Il team in cui militano esclusivamente rifugiati politici, apolidi e ragazzi nati e cresciuti in Italia prenderà parte al torneo di Terza categoria che partirà a novembre. "Le modifiche al regolamento della federazione quest'anno hanno reso più agevole l'accesso ai giocatori migranti e noi ne abbiamo approfittato" ha detto il presidente
“L’obiettivo è vincere subito e diventare una squadra importante nel giro di pochi anni”. L’ambizione del presidente Antonio Gargiulo pare legittimata dalle amichevoli estive del suo AfroNapoli United: 4 gol alla Fulgor San Giorgio, 2 all’Oratorio Don Guanella e 60 giorni abbondanti di preparazione nelle gambe, come e più delle squadre ‘serie’. Per la prima volta il team composto dai nuovi napoletani provenienti da tutto il mondo partecipa ad un campionato della Fgci. “Siamo iscritti alla Terza categoria che parte a novembre – dice Gargiulo – Le modifiche al regolamento della federazione quest’anno hanno reso più agevole l’accesso ai giocatori migranti e noi ne abbiamo approfittato. Purtroppo ci tocca partire dal livello più basso, ma cresceremo in fretta”.
La prima scelta di Antonio Gargiulo è stata quella di auto-esonerarsi. Rimarrà il presidente della società, ma non farà più l’allenatore, ruolo ricoperto negli ultimi 4 anni. La panchina è stata affidata a Sergio Paolucci per fare il salto di qualità. Non cambia, invece, lo spirito dell’AfroNapoli e le sue finalità. La squadra, nata nel 2009, è composta interamente da immigrati. La maggior parte viene dall’Africa, ma non mancano i sudamericani o le persone dell’Est Europa. Ci sono lavoratori e disoccupati, rifugiati politici, apolidi e ragazzi nati e cresciuti in Italia: le cosiddette seconde generazioni. Il nucleo storico rimane intatto e ogni anno si aggiungono nuovi terzini o centrocampisti: quest’estate sono arrivati due nuovi talenti dalla Costa d’Avorio e dalla Guinea. Il lunedì sera agli allenamenti si aggregano in tanti. I cancelli del campo non chiudono mai, nemmeno quando si superano le trenta persone.
Con o senza documenti, per la dirigenza del club tutti sono di Napoli e questo comporta diritti e doveri. Giocare a calcio, da quelle parti, è un po’ tutte e due le cose. Il ritiro estivo dell’AfroNapoli è stato fatto a Chiaiano sul fondo rustico dedicato all’ex presidente della provincia Amato Lamberti. E’ il primo terreno agricolo sequestrato alla camorra nel napoletano, in una zona devastata dai veleni e dallo sversamento di rifiuti tossici. “Questo è il territorio di chi vive qua, anche di chi qui è arrivato – spiega Gargiulo – Dobbiamo averlo a cuore e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla battaglia contro la criminalità organizzata e per la difesa dell’ambiente. Senza una coscienza sociale non c’è vera integrazione”. Bei concetti che non sempre, però, si adattano al pallone. Anche a quello dilettantistico. Un anno fa, al termine del campionato amatoriale Aics, l’AfroNapoli finì in una brutta storia di carte bollate e minacce.
Nella finale l’Asd Campania aveva schierato sotto falso nome un giocatore iscritto alla Figc. Se ci denunciate, avrebbero detto i dirigenti della società, porteremo i nomi delle persone irregolari in questura. La vicenda si concluse con la squalifica dell’Asd Campania e la vittoria a tavolino dell’AfroNapoli. “L’amaro in bocca però è rimasto – ammette il numero uno del club – Fu un fatto ridicolo: barare in un torneo di quel livello è assurdo. Noi promuoviamo lealtà sportiva, rispetto delle regole e dell’avversario, ma ci scontriamo con chi per vincere è disposto a tutto”. I ragazzi in maglia biancoverde hanno deciso di andare avanti lo stesso. L’anno scorso ancora una buona stagione e ora lo sdoppiamento: una squadra rimarrà nel campionato amatoriale dove ormai sono una potenza, l’altra tenterà il salto in categoria. “Il bilancio finora è più che positivo – conclude Antonio Gargiulo – Abbiamo dato l’opportunità di giocare a pallone a decine di ragazzi. Abbiamo unito persone con esperienze completamente diverse tra loro, che ora si frequentano anche fuori dal campo. Con tutti i suoi difetti il calcio è un strumento straordinario per abbattere le barriere, prima di tutto quelle comunicative. Ci riesce quasi sempre, e lo fa molto in fretta”.