Oggi il Giornale riporta una ricostruzione dei fatti, dal titolo "La telefonata rubata al Cav", smentita dal conduttore della trasmissione: "Se i giornalisti che ci criticano avessero fatto il loro mestiere, avrebbero evitato di scrivere bugie, insulti inaccettabili e astruse accuse di combine”
”Se i giornalisti che ci criticano avessero fatto il loro mestiere, avrebbero evitato di scrivere bugie, insulti inaccettabili e astruse accuse di combine”. Il conduttore di Piazzapulita Corrado Formigli, spiega che la telefonata di Berlusconi, in cui l’ex premier sostiene che Napolitano sia intervenuto a suo sfavore nell’ambito della sentenza Mondadori, “non è stata intercettata” ed “era una notizia”. Oggi il Giornale riporta una ricostruzione il cui titolo è “La telefonata rubata al Cav” e in cui si dice che “una troupe ha registrato lo sfogo di Berlusconi”.
Ma non è andata affatto così: ”Bastava guardare con un minimo di attenzione la puntata di Piazzapulita – prosegue Formigli -. Oppure chiamare la nostra redazione. Chiedere: “Come è andata?”. Avrebbero ricevuto conferma del fatto che la telefonata non è stata intercettata. Che un parlamentare del Pdl voleva vantarsi dei suoi rapporti con Berlusconi. Soprattutto, avrebbero appreso che alle 20.50, a venti minuti dalla partenza di Piazzapulita, gli avvocati e i collaboratori di Berlusconi hanno provato a bloccare la messa in onda minacciando l’intervento di giudici e forze dell’ordine”.
“Uno dei problemi di questo Paese, forse, è quello di pensare che dietro a ogni immagine mandata in onda ci sia un calcolo politico, una logica luciferina – afferma ancora Formigli -. La verità è che spesso le notizie ti passano semplicemente accanto e tu devi avere l’abilità di coglierle. Quella mandata in onda ieri sera durante la puntata di Piazzapulita era una notizia. E i giornalisti hanno il dovere di diffondere le notizie. Quando si assiste a una telefonata in cui un leader politico si mostra convinto di aver subito un torto dal Capo dello Stato, non si possono fare calcoli di convenienza. Non si può nascondere la notizia nel cassetto per paura di favorire chissà chi. Una volta mandata in onda, si può commentare. Ma non è possibile non porsi nemmeno un dubbio: “Berlusconi davvero crede che Napolitano lo abbia fregato? E’ per questo che ha fatto cadere il castello delle larghe intese?”. Farsi delle domande: il nostro lavoro”.
“Leggiamo tutti i giorni meravigliosi retroscena sui principali quotidiani – aggiunge il giornalista – in cui si scrive “Berlusconi avrebbe detto…”, “dal Colle fanno sapere che…”. Ci si fanno titoli e colano fiumi di inchiostro sulle paroline sussurrate all’orecchio dei retroscenisti. Sarebbe abbastanza semplice chiedersi “cui prodest?”. Invece si applaude alla notizia. Noi avevamo la voce di Berlusconi. Quella vera. E l’abbiamo mandata in onda. Non è accettabile il doppiopesismo di convenienza: quando le danno i quotidiani, in forme a volte poco credibili, sono notizie, se le dà Piazzapulita, è fango nel ventilatore o c’è qualcosa di losco”.