La posta minatoria è stata intercettata dai carabinieri in un ufficio postale di Torino. I destinatari avevano partecipato a un incontro in Regione dove avevano sostenuto che l'alta velocità avrebbe creato occupazione
Non accenna a stemperarsi la tensione in Val di Susa. Tre buste contenenti un proiettile calibro 7.65 e un biglietto di minacce con la scritta “No Tav No valico” sono state intercettate dai carabinieri in un ufficio postale di Torino. Erano dirette ai segretari regionali dei sindacati degli edili Pierluigi Guerrini (Feneal-Uil), Piero Donnola (Filca-Cisl) e Lucio Reggiori (Fillea-Cgil). I tre avevano recentemente avuto un incontro in Regione, dove avevano sostenuto che la Torino-Lione avrebbe creato occupazione.
Appena una settimana fa una lettera con un proiettile e la minaccia che una bomba sarebbe esplosa era stata trovata nel cortile di un’azienda che lavora al cantiere di Chiomonte, dove si sta scavando il tunnel geognostico per la nuova ferrovia. A luglio i destinatari erano stati il dipendente ed il titolare di due ditte impegnate nei lavori Tav, il sindaco di Susa, Gemma Amprino ed il giudice civile Costanza Goria. Ma la serie della posta intimidatoria è molto più lunga ed è già cominciata molti mesi fa. “Siamo di fronte – commenta il segretario generale della Fillea, Walter Schiavella – ad un sistematico esercizio di atti intimidatori e violenti, sia quando esercitati con azioni aggressive sia quando attraverso l’uso contundente e scellerato delle parole”. Per Vittorio De Martino, segretario regionale Fiom Piemonte, “ciò che è accaduto rischia di far scivolare il confronto verso il terreno della violenza”. “E’ stato richiesto apertamente un passo in avanti a chi contesta violentemente le opere del Tav e questa è la chiara risposta”, aggiunge Pietro Di Lorenzo, segretario generale provinciale del Siap Torino (sindacato della Polizia di Stato), facendo riferimento a una lettera in cui due brigatisti in carcere avevano chiesto “un salto in avanti” al movimento No Tav.
Intanto, continua il botta e risposta sui controlli antimafia tra il commissario di governo Mario Virano e gli esponenti del M5S. “Non c’è – scrive Virano – alcun allentamento dell’ applicazione della legislazione antimafia. E’ del tutto infondato il timore che dalla ratifica dei Parlamenti del trattato internazionale e dalla costituzione del nuovo soggetto promotore che subentrerà alla Ltf, possano derivare attenuazioni delle norme. Anzi – prosegue il commissario di governo – vige, e vigerà, il surplus di attenzione investigativa preventiva dal parte del gruppo interforze Gitav“. “L’unico surplus è quello delle menzogne”, replicano il senatore Marco Scibona, altri due parlamentari ed il consigliere regionale di M5S. “Probabilmente, nonostante i suoi tre incarichi in organismi Tav Torino-Lione, Virano non sa cosa o dove leggere: i nostri rilievi giuridici sono riferiti all’accordo del 2012 in corso di ratifica”.