Quattro minori sono stati arrestati oggi su ordine del tribunale di Milano. Controllavano una zona di Baggio. Tra le vittime anche un ragazzino di religione ebraica. Per il gip il carcere è l'unica soluzione per ragazzi totalmente privi di senso dello Stato
Perr strada a Milano comandavano loro. Pretendevano rispetto. Bastava uno sguardo e forse manco quello. C’era solo la voglia di picchiare duro. A calci e pugni, con spranghe, caschi anche. Tra le vittime: un signore omosessuale in sedia a rotelle, un ragazzo di religione ebraica, un altro ventenne che a due passi dall’Arco della Pace ha difeso un clochard dal pestaggio e si è ritrovato con il volto rotto dai pugni. Stile arancia meccanica. Con video, commenti e racconti particolareggiati tutti postati su Facebook. Ragazzi italiani, quasi tutti minorenni (tra i 14 e i 17 anni). Un branco di venti, forse di più. Di questi quattro oggi sono finiti in carcere. Non ai domiciliari perché il gip del tribunale dei Minori che ha accettato la richiesta del pm Annamaria Fiorillo, li ha riconosciuti totalmente privi di qualsiasi senso dello Stato. Padroni in via Creta e strade limitrofe. Quartiere di Baggio, periferia milanese. Zona ad alto tasso criminale. Mafioso anche. Come quello che tra via Nikolayevka e via Mar Nero controlla lo spaccio in stile Gomorra con tanto di vedette e staffette. E bambini che fingono di andare a scuola con zaini gonfi di droga. Fin lì i bravi ragazzi di Creta, però, non si spingevano. Quello era un livello troppo alto.
Giravano alla larga. Ma giravano. Faccia da duri e in testa il mito distorto di qualche genitore più balordo di altri, soprannominato il boss di via Creta. Trafficante e truffatore. L’indagine condotta dagli agenti del commissariato Lorenteggio mette così insieme decine di denunce, e volti, fotosegnalamenti, sommarie informazioni, descrizioni. “Erano quattro ragazzi”, racconta un ventenne picchiato e derubato fuori da scuola. Bottino misero, ma le botte sono tante, troppe, anche con caschi da moto. La vittima riporterà la frattura della mascella. Trenta giorni di prognosi. E’ l’ottobre 2012. Nel gennaio 2013, un ragazzino di religione ebraiche arriva in commissariato. La storia è simile. Prima il pestaggio, poi la rapina. Proseguiamo: a febbraio le cose cambiano. Il copione si fa, se possibile, ancora più cruento. La vittima è un omosessuale in sedie a rotelle. Vive in via Creta. Due civici più in la abitano i gemelli (arrestati oggi) ritenuti i capi della banda. L’uomo viene picchiato pressoché quotidianamente. Insultato, anche. Con frasi omofobe. Continue, ripetute. La sua colpa? Non nascondere le tendenze omosessuali. Vivrà mesi di terrore. Chiuso in casa con gli assistenti sociali che gli portano il cibo a domicilio. Non esce, ha paura. Il suo è terrore pure. Vinto solo grazie alla vicinanza delle forze dell’ordine.
Poca scuola, tanta violenza e famiglie, spesso, ignare. Questo il quadro senza senso. Come l’aggressione avvenuta nel maggio 2013 contro quattro ragazzi di origine eritrea, tutti membri di una band musicale. Picchiati davanti a un kebap. Inseguiti anche. Con spranghe e bastoni. Dentro a una farmacia, dove si erano rifugiati. Salvati, alla fine, solamente dall’arrivo della volante.
E poi c’è la violenza all’Arco della Pace, pieno centro di Milano. Mille miglia lontano dai dormitori di Baggio. I fotogrammi riassunti nelle annotazioni della polizia ricordano il film Arancia Meccanica. Il barbone che viene massacrato, il ragazzo che interviene per difenderlo, i calci, i pugni, la ultraviolenza. E poi quelle parole gridate dal branco: “Dite a quelli di Quarto Oggiaro che Baggio è arrivato fino all’Arco della Pace e che ce lo possono sucare”.
Sì, perché, oltre alla violenza e a decine di espisodi sui quali la polizia sta facendo ancora accertamenti, quello che emrge da questa indagine è una vera guerra tra bande che si contendono pezzi di marciapiedi a suon di botte. E così se i bravi ragazzi di via Creta ammoniscono Quarto Oggiaro, la batteria della Barona (altro quartiere di Milano) decide di farsi vedere in via Creta. In quaranta circa. Cercano i capi. Vogliono regolare i conti. Ribadire che loro sono i padroni. Nessuno si farà vedere. Ma qualcuno sarà picchiato comunque: un passante. Che nulla c’entra. Ma come molti in questa zona non parla.