E’ assodato: alle cene tra amici si finisce sempre col parlare di sesso. Magari si fanno capannelli, ma non passa cena in cui l’argomento non venga trattato.
Recentemente il dibattito, che può sembrare banale, è stato incentrato sull’indossare reggicalze o autoreggenti e su cosa preferisca l’uomo. Non posso dire che ci sia una prevalenza del malizioso accessorio o dell’eccitante calza, ma dico la mia.
Le autoreggenti mi piacciono poco: io ho gambe lunghissime e capita di ritrovarmi addosso delle parigine. Inoltre, se non si ha la gamba tonica, quella bella “ghiera” di pizzo elasticizzato, finisce per fare l’effetto-laccio emostatico con conseguente sembianze di un cotechino nella rete.
La calza non deve essere perfetta. Anzi. Col reggicalze capita che scenda, che faccia qualche piega sulla caviglia. Di conseguenza siamo costrette ad alzarci la gonna e a riposizionare i gancetti del reggicalze. Un piccolo movimento molto erotico, forse un po’ perduto. Ma l’uomo cerca ancora questa gestualità nella donna.
Pensiamo anche a quando si cammina o ci si siede: intravedere quel piccolo sostegno che emerge sotto la stoffa non è eccitante?
Ma veniamo al momento hot.
Durante il petting quei piccoli nastri di elastico sono incitamento al soft bondage: puoi strapparli, tirarli, allargarli. Ti puoi intrufolare con le dita. Puoi addentarli. Puoi premere i ganci sulla pelle e lasciare una traccia che diventa un timbro per ricordare un po’ la passione.
Poi si tolgono le calze e rimane l’accessorio a contornare fianchi, glutei e pube. Un ulteriore invito.
Io, visto da dietro, penso sempre a un cuore, un bersaglio. Ma anche a una briglia di pizzo. Che si può slacciare e usare come fascia per i polsi o come leggiadro frustino.
Tutto ciò non è racchiuso nelle autoreggenti. Sappiatelo.