Obbligo di pareggio di bilancio, limite massimo di indebitamento, responsabilità sociale del presidente. La crisi economica aveva già portato diversi stati dell’Unione Europea ad inserire vincoli di equilibrio economico nelle proprie costituzioni. Adesso l’onda dell’austerity è arrivata fino al calcio: il Barcellona ha modificato la sua ‘costituzione’ (lo statuto del club) stabilendo che d’ora in avanti “la giunta direttiva dovrà amministrare il patrimonio societario garantendo il principio di equilibrio patrimoniale”. Le modifiche (in particolare quella all’articolo 58, che regola le “questioni economiche”) erano state annunciate in settimana dal portavoce Toni Freixa. Nelle scorse ore sono state approvate dall’assemblea dei soci a larga maggioranza (320 sì, 65 no e 35 astenuti), e rappresentano una vera rivoluzione per il calcio. Tanto più per il calcio spagnolo, abituato a spendere cifre folli, senza curarsi dei debiti accumulati verso banche e Stato.
Proprio per porre un freno a questo fenomeno il cda del club ha stabilito un tetto massimo all’indebitamento, che non potrà più essere superiore al doppio del cosiddetto “Edibta”, acronimo finanziario che indica le entrate al netto di interessi, tasse, deprezzamenti e ammortizzazioni. Ma la vera novità è l’obbligo di pareggio di bilancio. Il nuovo statuto prevede un arco di tempo di due anni per recuperare eventuali passivi messi a referto, così da permettere alla dirigenza anche di pianificare a lungo termine l’espansione della società. Ad esempio, la giunta direttiva potrà decidere di fare forti investimenti nel 2014, chiudendo il bilancio con un rosso di decine di milioni, a patto di segnare un attivo di pari importo nel corso delle due stagioni successive. A fronte di questa “tolleranza”, però, rigidissimi saranno controlli e provvedimenti: in caso di mancato rispetto dei vincoli, la giunta direttiva verrà immediatamente destituita e si andrà a nuove elezioni all’interno del club.
In più, se una giunta concluderà il mandato lasciando degli ammanchi in bilancio (come successo nel 2010, quando Joan Laporta ha ceduto la presidenza all’attuale numero uno, Sandro Rosell), i dirigenti dovranno essere perseguiti in sede di responsabilità sociale dalla giunta che si insedierà al suo posto. Non è un caso che il primo club calcistico ad inserire l’obbligo di pareggio di bilancio in statuto sia proprio il Barcellona, che ha la particolarità di essere una società ad azionariato popolare, e non finanziata da un solo magnate. La svolta rientra nel piano di risanamento dei conti già adottato negli ultimi anni, e che ha portato ad una riduzione del debito dai 420 milioni del 2011 ai 330 milioni attuali. Né bisogna pensare che la nuova linea coinciderà con un ridimensionamento delle ambizioni del club: l’ultimo esercizio si è chiuso con un utile di 32,5 milioni, e nel 2014 secondo le previsioni il fatturato dovrebbe sfondare quota 500 milioni di euro (esattamente 508,5 milioni, per un attivo di quasi 36 milioni).
L’obbligo di pareggio di bilancio ha un forte valore simbolico per tutto il mondo del calcio e tutelerà gli oltre 160mila soci blaugrana da possibili gestioni irresponsabili del club. Ma il Barcellona già da qualche tempo ha imboccato la strada della sostenibilità economica. “Noi siamo ricchi socialmente e sportivamente, ma non economicamente: per questo la società dovrà mantenersi sempre realista e prudente, seguendo la linea di rigore che ha dato tanti buoni risultati”, ha spiegato il direttore generale Antoni Rossich. Tra le tante decisioni approvate dall’assemblea, però, ce n’è anche una che ha destato qualche polemica. Con la modifica dell’articolo 55.2, in ottemperanza al decreto legislativo 58/2010, viene innalzato dal 5% al 15% la percentuale di soci necessaria per avanzare proposte in assemblea o presentare mozioni di sfiducia. La tempistica del provvedimento non pare del tutto casuale. Un gruppo di dissidenti (riuniti sotto la denominazione “Go Barcelona”) era intenzionato a sottoporre al voto dell’assemblea l’operato dell’attuale presidente Rosell e dei principali dirigenti del club (tra cui lo stesso Freixa), accusati di avere conflitti di interesse per alcune attività della squadra, intrecciate a società a loro riconducibili. Ma con le nuove norme le firme raccolte non sono più sufficienti a presentare la mozione. La giunta direttiva ha pensato proprio a tutto: al futuro del club, spettacolare sul campo e da oggi con i conti sempre in ordine. E un po’ anche al proprio presente.