Il 2008 inItalia verrà ricordato come l’anno della grande recessione economica. Seconda solo alla “Grande depressione” del ’29.
La crisi economica nel 2008 si materializzò con l’intensità di un uragano. Ci piombò addosso spazzando via aziende, case e vite. Fu l’anno in cui le banche decisero di revocare gli affidamenti alle imprese. Lo fecero dal giorno alla notte: troppe sofferenze sui conti correnti, troppi rischi di insolvenza. Gli imprenditori che credevano di poter resistere e rimanere sul mercato grazie a fidi bancari, a nuove fideiussioni e alla pratica degli anticipi sulle fatture, si ritrovarono con il portafoglio vuoto e pagamenti in scadenza che non potevano più onorare.
In finanza viene usato il termine “default” per indicare lo stato di insolvenza di una impresa che non è più in grado di rispettare gli obblighi con le banche. E se l’imprenditore non ha più soldi per coprire l’esposizione sul conto corrente, la banca lo avvisa che in difetto dovrà procedere con un’ingiunzione. Se l’ingiunzione non sortirà effetti, il passaggio al pignoramento dei beni, la loro vendita all’asta e il fallimento dell’azienda saranno certi. L’imprenditore sarà per sempre rovinato e non avrà più accesso al credito.
Così, è accaduto che molti di quegli imprenditori in difficoltà si siano buttati tra le braccia degli usurai. Uomini senza scrupoli che prestano soldi a strozzo, applicando tassi di interesse insostenibili. E dietro questi uomini quasi sempre si nascondono gli interessi della criminalità organizzata: mafia, camorra o ‘ndrangheta.
Si è parlato di imprenditori usurati dalla camorra nella puntata di “Presadiretta” dal titolo “Soldi sporchi” mandata in onda il 9 settembre di quest’anno.
Quando la DIA concluse l’operazione ‘Serpe’ arrestando tutto il clan di Mario Crisci detto ‘O Dottò’, si parlò di ‘Gomorra in Veneto’. Perché Crisci e i suoi ‘bravi ragazzi’ operavano nel Nord-Est. Gli uomini del ‘clan Crisci’ conoscevano bene il tessuto economico della zona. Sapevano chi erano gli imprenditori in difficoltà. Costituirono l”Aspide s.r.l.’, una finanziaria apparentemente legale, che faceva da specchio a reati di usura e di estorsione.
Gli investigatori che condussero l’operazione ‘Serpe’ accertarono che oltre 70 imprenditori operanti nel distretto di Venezia erano finiti nelle mani del clan di Crisci. Senza esclusione delle regioni vicine e perfino della Sardegna. Al processo contro il clan, si costituirono parte civile solo 8 imprenditori oltre al Comune di Padova, il Ministero dell’Interno e Sos Impresa.
È evidente che ci sono tantissime vittime che hanno avuto paura a denunciare.
È il caso di ricordare poi, che sono dei conoscenti a mettere in contatto l’imprenditore con l’usuraio. Una volta instaurato il rapporto il copione è sempre lo stesso: il prestito viene concesso immediatamente e dietro il deposito in garanzia di assegni postdatati. La restituzione della somma deve avvenire altrettanto veloce con interessi che vanno dal 120% al 200% annui. E chi non paga finisce male: minacce di morte, sequestri di persona e pestaggi. La conversazione tra Crisci e un imprenditore edile del Veneto, intercettata dalla DIA e mandata in onda durante la puntata di “Presadiretta”, ricorda una scena de “I Soprano”. Ma quelli che parlano al telefono non sono attori presi in prestito dalla famosa serie televisiva. Quella vittima, già pestata dai suoi aguzzini, che prega in ginocchio il boss di avere pietà è reale. E’ reale come la risposta di Crisci, che per nulla impietosito, ordina al suo uomo di infierire sulla vittima perché non ha ancora imparato la lezione.