Nati come duo di producer, ora gli Incomprensibile Fc – nome adatto a una fantomatica squadra di calcio, per via dell’acronimo Fc che di solito sta per “Football Club” – sono un gruppo a tutti gli effetti, e il genere cui sono devoti è il Rockstep, nome che “abbiamo coniato noi, per cercare di descrivere con una parola l’insieme di influenze che ci sono nella nostra musica, essendo il rock e il dubstep, gli elementi principali”. Il dubstep è molto in voga al momento, grazie soprattutto all’artista e Dj statunitense Skrillex, loro mentore.
Gli Incomprensibile FC, infatti, ispirandosi al Dj/producer californiano, applicano al rock i synht analogici e le drum machines, ottenendo un electro-rock contaminato dal Noise e dalla Psichedelia degli anni 60 e 70: “Ci piace molto sperimentare sui suoni e sulle strutture dei pezzi – raccontano Ana e Yuma, il duo fondatore della band –. I pezzi, invece, parlano di noi, delle nostre esperienze, del rapporto col mondo che ci circonda. Il nostro percorso ha l’obiettivo di creare un nostro microcosmo per cui val la pena lottare e sacrificarsi. Noi lo facciamo con la musica, ma è un percorso che può essere fatto nella vita, per qualsiasi cosa per cui ne valga la pena”.
Presenti anche loro al Mei 2.0, il noto Meeting delle Etichette Indipendenti che si è svolto a Faenza (RA) il fine settimana scorso, la band ha presentato dal vivo l’ep d’esordio diffondendo nell’aria una grande energia. Li abbiamo intervistati per saperne di più sulla band e sulla loro musica.
Chi sono gli Incomprensibile Fc e qual è il vostro background artistico?
In realtà siamo nati come duo di producer, ma ora siamo un gruppo a tutti gli effetti. Io (Ana) mi occupo dell’elettronica e degli arrangiamenti, Saul delle parti ritmiche di chitarra. Insieme scriviamo i testi. L’altro chitarrista, Pintus, si occupa dei soli e degli arrangiamenti di chitarra. Di recente, poi, c’è stato un passaggio di testimone alla sezione ritmica: al basso infatti è arrivato Mario Rossi, già attivo sulla scena torinese come batterista, che ha preso il posto di Marsio, membro del nucleo originario degli IFC. Il termine Rockstep l’abbiamo coniato noi per cercare di descrivere con una parola l’insieme di influenze che ci sono nella nostra musica ed essendo gli elementi principali il rock e la dubstep l’abbiamo chiamato così.
Quando vi siete formati? Quando avete deciso di essere una band?
Io (Matteo) e Saul siamo nati a Cremona e siamo amici da molto tempo. Abbiamo iniziato a suonare insieme pressoché da quando ci conosciamo, sperimentando in vari gruppi cremonesi. Io poi mi sono trasferito a Torino per iscrivermi a una scuola di musica. Tre anni fa abbiamo iniziato a scrivere qualche canzone quando Saul veniva a trovarmi a Torino, quasi per gioco. Le abbiamo messe su MySpace e dopo un po’ ci ha contattati Enrico Romano della Emi, dicendo che era interessato al progetto. Ci siamo accorti del messaggio sei mesi dopo… a quel tempo non stavamo molto dietro ai social. Eravamo increduli, pensavamo di aver perso una grande occasione. Lo ricontattiamo. Incredibilmente ci risponde e così inizia una collaborazione con l’etichetta Emi, che sfocia in 2 remix di loro artisti, Useless Wooden Toys e Julia Lenti. Anche grazie a questo abbiamo capito che forse valeva la pena portare avanti il progetto più concretamente.
Si riaccende così la speranza…
Esatto! È così che decidiamo di esibirci live, completando la formazione con una seconda chitarra e un basso. In seguito ci siamo iscritti a tutti i concorsi possibili e immaginalbili e l’anno scorso abbiamo vinto Italia Wave per il Piemonte, che ci ha dato l’opportunità di esibirci allo stadio di Arezzo assieme ad artisti nazionali e internazionali. Un’esperienza fantastica. Sempre lo scorso anno siamo arrivati in finale al Rock Contest, altro concorso nazionale importante. E via via i live hanno preso sempre più piede.
Mi spieghi l’etimologia del vostro nome? Quell’Fc fa pensare alla Juventus Fc…
No zero Juve, il nome nasce mentre giocavamo a PES (il videogioco Pro Evolution Soccer, ndr)… onde evitare fraintendimenti, non ci piacciono i Club Dogo. Era una partita in cui non ne facevamo una giusta per vari motivi. Da qui Incomprensibile Football Club o anche Incomprensibile Fight Club, insomma Incomprensibile Fc. Ci siamo detti ‘sarebbe figo come nome per un gruppo’. Detto. Fatto. E rispecchia anche il nostro modo di fare musica. Senza preclusione di genere, cercando di mescolare le nostre influenze molto diverse.
Di cosa parlano i vostri pezzi e mi racconti come nascono solitamente?
Di solito uno arriva con un’idea. Puo essere un giro di chitarra, una strumentale hip hop o dubstep. La portiamo in sala prove e troviamo gli arrangiamenti. Man mano che il pezzo prende forma, lo registriamo nello studio in cui proviamo fino a quando ci soddisfa. Ci piace un sacco sperimentare sui suoni e sulle strutture dei pezzi. I pezzi parlano un po’ di noi, di come viviamo le nostre esperienze, del rapporto col mondo che ci circonda. Del viaggio alla ricerca di se stessi. Di come sia difficile arrivare a conoscersi a fondo e di quanto questo sia importante. A volte sono storie, a volte visioni, a volte parlano direttamente all’ascoltatore.
Quali sono le vostre ambizioni?
L’ambizione principale è quella di suonare ogni giorno per tutti i giorni della nostra vita; la seconda è quella di farlo sempre in modo libero e divertente; la terza è vivere di musica, che è anche ciò che ognuno di noi ha cercato di fare finora. Quindi suonare, suonare, suonare! Attualmente abbiamo altri lavori per mantenerci e sappiamo che vivere di musici oggigiorno è veramente dura, ma prendiamo come sfida questa difficoltà e teniamo duro: finché avremo aria nei polmoni e le mani funzioneranno a dovere, noi urleremo e suoneremo… E una cosa che ci sta molto a cuore e che vorremmo fare è cambiare il mondo. Ci stiamo lavorando. Per ora stiamo iniziando a produrre il nostro primo album, che dovrebbe uscire verso marzo 2014, poi si vedrà.