Preghiera per la pace ricordando la tragedia di Lampedusa: "Questo mondo selvaggio non dà lavoro e non aiuta. Non importa se ci sono bambini che muoiono di fame nel mondo; non importa se tante famiglie non hanno da mangiare, non hanno la dignità di portare pane a casa"
“In Italia ciascuno lavori sempre per il bene comune, guardando a ciò che unisce più che a ciò che divide”. La preghiera di Papa Francesco arriva puntuale da Assisi nel giorno in cui la Chiesa celebra la festa del patrono d’Italia, quel santo di cui Bergoglio soltanto sette mesi fa ha voluto assumere il nome da vescovo di Roma. Un viaggio, quello del Pontefice argentino nella città umbra, ricco di gesti e parole forti che hanno confermato la mission che Francesco si è dato per il suo pontificato: “Una Chiesa povera e per i poveri”. Non a caso il Papa ha voluto che ad accompagnarlo in questo pellegrinaggio, terza visita di Bergoglio in Italia dopo Lampedusa e Cagliari, fossero gli otto cardinali da lui scelti per aiutarlo nella riforma della Curia romana e per consigliarlo nel governo della Chiesa. Un segno eloquente: l’istituzione ecclesiale, dopo gli scandali dello Ior, della pedofilia, del carrierismo, ha bisogno di essere purificata ritornando a quello spirito evangelico tradito, ieri come oggi, e al quale ottocento anni fa san Francesco richiamò il Papa e la Chiesa dell’epoca.
Bergoglio ha voluto fare suo questo richiamo nella sala del vescovado di Assisi dove il giovane poverello si spogliò di tutto abbandonando la sua vita agiata. “La Chiesa – ha spiegato il Papa – deve spogliarsi dal cancro di ogni mondanità spirituale che è un atteggiamento omicida”. Bergoglio, dopo aver ricordato la tragedia avvenuta ieri a Lampedusa, non ha glissato nemmeno sulle speculazioni pubblicate sui giornali negli ultimi giorni: “Si è detto – ha sottolineato Francesco – il Papa andrà a spogliare la Chiesa lì, spoglierà gli abiti dei vescovi, dei cardinali; spoglierà se stesso…”. Ma, ha spiegato Bergoglio, non possiamo fare “un cristianesimo un po’ più umano senza croce e senza Gesù, senza spoliazione perché diventeremmo cristiani di pasticceria, come belle torte”.
Per il Papa “il cristiano non può convivere con lo spirito del mondo. La mondanità che ci porta alla vanità, alla prepotenza, all’orgoglio. E questo è un idolo, non è Dio. E l’idolatria è il peccato più forte. Quando nei media – ha aggiunto Francesco – si parla della Chiesa credono che essa siano i preti, le suore, i vescovi, i cardinali e il Papa. Ma la Chiesa siamo tutti noi, come ho detto. E tutti noi dobbiamo spogliarci di questa mondanità”. Bergoglio ha, inoltre, ricordato, che “Gesù stesso ci diceva: ‘Non si possono servire due padroni. O servi Dio o servi il denaro‘. Nel denaro c’è tutto questo spirito mondano, no? Denaro, vanità, orgoglio”.
Francesco, incontrando i poveri assistiti dalla Caritas, ha sottolineato come “questo mondo selvaggio non dà lavoro e non aiuta. Non importa – ha detto il Papa – se ci sono bambini che muoiono di fame nel mondo; non importa se tante famiglie non hanno da mangiare, non hanno la dignità di portare pane a casa. Non importa che tanta gente debba fuggire dalla schiavitù, dalla fame e fuggire cercando la libertà e con quanto dolore, tante volte, vediamo che trovano la morte, come è successo ieri a Lampedusa. Ma oggi – ha aggiunto Francesco – è un giorno di pianto! Queste cose le fa lo spirito del mondo. È proprio ridicolo che un cristiano, un cristiano vero, che un prete, che una suora, che un vescovo, che un cardinale, che un Papa vogliano andare sulla strada di questa mondanità, che è un atteggiamento omicida. Uccide l’anima! Uccide le persone! Uccide la Chiesa!”.
Immancabile l’appello per la pace nella città in cui nel 1986 Giovanni Paolo II convocò i leader religiosi del mondo per pregare per la fine dei conflitti. Un evento che si rinnovò nel 2002, sempre per volontà del Papa polacco, dopo gli attentati terroristici dell’11 settembre 2001. “Da questa città della pace, – ha affermato Bergoglio – ripeto con la forza e la mitezza dell’amore: rispettiamo la creazione, non siamo strumenti di distruzione! Rispettiamo ogni essere umano: cessino i conflitti armati che insanguinano la terra, tacciano le armi e dovunque l’odio ceda il posto all’amore, l’offesa al perdono e la discordia all’unione. Sentiamo il grido di coloro che piangono, soffrono e muoiono a causa della violenza, del terrorismo o della guerra, in Terra Santa, tanto amata da san Francesco, in Siria, nell’intero Medio Oriente, nel mondo. Ci rivolgiamo a te, Francesco, e ti chiediamo: facci ottenere da Dio il dono che in questo nostro mondo ci sia armonia e pace!”.