No, non è proprio così. Sarebbe come addossare la responsabilità della shoah a coloro che nei campi di sterminio azionavano le docce a gas dalla camera a fianco. No, non è così. La responsabilità di questa nostra shoah quotidiana a silenziosa è solo e soltanto una: una legislazione (italiana e europea, naturalmente in accordo con il “governo” libico) che vieta ai profughi (ricordo: di solito di guerra, ma anche di carestie, povertà) di raggiungere l’Europa. Non possono entrare. Sono clandestini da respingere, non profughi a cui per le minime ragioni umanitarie è doveroso prestare soccorso.
È solo in quanto clandestini da respingere che sono costretti a mettersi nelle mani di scafisti (che tra l’altro si fanno pagare molto caro: costa dai 1000 ai 2000 dollari americani una traversata) che, poiché fuorilegge, possono fare di loro quello che vogliono, compreso il farli imbarcare su “scaldabagni” arrugginiti. È solo perché tahrib, clandestini, che sono costretti a stare a quelle condizioni. Che sono costretti a consegnarsi a una possibile morte, all’imbarco. Che sanno che non possono neppure essere, in caso, soccorsi dalle imbarcazioni civili locali, perché a loro volta fuorilegge in caso di soccorso a dei clandestini, imputabili di favoreggiamento di immigrazione clandestina. Non i mafiosi che organizzano gli arrivi in Italia per usare questa poverissima manodopera sui campi o nei cantieri, no: il favoreggiamento è per chi soccorre. Questa è, e di nuovo, continuamente ci imbattiamo in questo: in una farsa.
Ma, diosanto, che almeno i giornalisti fossero onesti. Non dico chi quelle leggi le ha volute e le supporta ogni giorno: i giornalisti che danno le notizie in tv, radio, giornali. Non ci vuole molto a capire che se quei profughi fossero garantiti, se non fossero illegali, il loro viaggio sarebbe ben diverso. Garantito. Normale. Caldo. Sicuro. Con acqua. E cibo. Coperte. Certo.