Parola d’ordine: innovazione. Dalla Maker Faire di Roma il messaggio arriva chiaro: il futuro è nella creatività e, molto spesso, è tricolore. Sono tanti, infatti, i progetti con passaporto italiano in mostra alla kermesse capitolina per gli inventori del futuro. E se la filosofia di questi Leonardo del XXI secolo rimane “creare rende felici”, le idee che hanno un forte impatto sulla realtà sono numerose.
E’ il caso delle stampanti 3d per costruire “case a km 0”, sviluppate da Wasproject, un laboratorio di ricerca e sviluppo di Ravenna che si avvale anche della collaborazione di alcuni neolaureati. “L’idea è quella di sviluppare tecnologie utili. In questo caso, partendo dal concetto della vespa vasaia, che prende materiali e li riutilizza, noi usiamo i materiali di un determinato territorio per stampare case”.
O invenzioni a scopo sociale. Come il progetto universitario di 3 giovani designer, sviluppato in collaborazione con la casa circondariale Santa Maria Maggiore di Venezia. L’obiettivo? “Combattere la solitudine di questi luoghi di detenzione particolari”. Il funzionamento è semplice: con il proprio smartphone, attraverso un’app che trasforma i messaggi in segnali luminosi, si possono inviare ai dispositivi dati in dotazione all’interno delle strutture (a forma d’arancia, ndr) delle frasi preimpostate come “ciao” e “mi manchi”. “Chi li riceve può farlo sapere inviando una notifica sul telefono al mittente”, spiegano i ragazzi.
E se creare per i makers è un grande gioco, alla fiera capitolina non mancano invenzioni a scopo ludico. E’ il caso del Music ink, progetto sviluppato da due giovani designer del Politecnico di Milano e un ingegnere informatico genovese. “Si tratta di un gioco educativo pensato per insegnare le basi della musica – spiegano – dove a ogni strumento, che viene disegnato con vernice conduttiva atossica, viene associata una proprietà musicale (ad esempio, l’intensità). Poi il tutto viene collegato via cavo a un circuito costruito con Arduino, che dialoga via bluetooth con uno smartphone”. Attraverso una applicazione, infine, si può scegliere a quale suono associare il disegno, che è un sensore. Toccando la carta, si può così ascoltare il suono musicale prescelto.
E ancora: biciclette-google che sfruttano il sistema dello street viewer permettendo di pedalare in giro per il mondo da casa propria, orti interattivi che rivendicano il concetto di orto urbano e lo arricchiscono con musica e luci, seggiolini che monitorano lo stato dell’abitacolo, robot promoter pubblicitari, stampanti 3d comandate con la voce, moto elettriche e robot “Michelangelo”, che riproducono statue di figure precedentemente scannerizzate. Insomma, il mondo dei makers italiani è una realtà concreta e in espansione.
Ne è sicuro anche Massimo Banzi, creatore di Arduino, il software disponibile in open source, alla base di moltissimi progetti in tutto il mondo. “Il mondo degli inventori si sta trasformando in una forza per l’innovazione, in grado di produrre idee veramente nuove. L’Italia può essere definito un Paese di makers, perché ci sono poche risorse e la gente tira fuori una grandissima creatività. Ora però gli italiani devono capire che se puntano su questa stessa creatività, possiamo creare anche del lavoro”.