A furia di girare il destino di Silvio Berlusconi finisce nelle mani del Consiglio di Stato e di Michele Iorio. Mentre gli onorevoli del Pdl alzano il polverone delle dimissioni sulla decadenza i legali di Arcore hanno fiutato la possibilità di una via d’uscita laterale, un salvacondotto che scardini la Legge Severino per via giuridico-amministrativa. E ora c’è una data, un luogo e un nome. Il Consiglio di Stato ha fissato per il 15 ottobre l’udienza per decidere le sorti dell’appello presentato da uno dei primissimi decaduti per effetto della legge Severino, l’ex presidente del Molise Michele Iorio. L’appuntamento è decisivo: se il collegio accoglierà i rilievi di incostituzionalità sollevati da Iorio infilerà un bel cacciavite negli ingranaggi che stanno portando Berlusconi alla decadenza, aprendo per lui uno spiraglio di salvezza di fronte alla Corte Costituzionale.
Le contestazioni sollevate nelle 45 pagine di Iorio sono infatti identiche a quelle presentate nella giunta del Senato: “Eccesso di potere per applicazione retroattiva di norme limitatrici di diritti fondamentali”. Del resto le ha scritte lo stesso avvocato, quel Beniamino Caravita Da Toritto che è insieme uno dei 35 saggi di Letta e l’estensore di uno dei pareri pro-veritate ad uso di Berlusconi in giunta. Ebbene ora c’è il nome del relatore che si occuperà del caso. Il caso ha voluto che sia Oberdan Forlenza, segretario generale della giustizia amministrativa. Difficile fare previsioni. Forlenza esordisce come giovane pm a Napoli e si fa notare per un’indagine che anticipa tangentopoli e scuote il capoluogo campano. Poi lascia la magistratura ordinaria per quella amministrativa: Tar, Corte dei Conti fino al Consiglio di Stato. Ma anche in politica ha trovato appoggi e incarichi, soprattutto nel campo del centrosinistra: capo di gabinetto del ministro per i Beni Culturali Giovanna Melandri (1998), consulente legislativo di Walter Veltroni, capo di Gabinetto del ministro dell’Università Fabio Mussi (2006), poi presidente del Teatro di Roma e infine assessore ai Lavori pubblici della Regione Campania di Bassolino (2009).
Una chiara appartenenza politica, si dirà. Ma a complicare la questione c’è una sentenza firmata di suo pugno che ha sollevato perplessità e polemiche. Nei fatti Forlenza ha salvato dalle ruspe il Salaria Sport Village, il centro sportivo privato preferito dalla Protezione civile di Bertolaso che nel momento delle autorizzazioni per i campionati di nuoto di Roma si era ampliato a dismisura, a tutto vantaggio dei titolari, i fratelli Anemone. Nelle carte relative alle indagini sulla cricca era emersa, tra gli altri, la delicata questione relativa alla regolarità edilizia-urbanistica del club costruito in zona a rischio esondazione del Tevere. Secondo la giustizia penale ed il Tar la situazione non era conforme alle norme e quindi il sequestro e i sigilli alla struttura chiesto dal Comune di Roma erano legittimi e dovuti. Ne era seguita anche una richiesta di demolizione, giustificata proprio dalla pericolosità della zona. Di diversa opinione, invece, è stato il Consiglio di Stato che, con la sentenza n. 5799/11 – scritta dal relatore Oberdan Forlenza – ha ribaltato il verdetto del Tar nel periodo, peraltro, in cui era presidente del Consiglio di Stato Pasquale de Lise, coinvolto nelle intercettazioni della cricca. Un anno fa l’epilogo extragiudiziario: acclarata la regolarità della struttura da parte del Consiglio di Stato, il Tevere ha comunque esondato allagando il circolo.