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“Carla Bruni doni i 410mila euro di fondi pubblici usati per il suo sito”

La ex première dame al centro delle polemiche perché avrebbe utilizzato migliaia di euro di contributi per il suo portale. In una petizione su Change.org i francesi le chiedono di restituire quel denaro per impiegarlo in progetti di solidarietà. Ma lei non risponde
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Quante cose si possono fare con 410mila euro. Lo dimostrano i progetti che centinaia di francesi stanno proponendo a Carla Bruni-Sarkozy. L’ex fotomodella ed ex première dame è al centro delle polemiche perché avrebbe utilizzato 410mila euro di contributi pubblici per lo sviluppo del suo sito personale. E ora i francesi le chiedono di rendere quei soldi, nei modi più svariati: per aiutare i malati di Aids e i loro familiari, per i malati terminali, per combattere contro le malattie genetiche. Perfino per i rom, che periodicamente ritornano alla ribalta sulla scena politica francese (adesso addirittura il ministro socialista degli Interni, Manuel Valls, chiede lo sgombero immediato dei campi nomadi). Oppure come donazioni per le famiglie delle vittime della strage a Nairobi.

Lo scandalo relativo a Carla Bruni era scoppiato nel luglio scorso, quando la Corte dei conti a Parigi aveva passato al setaccio le spese dell’Eliseo ai tempi di Sarkozy. Ed erano emersi i fondi destinati allo sviluppo del sito carlabrunisarkozy.org per 330mila euro nel 2012 e 80mila l’anno successivo. La Fondazione Carla Bruni-Sarkozy aveva smentito i fatti. Ma successivamente la Corte dei Conti era tornata all’attacco, confermando l’esistenza dei finanziamenti, senza specificare se fossero illegali. Nel frattempo, comunque, era scattata la fronda, per mano di un informatico, 35 anni, Nicolas Bousquet, che aveva subito lanciato sul sito Change.org una petizione («Carla, faccia una donazione di 410mila euro, spesi per il suo sito»), che ha raccolto da allora 121mila firme. Ma per il momento, nessuna risposta.

“Noi, comunque, non vogliamo risposte, vogliamo un dono”, ha sottolineato Bousquet. “Dobbiamo dare corpo al nostro movimento – ha aggiunto -: permettergli di esistere su una piattaforma interattiva”. Detto, fatto. Bousquet ha appena creato un blog su Tumblr, dal titolo “Carla faites un don”. Insomma: Carla, faccia una donazione. Sottotitolo: “Chiediamo a Carla di donare i 410mila euro di aiuti pubblici che sono serviti a sviluppare il suo sito personale: proponiamo progetti di solidarietà!”. Ebbene, in 24 ore ne sono arrivati più di 500. Si propone a madame Sarkozy di dare quei soldi all’Aem, un’associazione che va in soccorso dei bambini in tutto il mondo. Oppure al Téléthon, per progetti di ricerca riguardo a malattie genetiche. O ancora all’Admd, l’Associazione per il diritto a morire nella dignità. O ad Actions Traitements, ong di malati di Aids e dei loro familiari.

Ci sono anche richieste generiche per aiutare i Rom o la Croce rossa in Kenya, per fornire subito un aiuto alle famiglie delle vittime della strage a Nairobi. Ma c’è perfino chi si accontenterebbe se Carlà, come la chiamano i francesi, concedesse il proprio lavoro per la giusta causa. Nel caso specifico, quattro dei suoi fine settimana a lavorare come volontaria a Saint-Gobain, nel Nord del Paese, per disboscare i sentieri comunali. Ma dalla Bruni finora neppure quello. Nessuna risposta. 

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