L’Ars (Assemblea Regionale Siciliana) è stata condannata a restituire ai suoi superburocrati quei tagli previsti da Tremonti come sacrificio di solidarietà: parliamo di stipendi superiori a quelli del presidente della Fed o dello stesso presidente degli Usa a fronte di competenze e responsabilità che si ha onestamente difficoltà ad apprezzare.

Grazie all’equiparazione di detti funzionari e dirigenti regionali a quelli del Senato, equiparazione fieramente difesa nelle aule di giustizia, i contributi di solidarietà del 5 o del 10% previsti per gli stipendi rispettivamente superiori a 90.000 e 150.000 euro colpivano stipendi che arrivano a superare anche il mezzo milione di euro.

Come al solito, sprechi e privilegi sono sempre opportunamente sanciti “a rigore di legge” e per questo giuridicamente inattaccabili, salvo voler considerare nel tribunale del buonsenso che se questi beneficiati non vengono inseguiti da cacciatori di teste che sgomitino per accaparrarseli, il loro costo sarà stato sicuramente esagerato per la collettività.

Il mercato, sotto questo profilo, non regala niente e risulta più equo e giusto delle leggi, specie di quelle regionali siciliane. I diritti sono sempre belli da celebrare e difendere, ma purtroppo non vivono di vita propria bensì devono essere economicamente sostenibili, in questo caso emblematico così come in quelle tante conquiste del welfare all’italiana in un contesto economico che non cresce da più di dieci anni per mancanza di coraggio nell’attuare rigorose riforme.

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