Si chiama sindrome di Osas: è un disturbo che impedisce un sonno notturno costante con la conseguenze di una pericolosa sonnolenza diurna che è causa di un incidente su cinque. E' una malattia che va curata: una sentenza del Tar consente agli organi di polizia anche il ritiro della patente a chi ne soffre
La Società del Traforo del Monte Bianco, in collaborazione con la Regione e il Globe events di Torino, ha lanciato l’iniziativa Sleep stop, take your time. Si tratta di un progetto pilota per la ricerca e l’individuazione dei disturbi del sonno presso i professionisti del volante che passano ore alla guida di vari mezzi di trasporto. Tir, autobus, autocarri che di solito percorrono lunghe tratte. Dal 30 settembre e per una settimana medici specialisti hanno sottoposto gli autisti a test che permettono di stabilire la predisposizione a questo tipo di disturbi. I test sono volontari, anonimi e gratuiti e, nel caso emergano patologie, i soggetti individuati verranno invitati a rivolgersi a medici specialisti per la cura. Obiettivo la propria incolumità e quella degli altri utenti della strada.
Infatti una delle cause maggiori dei 205.638 incidenti avvenuti sulle strade italiane nel 2011 (ultimi dati certi disponibili) e dei 307.248 dell’anno precedente sarebbe l’Osas, cioè l’Obstructive sleep apnea syndrome, un disturbo respiratorio piuttosto diffuso che impedisce un sonno profondo a causa di ripetute apnee notturne, cioè ostruzioni temporanee di flusso d’aria. Con un costo sociale calcolato prudentemente a circa 900 milioni di euro. Le conseguenze sono sonnolenza diurna oltre a disfunzioni cardiopolmonari. Secondo il professor Peverini, direttore scientifico della Fondazione per la ricerca e la cura dei disturbi del sonno onlus, ne soffrono almeno due milioni di italiani che però non sanno, se non in piccola parte, di esserne affetti e sono causa diretta o indiretta del 22% di tutti gli incidenti stradali, dei quali il 12% mortali. Si tratta del temuto “colpo di sonno” che non è solo collegato alla naturale stanchezza e all’irresponsabilità di chi, anche perfettamente in forma, si mette alla guida per troppe ore, ma spesso agli effetti della sindrome.
L’altra notizia importante è che ora una sentenza del Tar del Lazio, respingendo il ricorso di un automobilista, ha stabilito che l’Osas può essere motivo di revisione della patente, fino alla sospensione a tempo indeterminato se la “verifica della sussistenza dei requisiti psichici e fisici” dovesse dare risultato negativo. L’automobilista era stato sorpreso a dormire da una pattuglia autostradale nella sua auto ferma in corsia di emergenza. Si era giustificato confessando di soffrire di apnee notturne, da qui la revisione della patente e l’obbligo di una nuova visita medica.
Al ricorso il Tar ha reagito con una sentenza che viene definita storica, ma sta avendo conseguenze inevitabili: nessuno più ammetterà, o ipotizzerà, di soffrire del disturbo rischiando così la patente. Soprattutto tra gli autisti di professione. Non ci sono test, come per l’alcool e la droga, che possono stabilire durante un controllo se un incidente è stato causato da un automobilista affetto dalla sindrome: l’Osas non si può scoprire su strada, si rileva con un esame non invasivo, ma non così semplice e rapido, la polisonnografia. Esiste anche un rimedio, anche questo relativamente complicato: una mascherina nasale azionata da un apparecchio portatile, una piccola pompa, usata durante il sonno notturno che immette aria ventilando e mantenendo aperte le vie aeree superiori impedendo di fatto il verificarsi di apnee, consentendo così un riposo tonificante.
Chi si rende conto di esserne affetto dovrebbe responsabilizzarsi e tener conto di rappresentare un pericolo per sè e per gli altri. “Non esistono pillole per combattere le apnee” sostiene il professor Peverini, secondo cui “i rimedi utilizzati normalmente per rimanere svegli durante la guida, come aprire il finestrino, abbassare la temperatura interna, alzare il volume della radio non servono a nulla. In caso di sonnolenza è necessario raggiungere un’aera di sosta e riposare per almeno mezz’ora”.
I segnali di un colpo di sonno imminente devono mettere subito in allarme e sono: andare alla deriva sulla propria corsia o ritrovarsi a cavallo della striscia divisoria, sbadigliare, sbattere continuamente le palpebre. Toyota ha studiato un dispositivo che tiene sotto controllo attraverso una piccola telecamera l’automobilista intervenendo proprio se rileva un eccessivo aumento della frequenza nei movimenti delle palpebre. Anche Mercedes ha un sistema anti-sonno basato sul controllo visivo del conducente ma anche attraverso l’analisi di dati di guida, come il controllo dello sterzo che se non viene mosso per un certo periodo attiva il sistema di allarme. Il Ford Driver Alert, analizza la qualità della guida del conducente e fa scattare l’allarme se il comportamento su strada diventa irregolare e scomposto.
Esistono anche sistemi molto meno sofisticati e costosi ma che possono funzionare: sono specie di auricolari dal costo di pochi euro che applicati all’orecchio rilevano se la testa dell’automobilista si inclina troppo e all’improvviso, come succede per un colpo di sonno, emettendo immediatamente un allarme sonoro. Negli Stati Uniti sono diffusi a milioni. In molti Paesi, come Francia, Germania e Stati Uniti una specifica esiste una specifica regolamentazione che affronta il problema nella sua essenza per il pericolo che rappresenta, in Italia non esistono norme per prevenire e accertare una sindrome che al volante ha conseguenze gravi al pari dell’assunzione di alcool e droghe. La sentenza del Tar può essere l’inizio di un cambiamento.