E’ successo pure a me. E mi sono sentita giudicata, respinta, emarginata quando fu rifiutato il battesimo a mio figlio. Convivevo con il mio compagno e per la Chiesa vivevo nel peccato, dunque, mio figlio non aveva diritto al sacramento. Inutile spiegare a Padre Antonucci, inflessibile parroco della chiesa di Santa Maria degli Angeli, quartiere Chiaia di Napoli, che eravamo una famiglia stabile e di fatto, che sono sempre stata una devota cristiana, anche se non vado a messa tutte le domeniche. La sua risposta fu un no secco. Non ci furono ma e però. Inutile insistere.
Non sono un’esperta di diritto ecclesiastico e ho voluto evitare la rissa di cortile, pardon, clericale. Presi mio figlio Federico Pio (il nome è un segno di devozione a Padre Pio) e l’ho battezzato nella chiesetta di Lauenen, nel cantone bernese, secondo un rito protestante luterano più “snello”, visto che, tra l’altro, era pure la religione del padre crucco nel dna. Non mi sono sentita una blasfema e alla fonte battesimale lo hanno accompagnato due padrini, uno cattolico e l’altro protestante, per rispetto di una “canonica” par condicio. Fu una cerimonia semplice, con pochi fronzoli come da liturgia protestante. Ricordo che il pastore officiante era sposato e padre di due bambine. Non mi chiese se ero sposata, per lui eravamo una famiglia a tutti gli effetti.
Non sto qui a disquisire sulle divergenze tra le due religioni, entrambe cristiane, le differenze stanno nelle istituzioni che le rappresentano. I preti protestanti non sono mica i cugini scemi! Anzi sono visti come capi spirituali della loro comunità e non devono sottostare a nessuna gerarchia (non hanno un papa, per intenderci). Per loro non esiste la confessione che giudicano negativamente perché l’anima non si può lavare dai peccati come si lava una macchia sporca… Non posso non trovarmi d’accordo con chi sostiene che il popolo di Dio vuole pastori e non burocrati attaccati a un certificato matrimoniale come l’esattore delle tasse a una dichiarazione dei redditi.
Dunque stesso rituale protestante anche per la mia secondogenita. Ho invece incontrato due suorine, Suor Anna e Suor Antonietta, la prima laureata in matematica, persone di buon senso e di larghe vedute, impegnate nel doposcuola con i ragazzi meno abbienti di via Egiziaca (siamo sempre a Napoli). Hanno amorevolmente catechizzato i miei figli ( genitori non sposati, separati, la madre risposata con un divorziato, figli battezzati protestanti, insomma non proprio un curriculum conforme alle regole) e li hanno ugualmente preparati alla comunione. Per quanto mi riguarda io la comunione l’ho sempre fatta, perché ho trovato preti “illuminati” che mi hanno dato l’assoluzione.
La chiamano la riforma di Papa Francesco, la rivoluzione delle coscienze. Seguo con curiosità il suo linguaggio, anche su Twitter, pieno di messaggi caritatevoli. Si è fatto multimediale ( è proprio vero che le vie del Signore sono infinite) e promette una religione che si faccia d’accoglienza verso il più umile, che sappia ascoltare il più indifeso. Ci accontentiamo che la Chiesa incominci a privarsi delle sue “ipocrisie”.
FedericoPio oggi ha 15 anni e come tutti i ragazzi della sua età si interroga. Contesta l’autorità genitoriale e quella religiosa, la sua fede, come quella di tanti altri, vacilla. E io ancora non sono capace di trovare le parole per spiegargli perché la Madre Chiesa gli ha rifiutato il battesimo.
Intanto il cardinale di New York tuona: “Non aspettatevi che cambi il prodotto, cambierà la pubblicità”.