza era legato già da tempo all’ambiente politico del Comune di Golfo Aranci. Infatti ad un controllo dei Carabinieri a Porto Rotondo in data 15/03/2006 alle ore 18.45 il Costanza venne fermato insieme ad un assessore comunale e a due ragazze dell’est.

Anche un’altra indagine del 2001 denominata “Sicania” mette in evidenza i legami mafiosi del mafioso Salvatore Costanza.

Insomma un quadro non certo confortante.

Ora resta da capire per quale motivo il Costanza sia venuto in Sardegna e abbia lavorato per lungo tempo nel Comune di Golfo Aranci. Da quanto emerge dalla relazione annuale della Procura Nazionale antimafia si sa che sono in corso indagini volte ad accertare eventuali infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici a Golfo Aranci.

Di certo porsi delle domande è lecito e doveroso.

E questo lo ha anche stabilito il Giudice il 20/06/2013 quando ha archiviato la pretestuosa denuncia fattami dall’intera amministrazione comunale.

In ogni caso la mia domanda dall’inizio è sempre la stessa e non mi fermerò finché non avrò risposta: perché per più di 8 anni Salvatore Costanza ha lavorato nel nostro territorio e perché anche da noi vincere gli appalti e prendere i subappalti o direttamente i lavori era semplice come in Sicilia?

A questa semplice domanda prima o poi qualcuno dovrà dare risposta. 

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