Dieci giorni fa, più di 600 imprese italiane si sono presentate a Chiasso nella speranza di trasferirsi in Svizzera. Il sindaco di questa città, che aveva indetto una sorta di gara per il trasferimento di attività imprenditoriali italiane all’estero, ne ha selezionate 160. A Londra il mercato immobiliare è letteralmente impazzito a causa della domanda proveniente da ricchi e meno ricchi stranieri, in prima fila, naturalmente, ci sono gli italiani. C’è chi compra per i figli, spediti nelle scuole ed università britanniche nella speranza che non tornino più in patria e trovino un lavoro all’estero; c’è chi compra per investire nella speranza di affittare le abitazioni a connazionali ugualmente desiderosi di espatriare a gli inglesi e c’è chi compra perché ha deciso di trasferirsi all’estero. A Berlino succede più o meno la stessa cosa, ma a differenza di Londra la maggior parte degli acquisti immobiliari sono per investire, in parte anche perché la Germania è meno accondiscendente con gli stranieri del governo di Sua Maestà.
La Svizzera, Londra ed alcune città tedesche sono gli unici mercati che attirano capitali e gli unici dove il mercato immobiliare è in crescita, nel resto d’Europa i prezzi delle case scendono. Nella mitica Dordogne francese, colonizzata dagli inglesi all’inizio degli anni 2000, il mercato è fermo da almeno due anni e chi vuole tornare in patria o trasferirsi da qualche altra parte è disposto a vendere in perdita. Anche lungo la Costa Azzurra si possono comprare villette a buon mercato e poi c’è tutta la costa spagnola, le isole greche, le nostre coste, persino in Toscana i prezzi sono in picchiata.
Queste anomalie sono il prodotto del mercato globalizzato. Senza barriere i capitali migrano a piacimento attratti dai guadagni facili. Con i tassi d’interesse praticamente a zero da diversi anni; un mercato delle obbligazioni debolissimo, che non permette di intascare grossi guadagni a meno che non si sia disposti ad investire nei paesi “ad alto rischio” tipo la Grecia; un mercato azionario europeo pericoloso perché poco trasparente e condizionato dalla liquidità pompata dalla Banca centrale europea, l’investimento nel mattone sembra il più competitivo ed il mercato principe è Londra. Questa metropoli è infatti la meta sognata da tutti gli abitanti del villaggio globale, dai russi, che negli ultimi 10 anni ne hanno colonizzato interi quartieri, ai cinesi che acquistano senza battere ciglio case da 15 milioni di sterline a Kensington, fino agli europei in fuga da economie nazionali collassate.
Dall’inizio dell’estate i prezzi delle abitazioni in alcuni quartieri della capitale londinese è salito del 10 per cento, nel resto del Regno Unito invece i prezzi scendono, seguono la stessa traiettoria di quelli europei. Appartamenti, villette e persino garage si vendono in una settimana e spesso attraverso un’asta tra i potenziali compratori. E’ una gigantesca corsa dei topi, e molti parlano italiano.
Stiamo assistendo alla crescita esponenziale di una bolla immobiliare? E’ quello che molti pensano, a gonfiarla sono alcuni fattori anomali in un’economia stabile ma normali in questo sistema globalizzato drogato dagli steroidi monetari.
I soldi stampati dalla Fed e dalla Bce transitano attraverso le banche e finiscono nei mercati dove l’azionario è in crescita: Usa ed Asia, principalmente. Non aiutano le economie in crisi ma gonfiano le quotazioni di alcune imprese, molte di proprietà di ricche famiglie. I profitti vengono convertiti in mattoni londinesi. Poi ci sono le vendite o svendite dell’industria nostrana da parte delle famiglie che un tempo la guidavano, una parte di questi soldi vola a Londra. Questo è il mercato più costoso, dai 10 milioni di sterline in su.
Il mercato intermedio è composto da due sezioni, quella che va dai 3 ai 10 milioni è composta da chi lavora in finanza: hedge funds, brokers, avvocati civilisti che lavorano in finanza o con la finanza e così via. Costoro trasformano i lauti guadagni prodotti dalla liquidita regalata dalla Fed e dalla Bce, dalla crisi del 2008 e del 2010 rispettivamente, in abitazioni londinesi. Poi c’è il mercato che va dalle 600 mila sterline ai 3 milioni. In questo troviamo i professionisti che hanno avuto la fortuna di acquistare una casa dieci anni fa e vogliono comprarne una più grande con l’aiuto delle banche o con i risparmi accumulati. Anche questo mercato è legato al settore finanziario.
Infine Cameron ha dato una grossa spinta al mercato più economico, quello che va dalle 75 alle 600 mila sterline, dove si accalcano tutti coloro che non hanno ancora acquistato una casa. Il governo concederà loro mutui con un deposito di appena il 5 per cento a tassi zero per i primi 5 anni. Un’offerta che ha fatto letteralmente esplodere questo segmento del mercato.
Naturalmente chi ci guadagna da questa bolla per ora è proprio il governo che impone ai compratori una tassa del 5 per cento sotto i 2 milioni di sterline e del 7 per cento sopra questa cifra. Chi ci perde sono gli inglesi ed i londinesi che non hanno nessun aiuto da mamma e papà per diventare proprietari. Negli anni Ottanta il costo medio di un’abitazione di 3 camere da letto era di 60 mila sterline oggi è di 300 mila ma gli stipendi medi sono cresciti molto meno e quindi è difficile per chi guadagna meno di 30 mila sterline l’anno acquistare una casa che costa più di 10 volte tanto, la proporzione non regge. Così si finisce per pagare l’affitto a qualche ricco investitore straniero che ha parcheggiato i suoi soldi a Londra.
Sia chiaro fino a quando la bolla esploderà…e non escluderei che qualche politico suggerirà di salvare chi ci è rimasto bruciato con i nostri soldi.