Oggi s’incontrano a Ginevra i rappresentanti di vari governi, in occasione della riunione annuale del comitato esecutivo dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. All’ordine del giorno, i rifugiati siriani.

La repressione e il successivo conflitto armato hanno costretto un terzo della popolazione della Siria a lasciare casa: 4,25 milioni di persone sono ancora intrappolate nel paese, mentre due milioni hanno trovato rifugio nei paesi confinanti, in crescenti condizioni di precarietà e privazione. 

Il Libano ospita attualmente 759.000 rifugiati siriani, un numero pari a un sesto della popolazione libanese. La Giordania, uno dei paesi più a corto di riserve idriche, ne accoglie 525.000, un dodicesimo della sua stessa popolazione.

Le Nazioni Unite stimano che per la fine dell’anno i siriani bisognosi di assistenza umanitaria saranno 10 milioni, la metà della popolazione del paese. Dei cinque miliardi di dollari sollecitati dall’appello umanitario dell’Onu ne sono arrivati meno della metà. Una spietata infografica del Guardian dimostra il rapporto tra gli aiuti donati e il prodotto interno lordo di una serie di paesi.

Per alleviare la sofferenza dei rifugiati siriani, ci sono cinque cose che secondo Amnesty International potrebbero e dovrebbero essere fatte subito. 

1. Le frontiere devono rimanere aperte per tutti coloro che fuggono dal conflitto. I paesi confinanti con la Siria hanno accolto un numero molto ampio di rifugiati ma ci sono state alcune rilevanti eccezioni. La Giordania, ad esempio, non fa entrare i rifugiati palestinesi residenti in Siria da decenni. L’Egitto ha recentemente respinto o espulso centinaia di siriani.

2. La comunità internazionale (soprattutto i paesi dell’Unione europea, quelli del Golfo, la Russia, la Cina, l’India, gli Usa e tutti gli altri che hanno i mezzi economici) devono finanziare la parte mancante dell’appello umanitario dell’Onu. L’assistenza umanitaria dev’essere costante e non a singhiozzo e dev’esserci un impegno, da parte di singoli paesi e di raggruppamenti come il G20, a finanziarla in modo regolare.

3. Chiunque fugga dalla Siria dev’essere considerato meritevole di protezione internazionale. La grande maggioranza delle persone in fuga dalla Siria, compresi i palestinesi, hanno con ogni probabilità tutti i requisiti necessari per essere riconosciuti come rifugiati. Dovrebbero poter accedere alla protezione e ai benefici previsti per i rifugiati, non dovrebbero essere esclusi dal ricongiungimento familiare e dovrebbero poter ricevere permessi di soggiorno a lunga scadenza. 

4. I rifugiati provenienti dalla Siria, come tutti i rifugiati, non dovrebbero finire nei centri di detenzione per migranti, una prassi diffusa quanto illegale che è stata applicata di recente nei loro confronti da vari paesi tra cui Bulgaria, Egitto e Grecia.

5. I paesi europei, in cui attualmente si reinsedia un numero relativamente piccolo di siriani, dovrebbero portare i rifugiati fuori dal Medio Oriente, proponendo loro il reinsediamento o mettendo a loro disposizione altri programmi di ammissione umanitaria

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