Cultura

Cultura ebraica, primo festival itinerante a Milano tra parole musica e cibo

Fino a martedì 1° ottobre tre giorni di dialogo e confronto su temi universali e pratiche quotidiane di un popolo prima ancora che di una religione. Uno sguardo d’insieme su una tradizione spesso travisata dai pregiudizi, ma che non ha mai smesso di accompagnare la cultura dominante, di alimentarla e di esserne alimentata

di Valeria Gandus

Un magistrato, Gherardo Colombo, che da quando ha smesso la toga scrive di regole e giustizia e gira l’Italia per parlarne, soprattutto con i giovani. Un pittore, Stefano Levi Della Torre, che ha dialogato con il cardinal Carlo Maria Martini alla Cattedra dei non credenti e al pennello preferisce ormai la penna (Laicità, grazie a Dio – Einaudi, è l’ultimo dei suoi molti saggi).

Il primo cattolico, il secondo ebreo, entrambi profondamente laici. Insieme animeranno uno degli incontri più attesi (Etica e norma: tra legge e coscienza individuale, 29 settembre, Teatro Franco Parenti, ore 18,30) di Jewish and the city, il primo Festival Internazionale di Cultura ebraica che si svolge a Milano fino a martedì 1° ottobre.  

Tre giorni di dialogo e confronto su temi universali e pratiche quotidiane di un popolo prima ancora che di una religione. Uno sguardo d’insieme su una tradizione spesso travisata dai pregiudizi, ma che non ha mai smesso di accompagnare la cultura dominante, di alimentarla e di esserne alimentata.  

Un festival itinerante che vivrà in luoghi aperti per l’occasione alla città (la Sinagoga centrale di via Guastalla) e a cielo aperto (artisti di strada e saltimbanchi alla Rotonda della Besana), dove ci sarà spazio – molto – per la parola (fra i tanti ospiti, la storica Eva Cantarella, il filosofo e psicanalista Haim Baharier, il romanziere e leader dell’antirazzismo mondiale Marek Halter, il regista Amos Gitai, il filosofo Giulio Giorello), dove si farà musica (la Bibbia in musica di Omer Meir Wellber, brillante direttore d’orchestra israeliano), dove si mangeranno le specialità di una cucina golosamente kosher (menù a 10 euro alla Rotonda della Besana).

Tema e filo conduttore del Festival, lo Shabbat, “che non è una domenica che capita di sabato”, come recita il titolo dell’’evento che apre la rassegna: l’incontro fra Haim Baharier, tra i principali studiosi dell’ermeneutica biblica e del pensiero ebraico, e Vittorino Andreoli, psichiatra e criminologo, che racconteranno il senso del giorno del riposo nella loro infanzia e nel loro presente. L’uno cresciuto al ritmo dello Shabbat, l’altro allo scandire delle campane della Domenica, si scambieranno riflessioni sui significati che questi due giorni hanno assunto nel tempo e nella vita moderna.

Ci sarà molto da scoprire e qualcosa da imparare in tante occasioni d’incontro di un programma particolarmente ricco e con molti spazi dedicati i bambini (tutti gli appuntamenti su www.jewishandthecity.it).

Per i più interessati a questa cultura millenaria, si raccomanda anche la lettura dell’ultimo libro di Amos Oz, scritto in collaborazione con la figlia Fania Oz-Salzberger: “Gli ebrei e le parole – Alle radici dell’identità ebraica”, appena uscito in libreria da Feltrinelli. Le parole con cui si apre la dicono lunga sul cosiddetto popolo eletto: “Non così strano: sono stati gli ebrei a scegliere Dio” (Anonimo). 

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