I moduli abitativi provvisori presentano problemi di coibentazione: la struttura non è isolata dall'esterno e si è costretti a un utilizzo spropositato degli elettrodomestici. Le ragioni sono state spiegate dai consiglieri regionali del Partito democratico: "Si pensava che le strutture dovessero essere utilizzate per un breve tempo e quindi non abbiamo investito troppi soldi"
L’idea era quella di risparmiare sull’acquisto dei moduli abitativi provvisori da destinare ai terremotati emiliani rimasti senza casa, proprio per via della loro provvisorietà. Per la Regione Emilia Romagna, del resto, la permanenza degli sfollati nei quartierini bianchi sorti alle periferie delle città del cratere sarebbe dovuta essere breve. Ora però che un secondo inverno si prospetta nel futuro dei 970 nuclei familiari che risiedono nelle casette prefabbricate, potrebbero essere loro, i terremotati, a dover pagare il prezzo di una logica di compressione dei costi che per il momento si è tradotta in bollette Enel “salatissime”. Il disagio deriva dalla difficoltà di isolare l’ambiente interno da quello esterno, e così il caldo estivo e il freddo invernale costringono ad un uso eccessivo degli elettrodomestici.
“La scelta dei moduli è dovuta al fatto che la si è sempre pensata come una soluzione temporanea, che doveva essere il più a breve termine possibile – spiega Gabriele Ferrari, consigliere regionale del Pd – quindi abbiamo cercato di spendere il meno possibile. Comprare delle casette con la massima efficienza in termini di requisiti sarebbe stato molto costoso, dunque abbiamo optato per una soluzione che fosse al contempo ragionevolmente conveniente e efficiente. La permanenza nei map (moduli abitativi provvisori) è un momento transitorio, ma se si fosse speso troppo si sarebbe rischiato di renderlo definitivo”.
A settembre, infatti, scaduta la sospensione delle bollette concessa agli emiliani in seguito all’emergenza sisma, ciascuna famiglia residente nei map, grandi 30 o 60 metri quadrati, si è vista recapitare dall’Enel richieste di pagamento da 1.500 euro, da 2.000 euro, o anche da 2.500 euro. “Richieste legittime – spiegano gli abitanti dei quartieri provvisori – ma difficili da sostenere qui in Emilia, dove si fa ancor più fatica ad arrivare alla fine del mese”. Perché se da un lato nella bassa il lavoro scarseggia, la ricostruzione procede al rallentatore e i risparmi sono ormai solo un ricordo, dall’altro moderare i consumi, nei map, “è impossibile”: tutto, nelle casette, funziona a elettricità, il riscaldamento, il condizionatore, la cucina. Non c’è modo, quindi, di diminuire i consumi, perché non ci sono altre fonti di energia dalle quali attingere.
Il problema è quello della coibentazione, l’isolamento termico della struttura, che nei moduli abitativi “low cost” comprati dalla Regione per i terremotati è praticamente assente. Nel bando di gara che ha preceduto l’acquisto delle strutture provvisorie, tra i requisiti, è stata inserita la richiesta relativa alla presenza, nelle casette, di elettrodomestici di classe A, a basso consumo, ma non c’è menzione dei criteri minimi di coibentazione per porte e finestre. Un fattore che incide sensibilmente sui consumi finali della famiglia che vi risiede. E quindi sulle bollette da pagare. “In estate non si respira dal caldo – racconta Sonia Novi, volontaria, che assiste chi nelle casette ci vive ancora oggi, 16 mesi dopo i fenomeni sismici del maggio 2012 – e in inverno si gela. Le famiglie devono tenere sempre acceso il condizionatore o il riscaldamento, e ovviamente i consumi salgono. Ma come faranno a pagare somme così alte? E pensare che c’è chi non riesce nemmeno a trovare il denaro per fare la spesa”.
Solo che ora, il risparmio maturato dalla Regione nell’acquistare i moduli più economici “lo pagano i cittadini”. I map installati nella bassa, attacca Andrea Defranceschi, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, “sono praticamente baracche da cantiere”: le conseguenze di una scelta simile erano “prevedibili” eppure “la Regione ha preso quella decisione consapevolmente”. “Quando ho chiesto perché non fossero stati acquistati almeno moduli coibentati, o perché, nel bando, fossero state inserite solo le caratteristiche relative agli elettrodomestici, l’assessore Gian Carlo Muzzarelli mi ha risposto, e cito testualmente: ‘non ha senso spendere un sacco di soldi per delle strutture temporanee che domani dobbiamo togliere dalla spesa. Sono 970 case, non sono poche, quindi abbiamo fatto la scelta di comprimere’” continua Defranceschi, che martedì presenterà una risoluzione alla giunta per chiedere che sia la Regione a farsi carico “di quelle bollette spropositate. Ma i terremotati, ora, le bollette come le comprimono?”.