La Regione Emilia Romagna tira avanti con l’autostrada Cispadana, la grande opera da 1,3 miliardi di euro, nonostante le inchieste giudiziarie stiano dimostrando come gli iter burocratici per la sua approvazione siano stati tutt’altro che limpidi. “Non vedo e non riscontro interferenze tra quanto da noi appreso dalla stampa riguardo l’inchiesta in atto e questa procedura, peraltro ancora aperta”, ha spiegato l’assessore regionale alle infrastrutture Alfredo Peri, che ha risposto in commissione alle critiche dei consiglieri dopo la pubblicazione una settimana fa da parte del fattoquotidiano.it di stralci delle intercettazioni dell’inchiesta Tav. Nelle conversazioni tra i membri della commissione valutazione di impatto ambientale del ministero dell’Ambiente, emergeva infatti a galla la volontà tra la fine del 2012 e il 2013, di accelerare in maniera forzata le pratiche per aprire i cantieri.“Io mi sono preso l’impegno che in tempi rapidissimi, quindi significa marzo, massimo primi di aprile, noi chiudiamo questa procedura”, diceva al telefono Walter Bellomo, il geologo siciliano militante del Pd, intercettato poi arrestato nell’ambito dell’inchiesta Tav di Firenze, la stessa che ha portato ai domiciliari il 16 settembre scorso anche Maria Rita Lorenzetti, ex governatrice dell’Umbria.
L’assessore Pd davanti ai consiglieri non è voluto entrare nel merito di quanto emerge dalle intercettazioni, ma non vuole neppure sentire parlare di stop: “Questa non è la sede per un dibattito sul sì o il no a un’opera su cui questo ente ha già deliberato più di otto anni fa – ha detto Peri – Se la richiesta è se ci sono state influenze da fuori sull’iter di Via, non lo so e lascio alla magistratura il compito di accertarlo, ma registro che dall’avvio del progetto è passato un periodo di tempo ben più ampio di quanto la legge prevede per portare a termine la procedura”. D’altra parte, ha sottolineato Peri, “la Regione in questa vicenda è parte lesa”. Ma l’opposizione incalza: ci sono “strane ombre su questa ostinazione” dichiara Andrea Defranceschi del Movimento 5 Stelle.
La Cispadana è un’opera sponsorizzata dal Pd e commissionata dalla Regione. Di più: è la prima autostrada regionale in Italia, avversata da anni dalle popolazioni dell’Emilia, tra Reggiolo e Ferrara. In una triangolazione di conversazioni con l’architetto Giuseppe Chiriatti, membro del gruppo che si occupa della Via della Cispadana da una parte e con Cinzia Cammarata la dirigente della coop reggiana Coosette che fa parte del gruppo d’imprese che dovrà costruire la Cispadana (entrambi non indagati), Bellomo fa di tutto per velocizzare l’iter: “Siccome giustamente io sto forzando un po’ la mano…”, ammette al telefono.
Nelle intercettazioni si parla anche di chi nella commissione Via è scettico sull’opera. Spunta infatti anche una conversazione del 22 novembre 2012 in cui Chiriatti riferisce a Bellomo che una sua collega ha sollevato dei problemi sul tracciato della Cispadana: “Ha detto puttanate”, dice Chiriatti. Bellomo lo tranquillizza ricordandogli che quella componente della Commissione sarebbe vicina politicamente alla Lega Nord: “No va be’, c’ha la Lega che è contraria e quindi rompe i coglioni”.
Defranceschi, durante il consiglio regionale, ha sottolineato alcuni punti delle intercettazioni: “Le regole – spiega il consigliere dei Cinque Stelle – vogliono che la Via venga affidata a un ‘ente terzo’, con professionisti impegnati nel valutare l’impatto dell’opera, invece leggo che questa persona (Bellomo, ndr) chiamava il costruttore, Coopsette, per dire che era tutto a posto e addirittura gli chiedeva una sintesi degli atti perché gli altri commissari non avevano il tempo di leggere le carte. Chiedo – ha poi concluso il consigliere M5s – un attento monitoraggio contro le infiltrazioni mafiose, senza alcuna accusa a Coopsette”, ha precisato, ma temendo “per i subappalti”. La richiesta di sospensione dell’iter è stata chiesta anche da Giovanni Favia “fino a che non si sia fatta luce completa”.
A breve infatti proprio la commissione Via del ministero dell’Ambiente dovrebbe concludere il suo lavoro iniziato a ottobre 2012. Un iter, almeno sino a gennaio 2013 (quando partirono le prime perquisizioni), ‘supervisionato’ da Bellomo che lo avrebbe voluto vedere concluso a marzo. Ma qualcosa è andato storto.