L’ex amministratore delegato di Intesa SanPaolo, Enrico Cucchiani, resterà dipendente dell’istituto di credito fino al 1 aprile 2014. Lo ha precisato la stessa banca milanese su richiesta della Consob. Nella giornata di domenica 29 settembre 2013, si ricorda, il manager ha rassegnato le dimissioni con decorrenza immediata dalla carica di componente del consiglio di gestione, di consigliere delegato e ceo e per effetto di tali dimissioni “cessa il riconoscimento dei relativi compensi“.
Per quanto riguarda il rapporto di lavoro subordinato di Cucchiani, poi, il consiglio di gestione “ha deliberato di avvalersi della facoltà di recesso unilaterale dal rapporto medesimo con effetto dal primo aprile 2014″. In relazione a tale risoluzione “trovano applicazione le condizioni economiche delineate al momento dell’assunzione di Enrico Tommaso Cucchiani e rese pubbliche nelle relazioni sulle remunerazioni e sul governo societario pubblicate nel 2012 e nel 2013 che prevedono la corresponsione di 3,6 milioni di euro“.
Fino ad aprile, quindi, Cucchiani “svolgerà le attività che gli saranno affidate dal ceo, al quale riferirà, e percepirà pro rata temporis la retribuzione prevista dal suo contratto di assunzione, con il correlato trattamento previdenziale di cui alla citata relazione sulle remunerazioni e il governo societario”. Intesa puntualizza, infine, che “non è stato previsto il riconoscimento delle componenti differite derivanti dall’applicazione del sistema incentivante. Non è stato previsto alcun patto di non concorrenza“. Tutto questo, conclude la banca, “è stato deliberato dal Consiglio di Gestione in applicazione delle condizioni contrattuali ed economiche già previste per il rapporto dirigenziale dell’interessato”. Secondo quanto trapelato nelle ultime ore, la permanenza del manager fino ad aprire è funzionale alla maturazione del diritto alla pensione.
Chiusa la questione Cucchiani, il consiglio di gestione di Intesa ha approvato la terza moratoria sul debito della Carlo Tassara, la holding di Romain Zaleski indebitata per circa 1,2 miliardi verso l’istituto presieduto da Giovanni Bazoli. “L’operazione dovrebbe consentire alla società una migliore valorizzazione degli asset da dismettere – si legge in una nota dell’istituto – , i cui proventi saranno destinati al rimborso del proprio indebitamento finanziario”. Il piano prevede, tra l’altro, una proroga al 2016 della moratoria sul debito e una conversione di 650 milioni di crediti delle banche in strumenti finanziari partecipativi (di fatto azioni privilegiate), la parte più consistente dei quali a carico della stessa Intesa. “Interessante (e preoccupante) la coincidenza fra il cambio al vertice di Intesa e la nuova apertura di credito a Zaleski”, ha commentato via Twitter l’economista Tito Boeri.