Sono cominciati domenica scorsa, ma oggi è il grande giorno dei Mondiali di Ciclismo 2013, in corso a Firenze. La gara più attesa, la corsa in linea degli uomini elite chiuderà la manifestazione che ha fatto del capoluogo toscano la capitale del ciclismo per una settimana. Sperando che l’Italia possa festeggiare un metallo più prezioso del bronzo conquistato ieri da Rossella Ratto (20 anni ancora da compiere), nella prova femminile vinta dall’olandese Marianne Vos.
Per l’organizzazione sono state investite decine di milioni di euro. Cinque milioni, necessari per lo svolgimento delle sole gare, sono arrivati dal governo Monti nel 2012. Il resto dei fondi è stato stanziato dagli enti locali per l’ammodernamento delle infrastrutture: circa 32 milioni, per gli interventi sulla viabilità e sulle strutture che resteranno a beneficio del territorio nei prossimi anni. Subito, invece, la città ha goduto di altri vantaggi: come il tutto esaurito di alberghi, ristoranti e bar, o gli oltre 3mila posti di lavoro a chiamata attivati in tutta la regione.
Un evento non solo dal punto di vista sportivo, insomma. E le amministrazioni hanno fatto a gara ad accollarsene il merito. Matteo Renzi, dalla sua pagina Facebook, ha sottolineato il “volto dell’efficienza” mostrato dalla città, e ricordato “l’indotto di 470 milioni di euro” e la copertura televisiva di quasi 200 emittenti in tutto il mondo. Ma anche il governatore Enrico Rossi giusto qualche settimana fa aveva tenuto a precisare come “è solo grazie ai finanziamenti messi in campo in larga parte dalla Regione Toscana che questo Mondiale potrà essere organizzato”.
Soldi, numeri e rivendicazioni a parte, i tifosi (e saranno tanti sulle strade della Toscana: complessivamente oltre un milione al termine della gara odierna) attendono spettacolo. Il percorso è duro, tra i più impegnativi degli ultimi dieci anni, secondo probabilmente solo a Mendrisio 2009 (dove non a caso vinse uno scalatore come Cadel Evans). Dopo la prima parte tra Lucca e Firenze, ci sarà un circuito cittadino di 16,6 chilometri da ripetere dieci volte. Due i punti chiave: la salita di Fiesole, 4370 metri al 5,2% di pendenza media, e poi lo strappo di Via Salviati, 600 metri in cui si toccano punte del 16-18%. Numeri di per sé non proibitivi, che potrebbero diventare devastanti al nono-decimo passaggio, quando i corridori avranno più di 200 km (in totale sono addirittura 272) e tante ascese nelle gambe.
E questo circoscrive l’elenco dei possibili vincitori. Tagliati fuori non solo i gli sprinter puri, ma anche i velocisti con una buona capacità di resistenza: non basterà per tenere la ruota dei migliori. E d’altra parte non avranno vita facile gli scalatori, visto che l’arrivo non è in salita, ma dopo l’ultimo strappo mancheranno 5 km di discesa e pianura.
Perciò i favoriti sono soprattutto gli uomini da ‘classiche’: in prima fila lo svizzero Fabian Cancellara (vincitore quest’anno di Fiandre e Roubaix), lo slovacco Peter Sagan e il belga (nonché campione uscente) Philippe Gilbert. Tutti e tre, però, dovranno essere in grande condizione per reggere la selezione. Così non fosse, la vittoria potrebbe essere affare spagnolo: gli iberici schierano una vera e propria corazzata, con due punte come Joaquin Rodriguez e Alejandro Valverde, e tante mine vaganti (su tutti Daniel Moreno, senza dimenticare Alberto Contador).
Poi c’è la Colombia, che proverà a far ‘esplodere’ la corsa con i vari Quintana, Uran e Henao. E l’Italia. Spesso l’onere di tenere le redini della gara spetta alla nazionale di casa. Gli azzurri non potranno sottrarsi a questo compito ma certo non partono con i favori del pronostico. Il ct Paolo Bettini ha scelto di puntare tutto su Vincenzo Nibali, protagonista indiscusso e sfortunato all’ultima Vuelta (battuto solo dall’incredibile Horner, presente anche a Firenze). E del resto non poteva fare altrimenti, visto il momento difficile del ciclismo azzurro. Le soluzioni alternative ci sono ma non convincono, da Pozzato (non va forte da tempo) a Ulissi (troppo giovane), passando per Visconti e Santoromita (in buona forma ma non a livello dei big). Nibali in questo momento è probabilmente il secondo ciclista più forte al mondo dopo Chris Froome (da tenere d’occhio). Ma è più uomo da salite lunghe che da ‘muri’, ed in volata è abbastanza fermo. L’Italia si affida a lui: dovrà inventarsi davvero qualcosa di speciale. Per essere protagonisti anche in gara, e non solo nell’organizzazione.
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