L'ordigno, diretto a Massimo Numa, era mascherato da hard disk e confezionato con 120 grammi di polvere esplosiva. Un microchip doveva funzionare da detonatore non appena fosse stato collegato al computer
Una bomba mascherata da hard disk è arrivata mercoledì 2 ottobre alla redazione de La Stampa, a Torino, indirizzata al giornalista Massimo Numa, che da tempo si occupa delle tematiche della Val di Susa e dei no Tav. L’ordigno – come spiega il sito del quotidiano torinese – era confezionato con 120 grammi di polvere esplosiva compressa all’interno di un hard disk con un microchip che doveva funzionare da detonatore non appena fosse stata collegata al computer tramite cavetto usb.
Il pacco bomba è arrivato in una grossa busta, spedita per posta ordinaria, regolarmente affrancata ma senza mittente. Il pacco conteneva una lettera di accompagnamento, un foglio di dimensioni A4 scritto a computer, che spiegava come il presunto hard disk contenesse dei video con immagini girate proprio a settembre e relative ai campeggi di lotta no tav di Venaus e Chiomonte in Val di Susa. La busta ha però insospettito i fattorini del giornale e lo stesso Numa che hanno preferito chiamare la polizia.
“Si capisca che è in atto una deriva violenta”, ha commentato su twitter del direttore de La Stampa, Mario Calabresi.