Uno dei centri termali più famosi di Salsomaggiore Terme finisce nel mirino per l’assunzione del suo direttore generale. I membri dell’ex Cda del Baistrocchi, nella cittadina liberty parmense, sono stati condannati per abuso d’ufficio per avere assunto e poi contribuito alla scalata di posizioni professionali di Lupo Barral, uno dei volti noti del Pdl parmense, assessore e poi ex vicesindaco del Comune di Salsomaggiore, molto vicino al consigliere regionale Luigi Giuseppe Villani. Il tutto senza un regolare concorso, nonostante il centro termale Baistrocchi (attualmente commissariato) abbia tra i soci solo enti pubblici, tra cui il Comune e la Provincia di Parma, Ausl e Asp Ad personam.
Il pm Paola Dal Monte aveva chiesto un anno di reclusione per i membri del Cda e il collegio di giudici presieduto da Gennaro Mastroberardino ha ritenuto responsabili di tutte le imputazioni l’ex presidente Roberto Milani ed Emilio De Vincentiis, che sono stati condannati a un anno e due mesi di reclusione. Assolti per alcune imputazioni Enrico Veneziani e Raffaele Pizzati, che sono stati condannati rispettivamente a un anno e a undici mesi di reclusione perché non avrebbero partecipato o si sarebbero astenuti da alcune votazioni del Cda che riguardavano gli incarichi di Barral. A tutti è stata concessa la sospensione condizionale della pena e la non menzione sul casellario giudiziale.
Le indagini sulla vicenda erano partite dopo un esposto del consigliere provinciale Massimo Pinardi, che aveva puntato il dito sulle assunzioni irregolari nel centro termale fondato un centinaio di anni fa. Assunto nel 2006 a tempo determinato come funzionario responsabile dei servizi alberghieri, Barral aveva avuto una progressione di carriera lampo. Secondo le ricostruzioni dell’accusa, l’esponente del Pdl locale era entrato al Consorzio termale Baistrocchi per mansioni di basso livello, per poi raggiungere in soli due anni la qualifica di direttore generale, ruolo che tuttora ricopre. Secondo il pm Dal Monte però, la scalata di carriera di Barral sarebbe avvenuta “in modo anomalo e contro tutte le norme previste, anche contro il regolamento dello stesso centro termale”. Nessun concorso, come prevede la legge nel caso di enti pubblici, ma una chiamata diretta da parte dell’ex collega di partito e presidente del Consorzio Roberto Milani, che dal 2001 al 2006 aveva condiviso con Barral l’impegno politico nel Comune di Salsomaggiore Terme, il primo come consigliere comunale e il secondo come assessore.
Gli avvocati difensori Francesco Mergoni e Alessandra Mezzadri avevano chiesto l’assoluzione per gli ex componenti del Cda, cercando di dimostrare che il Consorzio, pur contando tra i suoi soci solo enti pubblici, è da considerarsi un normale albergo termale privato, e che quella della chiamata diretta era una prassi consolidata anche nelle precedenti amministrazioni del centro. Ragioni che però non hanno convinto i giudici, che per due dei membri hanno addirittura inasprito la pena rispetto alle richieste dell’accusa.
A chiarire invece una volta per tutte la natura del Baistrocchi, al centro del processo, ci penserà il commissario arrivato nel 2012, che ha innescato un processo di trasformazione dell’ente da Consorzio a Fondazione. Erano stati il presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli e il sindaco di Parma Federico Pizzarotti a chiedere alla Regione lo scioglimento del Cda e la nomina di un commissario ad acta, denunciando anche una mancanza di trasparenza della contabilità aziendale e tensioni interne dovute anche alla gestione del personale.