Visti così fanno più la figura di due dell’equipaggio di Mascalzone Latino che di militari della Marina. E sono belli, alti, professionali. Ma sono modelli (a meno che non abbiano fatto una selezione tipo Salsomaggiore tra gli arruolati, ma ho qualche dubbio). Le divise che portano sono eleganti. Più da yacht che da corvetta. È come le portano che fa la differenza. Se fossero stati davvero due militari, una bella consegna di rigore non gliela avrebbe tolta nessuno.
Giacca sbottonata, capelli sciolti sotto il cappello di lana, bavero alzato: una galleria degli orrori, se ci dovessimo tenere al regolamento. Ma, si sa, la passerella ha le sue regole, anche quando lo stilista porta le stellette. Perché il defilé non solo avviene al circolo “Caio Duilio“ della Marina Militare di Roma, ma è stato anche organizzato dalla stessa Marina. Ufficialmente per una serata di beneficenza, in realtà per presentare le nuove divise di bordo di marinaie e marinai. Parità di genere. Con un piccolo dettaglio, che forse è sfuggito ai presenti. I due portano i gradi, come si conviene a un militare. Da ufficiale, perché il sottufficiale non è glamour. E naturalmente il maschio (dominante) ha il grado più alto: tre botte lui, lei solo due. Parità va bene, ma non esageriamo.
‘Praticità, comfort, tessuti naturali ma soprattutto made in Italy e tradizione’. Anche il linguaggio del comunicato stampa è quello del prêt-à-porter di lusso. E, aggiunge il capitano di vascello Enrico Pacioni, capo della comunicazione della Marina citato dall’AdnKronos, “sono uniformi molto innovative anche per i materiali performanti che permettono al personale di lavorare meglio a bordo”.
Vabbé, che c’è di male? Nulla, se non che rinnovare l’abbigliamento dei marinai mentre stanno tagliando 30mila posti di lavoro militari e 10mila civili della Difesa forse non è la priorità. E forse può sembrare inopportuno mentre si annuncia contemporaneamente il blocco delle retribuzioni fino al 2015. E forse… si potrebbe continuare ancora per un po’ a elencare le ragioni che avrebbero consigliato di soprassedere per un pochino.
Ma la vera molla che mi ha spinto a scrivere questa noticina è una frase del capitano di vascello Massimo Conversano, capo dell’Ufficio Viveri Vestiario e Casermaggio (un titolo non facile da trovare in una maison) dello Stato maggiore. La citazione è virgolettata in un articolo di Libero: “Una scelta che tiene conto soprattutto delle necessità degli operatori, e tutti i modelli sono stati direttamente scelti dal Capo di Stato Maggiore della Marina Militare Giuseppe De Giorgi, che grazie alla sua significativa esperienza operativa conosce le necessità del nostro personale di bordo”. Maddai, la maison De Giorgi! Lagerfeld lo conoscono tutti, Armani non ne parliamo. E le Fendi? Le buttiamo via? La new entry De Giorgi ha fatto una perfetta scelta dei tempi presentando la sua prima collezione quasi in contemporanea con le grandi sfilate mondiali. Milano, New York, Londra. Parigi, naturalmente. E, finalmente, Roma, circolo “Caio Duilio”.
Due i passaggi cruciali della citazione: direttamente scelti dal Capo, il quale naturalmente conosce le necessità del nostro personale di bordo. Ma guarda, e pensare che noi ingenui credevamo che per scegliere delle uniformi, per di più da lavoro, servissero degli esperti, dei tecnici merceologici, dei fisiatri, che so, gente che ha studiato queste cose. Dimenticavo che il Capo è il Capo, che sa tutto e di più, e soprattutto sa molto meglio di chiunque quanto sia bene (e, per questo, anche quanto sia male) per i suoi uomini e donne. Qualche anno fa avremmo parlato di paternalismo. Evidentemente sbagliavamo. Oh, come sbagliavamo.
D’altronde l’ammiraglio De Giorgi è noto per la sua scrupolosa attenzione al benessere del personale. Al suo, prima di tutto. Epica la disposizione data qualche tempo fa a tutte le navi di base a Taranto di tenere sempre pronti noccioline, pizzette e spumanti nel caso Lui avesse deciso di salire all’improvviso a bordo. Di giorno e di notte, feriale o festivo, con il sole o la pioggia. D’altronde, non sono militari? All’erta, ohibò. E che ci fosse sempre anche una squadretta di camerieri in uniforme da cerimonia per servirlo adeguatamente. Vedete? È proprio uno che ci tiene al benessere.