C’è stato un tempo nel quale si diceva, (e si pensava in ottima buona fede), che fosse sufficiente fare la rivoluzione, perché questo evento da solo ci avrebbe reso libere e liberi.
Era un sogno, un’aspirazione utopica, frutto anche della fretta desiderante che l’essere giovani porta con sé: poca fatica, massimo risultato, niente indugi, niente deviazioni, bando ai dubbi, una bella riga dritta verso il sole dell’avvenire. In questa (legittima) aspirazione frettolosa si lasciavano indietro molti dettagli, che dettagli non sono, abbiamo capito poi: visto che al di là dell’angolo era ad attenderci la perfezione che bisogno si aveva di fare attenzione al linguaggio, o alla maggior parte degli stereotipi di genere, visto che poi come neve al sole tutte le ingiustizie e storture indotte dal patriarcato, dal sessismo, dal razzismo, dall’omofobia e dall’uso politico e repressivo delle religioni si sarebbero sciolte e avremmo vissuto felici, in pace e in uguaglianza?
E’ accaduto non soltanto che la rivoluzione non è stata realizzata, se non in parte e dimostrando di essere una creatura fragile e da consolidare, laddove molte delle sue promesse si sono per fortuna rese reali, ma anche che i ‘dettagli’ tanto tralasciati e considerati di secondo piano contano, eccome.
La lingua batte dove il dente duole, per citare un adagio di buon senso, più aulicamente tradotto con le parole sono i chiodi dove si attaccano le idee identificano frasi che ci aiutano a ragionare sull’importanza della scelta che ogni giorno facciamo quando, per comunicare e descrivere il mondo, decidiamo di usare (o non usare) alcune parole.
Non c’è riunione, seminario, formazione, dibattito, giornale, tv radio e social network, ma anche aperitivo e cena in cui non si presenti l’occasione di verificare che la sessuazione del linguaggio è non solo praticata pochissimo, ma viene ritenuta un dettaglio, un vezzo snob di poche femministe puriste, un falso problema, una perdita di tempo, per di più irritante e fuorviante.
Con tutte le cose più urgenti figuriamoci cosa importa fare discussioni o lotte per ottenere che una donna che fa il segretario di una organizzazione si chiami segretaria (parola che l’altro evoca un immaginario non certo autorevole).
Con tutte le disparità ancora da sanare in campo economico e sociale figuriamoci cosa importa fare discussioni o lotte per ottenere che una donna sindaco sia chiamata sindaca, e così via per architetta, magistrata, avvocata, scrittrice, professora, fornaia, informatica, tecnica, perita, notaia.
Perché rompere l’anima sottolineando che nella frase ‘i diritti dell’uomo’ il femminile è inglobato nel (presunto) neutro maschile, (quindi scompare), mentre la frase ‘i diritti delle donne’ identifica solo la parte simbolica e concreta dei diritti della metà femminile del genere umano, che quindi risultano chiari come non universali?
L’importante è o non è che una donna possa fare quello che fa un uomo? Quanto poco, in fondo, conta il genere nella lingua? Possiamo finalmente occuparci di cose serie?
Ho fatto questa premessa perché vorrei tornare su un episodio del quale altre hanno già parlato e scritto: la proposta, da parte di alcune attiviste e attivisti gay, di modificare nella modulistica la dicitura ‘madre’ e padre’ con ‘genitore’. Richiesta giusta, nel caso maschile, ma quando una famiglia è composta da due donne, perché non anche prevedere genitrice?
Il dibattito, iniziato in rete su Facebook da Iole Natoli (attivissima da molti anni sulla questione del cognome materno, altra faccenda rubricata come inutile e quasi dannosa da più parti, donne comprese) ha visto punte inquietanti nell’argomentare: in uno scambio, per motivare la superiorità del termine ‘genitore’ rispetto al femminile genitrice c’è chi ha così brillantemente argomentato: ”Quando sento la parola genitrice penso a un budello cacafigli. Credo sia tra le più depersonalizzanti e genitali delle parole, nel senso che riduce la donna al suo apparato riproduttivo e basta. Genitore invece, nell’uso comune, non ha assunto una valenza di opposizione tra maschile e femminile ma ha preso il significato generico di ‘persona che si prende cura della prole’, a prescindere dal legame biologico e dal genere”.
Ho trovato questa motivazione estremamente interessante, (dopo un sussulto rispetto alla, per me, tremenda immagine del budello). Mi domando quanto l’argomentazione che invita all’uso di un neutro che cancella appositamente il femminile (e il materno, in questo caso) si discosti dalla regola grammaticale, invalsa ancora fino agli anni ‘70 in Italia, secondo la quale il maschile era il genere universale da adottare nel discorso perché ‘più nobile’ rispetto al femminile.
Mi domando se le famiglie composte da lesbiche si sentano rappresentate e soddisfatte di essere definire genitore (magari genitore uno e genitore due, come in una proposta analoga d’oltralpe).
Mi domando se non sia utile porsi degli interrogativi circa la questione del potere, e della disparità, anche dentro alla comunità omosessuale, tra donne e uomini: è sufficiente cambiare orientamento sessuale per dismettere le logiche e le dinamiche del dominio, chiarissime nella cultura eterodiretta?
E’ verissimo che in Italia la lotta per cambiare il vissuto culturale profondo sulla famiglia è impari, come testimonia l’ultima vicenda Barilla: ma davvero possiamo considerare marginale la proposta di cancellare il femminile nella descrizione della relazione materna nel caso di una famiglia omogenitoriale?
Monica Lanfranco
Giornalista femminista, formatrice sui temi della differenza di genere
Diritti - 30 Settembre 2013
Genitore e genitrice: nominare il femminile è fondamentale
C’è stato un tempo nel quale si diceva, (e si pensava in ottima buona fede), che fosse sufficiente fare la rivoluzione, perché questo evento da solo ci avrebbe reso libere e liberi.
Era un sogno, un’aspirazione utopica, frutto anche della fretta desiderante che l’essere giovani porta con sé: poca fatica, massimo risultato, niente indugi, niente deviazioni, bando ai dubbi, una bella riga dritta verso il sole dell’avvenire. In questa (legittima) aspirazione frettolosa si lasciavano indietro molti dettagli, che dettagli non sono, abbiamo capito poi: visto che al di là dell’angolo era ad attenderci la perfezione che bisogno si aveva di fare attenzione al linguaggio, o alla maggior parte degli stereotipi di genere, visto che poi come neve al sole tutte le ingiustizie e storture indotte dal patriarcato, dal sessismo, dal razzismo, dall’omofobia e dall’uso politico e repressivo delle religioni si sarebbero sciolte e avremmo vissuto felici, in pace e in uguaglianza?
E’ accaduto non soltanto che la rivoluzione non è stata realizzata, se non in parte e dimostrando di essere una creatura fragile e da consolidare, laddove molte delle sue promesse si sono per fortuna rese reali, ma anche che i ‘dettagli’ tanto tralasciati e considerati di secondo piano contano, eccome.
La lingua batte dove il dente duole, per citare un adagio di buon senso, più aulicamente tradotto con le parole sono i chiodi dove si attaccano le idee identificano frasi che ci aiutano a ragionare sull’importanza della scelta che ogni giorno facciamo quando, per comunicare e descrivere il mondo, decidiamo di usare (o non usare) alcune parole.
Non c’è riunione, seminario, formazione, dibattito, giornale, tv radio e social network, ma anche aperitivo e cena in cui non si presenti l’occasione di verificare che la sessuazione del linguaggio è non solo praticata pochissimo, ma viene ritenuta un dettaglio, un vezzo snob di poche femministe puriste, un falso problema, una perdita di tempo, per di più irritante e fuorviante.
Con tutte le cose più urgenti figuriamoci cosa importa fare discussioni o lotte per ottenere che una donna che fa il segretario di una organizzazione si chiami segretaria (parola che l’altro evoca un immaginario non certo autorevole).
Con tutte le disparità ancora da sanare in campo economico e sociale figuriamoci cosa importa fare discussioni o lotte per ottenere che una donna sindaco sia chiamata sindaca, e così via per architetta, magistrata, avvocata, scrittrice, professora, fornaia, informatica, tecnica, perita, notaia.
Perché rompere l’anima sottolineando che nella frase ‘i diritti dell’uomo’ il femminile è inglobato nel (presunto) neutro maschile, (quindi scompare), mentre la frase ‘i diritti delle donne’ identifica solo la parte simbolica e concreta dei diritti della metà femminile del genere umano, che quindi risultano chiari come non universali?
L’importante è o non è che una donna possa fare quello che fa un uomo? Quanto poco, in fondo, conta il genere nella lingua? Possiamo finalmente occuparci di cose serie?
Ho fatto questa premessa perché vorrei tornare su un episodio del quale altre hanno già parlato e scritto: la proposta, da parte di alcune attiviste e attivisti gay, di modificare nella modulistica la dicitura ‘madre’ e padre’ con ‘genitore’. Richiesta giusta, nel caso maschile, ma quando una famiglia è composta da due donne, perché non anche prevedere genitrice?
Il dibattito, iniziato in rete su Facebook da Iole Natoli (attivissima da molti anni sulla questione del cognome materno, altra faccenda rubricata come inutile e quasi dannosa da più parti, donne comprese) ha visto punte inquietanti nell’argomentare: in uno scambio, per motivare la superiorità del termine ‘genitore’ rispetto al femminile genitrice c’è chi ha così brillantemente argomentato: ”Quando sento la parola genitrice penso a un budello cacafigli. Credo sia tra le più depersonalizzanti e genitali delle parole, nel senso che riduce la donna al suo apparato riproduttivo e basta. Genitore invece, nell’uso comune, non ha assunto una valenza di opposizione tra maschile e femminile ma ha preso il significato generico di ‘persona che si prende cura della prole’, a prescindere dal legame biologico e dal genere”.
Ho trovato questa motivazione estremamente interessante, (dopo un sussulto rispetto alla, per me, tremenda immagine del budello). Mi domando quanto l’argomentazione che invita all’uso di un neutro che cancella appositamente il femminile (e il materno, in questo caso) si discosti dalla regola grammaticale, invalsa ancora fino agli anni ‘70 in Italia, secondo la quale il maschile era il genere universale da adottare nel discorso perché ‘più nobile’ rispetto al femminile.
Mi domando se le famiglie composte da lesbiche si sentano rappresentate e soddisfatte di essere definire genitore (magari genitore uno e genitore due, come in una proposta analoga d’oltralpe).
Mi domando se non sia utile porsi degli interrogativi circa la questione del potere, e della disparità, anche dentro alla comunità omosessuale, tra donne e uomini: è sufficiente cambiare orientamento sessuale per dismettere le logiche e le dinamiche del dominio, chiarissime nella cultura eterodiretta?
E’ verissimo che in Italia la lotta per cambiare il vissuto culturale profondo sulla famiglia è impari, come testimonia l’ultima vicenda Barilla: ma davvero possiamo considerare marginale la proposta di cancellare il femminile nella descrizione della relazione materna nel caso di una famiglia omogenitoriale?
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Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Martedì prossimo, 18 marzo, alle ore 10, presso la Sala Koch del Senato, le commissioni riunite Bilancio, Attività produttive e Politiche Ue di Camera e Senato svolgeranno l'audizione di Mario Draghi in merito al Rapporto sul futuro della competitività europea. L'appuntamento verrà trasmesso in diretta webtv.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Ad un mese dalla finale del festival della canzone italiana 2025, nella classifica dei singoli brani è ancora Sanremomania, con ben 13 brani passati in gara al Teatro Ariston nelle prime 13 posizioni. E questo fa segnare all'edizione 2025 un nuovo record rispetto agli ultimi anni, per numero di brani di Sanremo nella top ten ad un mese dal festival: se infatti quest'anno sono 10 (cioè l'intera top ten è composta da brani in gara al festival un mese fa), l'anno scorso era stati 7 come nel 2023, nel 2022 e nel 2021 erano stati 8 e nel 2024.
Nella top ten dei singoli infatti, al primo posto c'è proprio il brano vincitore del festival: 'Balorda Nostalgia' di Olly. Al secondo 'La cura per me' di Giorgia, al terzo 'Incoscienti giovani' di Achille Lauro, al quarto 'Battito' di Fedez, al quinto 'Cuoricini' dei Coma_Cose, al sesto 'Volevo essere un duro' di Lucio Corsi, al settimo 'Fuorilegge' di Rose Villain, all'ottavo 'La mia parola' di Shablo feat Joshua e Tormento, al nono 'Tu con chi fai l'amore' dei The Kolors, al decimo 'La tana del granchio' di Bresh. Ma l'elenco sanremese prosegue ininterrotto fino alla tredicesima posizione, con 'Anema e core' di Serena Brancale all'undicesimo posto, 'Chiamo io chiami tu' di Gaia al dodicesimo e 'Il ritmo delle cose' di Rkomi al tredicesimo.
Tra gli album l'arrivo di Lady Gaga con 'Mayhem' si piazza in vetta e scalza dalla prima posizione 'Tutta vita', l'album di Olly, che scende al terzo posto, per fare spazio a 'Vasco Live Milano Sansiro', che entra al secondo posto. In quarta posizione 'Dio lo sa - Atto II' di Geolier, in quinta entra direttamente 'Vita_Fusa' dei Coma_Cose, in sesta 'Debi tirar mas fotos' di Bad Bunny, in settima 'Tropico del capricorno' di Guè, in ottava posizione 'Locura' di Lazza, in nona 'È finita la pace' di Marracash e in decima chiude la top ten 'Icon' di Tony Effe. Mentre la compilation di Sanremo 2025 scende dal nono al quindicesimo posto.
Tra i vinili, è primo il 'Vasco Live Milano Sansiro', al secondo posto 'Mayhem' di Lady Gaga e al terzo la compilation 'Sanremo 2025'.
Roma, 14 mar. (Labitalia) - "Questo appuntamento, unico nel suo genere, rappresenta un fondamentale momento di approfondimento per i settori della logistica e del trasporto, offrendo un'opportunità unica di incontro, aggiornamento e confronto sulle sfide e le opportunità che caratterizzano un comparto strategico per i cittadini, per le famiglie e le imprese, con un approccio fortemente connesso alla sostenibilità ambientale". Lo scrive il presidente del Senato, Ignazio La Russa, nel messaggio inviato all'evento di chiusura della quarta edizione di "Let Expo", organizzato da Alis a Verona.
"Se i numeri registrati lo scorso anno rappresentano la migliore e più efficace sintesi della rilevanza del vostro operato - penso ai 400 espositori e alle oltre 100mila presenze complessive -, sono certo che i tanti appuntamenti che caratterizzano il programma di quest'anno, con incontri strategici, conferenze di settore, seminari interattivi, workshop pratici e dimostrazioni innovative, sapranno rappresentare un ulteriore momento di crescita e di affermazione", prosegue La Russa, che conclude: "Nel ribadire il mio plauso per il vostro prezioso contributo in un ambito di particolare rilievo per gli interessi nazionali, anche in relazione alle attuali dinamiche geo-politiche globali, l'occasione mi è gradita per inviarvi i miei più cordiali saluti".
Roma, 14 mar. - (Adnkronos) - In occasione di Didacta 2025 a Firenze, l'evento di riferimento per la formazione e l'innovazione nel settore scolastico, Acer ha ribadito il proprio impegno nel supportare l'evoluzione della didattica attraverso soluzioni tecnologiche all'avanguardia. La partecipazione dell'azienda alla fiera ha offerto l'opportunità di presentare le ultime novità in termini di prodotti e servizi, con un focus particolare su prestazioni, sicurezza, intelligenza artificiale e design.
"La presenza di Acer a Didacta sottolinea l'importanza del settore education, un ambito in cui siamo orgogliosamente leader di mercato," ha dichiarato Angelo D'Ambrosio, General Manager di Acer South Europe. "Didacta rappresenta un'occasione fondamentale per incontrare docenti, studenti e rivenditori specializzati nel mondo scolastico. In questa sede, presenteremo le nostre più recenti innovazioni di prodotto, caratterizzate da prestazioni elevate, sicurezza, funzionalità di IA e design robusto. Queste caratteristiche sono indispensabili per una didattica innovativa ed efficace."
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - È già un caso che un condannato, sia pur in primo grado, occupi un ruolo di sottosegretario alla Giustizia, ma ora le parole di Delmastro pongono un problema serio al Governo e al Paese intero. Dall’interno viene criticata una delle pessime riforme portate avanti con protervia dalla maggioranza. Come fa a restare al suo posto? Cosa dice la premier Meloni? Le parole di Delmastro sono gravi anche perché ci fanno conoscere le vere intenzioni del Governo, quelle che andiamo denunciando da mesi: assoggettare il potere giudiziario al controllo dell’Esecutivo. E questo è inaccettabile. Dopo la smentita che non smentisce, la registrazione dell’intervista, Meloni deve pretendere che Delmastro lasci l’incarico". Lo afferma Così Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Giovedì prossimo 20 marzo, alle ore 9, avrà luogo alla Camera l'informativa urgente del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, sui recenti eventi sismici che hanno colpito l'area dei Campi Flegrei e sullo stato di attuazione degli interventi per la popolazione.
Milano, 14 mar. (Adnkronos) - Il Dna di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi, indagato per l'omicidio del 13 agosto 2007 a Garlasco, va confrontato con il Dna trovato "sotto le unghie della vittima e con le ulteriori tracce di natura biologica rinvenute sulla scena del crimine". E' quanto ha disposto, con un provvedimento del 6 marzo scorso, la giudice per le indagini preliminari di Pavia Daniela Garlaschelli che ha autorizzato il prelievo coattivo della traccia biologica dell'indagato effettuato ieri.