A Hong Kong vive la comunità italiana più grande di tutta la Cina. Sono 2.700 i connazionali residenti, aumentati del 60% negli ultimi 4 anni. Nell’agosto del 1900, il reporter e scrittore Luigi Barzini appuntava dalla sua camera d’albergo in cima al Peak che i connazionali erano 12, esclusi preti e suore, e che davanti a lui si apriva: “Il panorama piu’ bello che occhio umano avesse mai contenuto”.

Nel 1941, il numero era ancora modesto. Poche decine, riporta un documento del Consolato Italiano di Guangzhou: “La colonia consiste in qualche commerciante di generi alimentari, alcuni mosaicisti e diversi camerieri”. Lo stesso anno Innocenzo Sasso, Sinibaldo Lazzeri e  Giacomo Guerci riescono a ottenere il permesso per aprire una trattoria.  Il primo passo per la ristorazione italiana, oggi la più estesa e rinomata dell’isola.

Nel secondo dopoguerra, la commerciale italiana non si può ancora descrivere come una colonia influente, al contrario di quella missionaria che invece detiene un grossissimo potere. La Missione Cattolica del Pontificio Istituto di Milano all’epoca conta infatti oltre 30mila adepti. Le sorelle di Canossa e i Salesiani sono in primo piano nella gestione degli aiuti ai bisognosi, nell’educazione e nell’assistenza sanitaria. Le canossiane fondano il Matilda Hospital nel 1929. Oggi uno dei principali ospedali dell’isola, fino al 1991 era ancora possibile trovare personale medico e religioso italiano.

In settant’anni, le cose sono cambiate e l’Italia è ormai in cima alla classifica degli esportatori nell’Asia’s World City. “A partire dalla seconda metà del ventesimo secolo, gli italiani pionieri hanno preparato la strada alla crescita dell’export di cibo, vino, moda, creatività e tutto quello che contraddistingue positivamente l’immagine italiana nel mondo”, riassume l’attuale Console Generale d’Italia a Hong Kong e Macao, Alessandra Schiavo.

Per far conoscere questa comunità il Consolato ha pubblicato un libro, 500 years of Italians in Hong Kong & Macau (a cura di Alessandra Schiavo, Gianni Criveller e Angelo Paratico), distribuito per la prima volta in questi giorni e in cui, insieme ai volti e alle storie di decine di residenti attuali, si racconta come gli italiani abbiano influenzato la storia della Cina, soprattutto della Cina meridionale, sin dal sedicesimo secolo. A partire da Raffaele Perestrello, ammiraglio piacentino che nel 1514 fu il primo europeo a raggiungere la Cina navigando (Marco Polo vi giunse via terra, Odorico di Pordenone con un viaggio combinato tra mare e terra). Passando per Giuseppe Garibaldi che nel 1852, inseguito, si spinse in cerca di rifugio temporaneo presso la comunita’ italiana di Hong Kong sotto il falso nome di Giuseppe Pane.

Nel 1594, Alessandro Valignano da Chieti fondò a Macao la prima università di tutta l’Asia Orientale. Sempre a Macao, italiano fu l’architetto che disegnò la facciata della cattedrale di San Paolo, ancora oggi simbolo della città: il gesuita genovese Carlo Spinola, tra il 1600 e il 1602, si ispirò alla Chiesa del Gesù  in Roma.

Italiano fu addirittura l’inventore della prima macchina industriale per fare i cinesissimi instant noodles, gli spaghetti di riso: Giovanni Romaniello da Avigliana (un paese vicino Torino), cercò di capire come fare per trasformare la farina che veniva donata ai poveri in qualcosa di ugualmente nutriente ma che soffrisse meno l’umidità e il deterioramento. Con l’aiuto di una ragazza locale, che gli spiegò come i noodles fossero resistenti e versatili, facili da cucinare anche in una piccola pentola, Romaniello progettò le prime macchine industriali per produrli in grandi quantità, smontando e rimontando i pezzi di un vecchio motore di aeroplano. Ancora oggi, la versione moderna di quei macchinari viene utilizzata in tutta la Cina dai produttori di questa industria miliardaria.

“Lo spirito che ha contraddistinto da sempre la comunità italiana a Hong Kong è stato quello di portare le proprie conoscenze e condividerle, aprirsi alla cultura locale per dare sollievo a chi ne avesse bisogno, per far progredire l’intera città”, racconta Schiavo. Oggi, business e creatività sono il lievito che sta facendo crescere la comunità. Comunità che da questo autunno accoglie un nuovo tassello dell’eccellenza italiana: Emergency. Con la sede di Hong Kong appena aperta, la Ong guidata da Gino e Cecilia Strada punta a raccogliere fondi per continuare a curare, e salvare, milioni di vittime di guerra in tutto il mondo.
 

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