Una manifestazione così partecipata non si vedeva da tempo. Erano almeno in settemila le persone che hanno sfilato ieri per le vie del centro del Comune alle porte di Napoli dove dovrebbe sorgere un inceneritore per bruciare sei milioni di ecoballe sparse per il territorio regionale. C’erano mamme coi bambini, anziani, persino un gruppo di ultras della squadra di calcio locale con lo striscione “A difesa della città”. Tutti uniti per dire no ad un nuovo enorme forno brucia-rifiuti, il secondo nella regione. La preoccupazione principale è che i fumi che deriverebbero dalla termodistruzione dei rifiuti andranno a peggiorare una situazione ambientale già drammatica, tra discariche illegali, rifiuti tossici, e continui roghi di pattume: “Non si tratta di chiacchiere da Facebook – dice una donna – io li vedo da più di un anno i manifesti funebri di persone giovani, circa uno al giorno. Prima la gente andava via da Napoli e dalla Campania per cercare lavoro, ora lo fanno per non morire. Questa è diventata una terra bruciata” di Andrea Postiglione
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