Com’è fatto l’Universo, come funzionano i robot, quali sono i segreti del Dna, come sta cambiando il clima della Terra? Sono solo alcuni degli interrogativi cui i ricercatori proveranno a dare una risposta nel corso di seminari e visite guidate nel dietro le quinte dei laboratori, aperti per l’occasione ai non addetti ai lavori
Flash mob, caffè scientifici, giochi ed esperimenti a cielo aperto. Ma anche viaggi alla scoperta dei luoghi della scienza e degli uomini che ne sono protagonisti, musei universitari, enti di ricerca e laboratori aperti al pubblico. Tutto questo è la “Notte europea dei ricercatori” (venerdì 27 settembre), una manifestazione istituita dalla Commissione europea nell’ambito dei Marie Curie Actions – programma Ue che mira a promuovere le carriere dei ricercatori in Europa -, che si svolge ogni anno l’ultimo venerdì di settembre in contemporanea in 300 città del Vecchio continente.
Un appuntamento, giunto alla nona edizione, in cui il pubblico ha la possibilità di toccare con mano, nel vero senso della parola, il lavoro dei ricercatori e capire quanto sia importante la scienza per la vita di tutti i giorni. Com’è fatto l’Universo, come funzionano i robot, quali sono i segreti del Dna, come sta cambiando il clima della Terra? Sono solo alcuni degli interrogativi cui i ricercatori proveranno a dare una risposta nel corso di seminari e visite guidate nel dietro le quinte dei laboratori, aperti per l’occasione ai non addetti ai lavori.
Numerosi gli eventi in calendario nelle principali città italiane ed europee (qui una mappa, divisa per Paesi, delle manifestazioni in programma). In prima fila le più prestigiose istituzioni scientifiche e culturali del Vecchio continente. Il Cern di Ginevra, che ospita Lhc il più potente acceleratore di particelle del mondo, l’Unesco, l’Agenzia spaziale europea (Esa) e lo European southern observatory (Eso), in collaborazione con l’Istituto nazionale di astrofisica italiano (Inaf), hanno, infatti, organizzato per la notte dedicata ai ricercatori un grande evento pubblico, in contemporanea in tre città, Parigi, Ginevra e Bologna e in streaming per chiunque volesse seguirlo on line. L’iniziativa, battezzata Origins 2013, prende spunto dalla stretta correlazione esistente tra fisica delle particelle, astrofisica e ricerca spaziale. Passando dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande, un’unica stella polare lega, infatti, queste tre discipline scientifiche di frontiera: le domande fondamentali che interrogano le nostre origini, dalla formazione della materia alla nascita dell’Universo.
Nei mesi scorsi la scoperta del bosone di Higgs al Cern e l’elaborazione, da parte del satellite Planck, della mappa più precisa dei primi vagiti del cosmo hanno fornito nuovi e potenti strumenti per rispondere a questi interrogativi. Origins 2013 è un viaggio, lungo 13,8 miliardi di anni, attraverso lo spazio e il tempo, alla scoperta delle più recenti acquisizioni della scienza. “Con Origins 2013 – spiega Sergio Bertolucci, Direttore di ricerca al Cern – vogliamo celebrare le migliaia di ricercatori che, con il loro lavoro alle frontiere della scienza e della tecnica, stanno dando un contributo essenziale alla nostra comprensione delle origini dell’Universo, fornendo un nuovo quadro d’insieme dei suoi primi istanti di vita”. Nel corso della serata saranno previsti anche dei collegamenti in videoconferenza con i ricercatori del telescopio Alma, nel deserto di Atacama in Cile, uno dei luoghi più isolati del Pianeta, ideale per l’osservazione della volta celeste, e con l’astronauta siciliano Luca Parmitano, a bordo della Stazione spaziale internazionale, in orbita a 400 chilometri di quota.
In Italia numerose le regioni che aderiscono all’iniziativa europea. Significativa la partecipazione della Città della Scienza di Napoli, i cui spazi espositivi riprendono a poco a poco vita dopo il rogo doloso che la distrusse interamente lo scorso 4 marzo. Sarà il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, a inaugurare la notte partenopea dei ricercatori, a testimonianza di quanto sia importante restituire alla collettività un luogo simbolo della diffusione della cultura scientifica come quello che sorge nell’ex area industriale di Bagnoli.