I donatori di sangue, quelli prossimi alla pensione, sono inferociti contro la riforma Fornero. A causa delle nuove disposizioni pensionistiche, a chi ha donato il sangue durante la sua vita lavorativa non saranno computati i giorni di riposo seguiti al prelievo per l’ottenimento dell’agognato vitalizio. Quindi, i giorni di assenza dovranno essere recuperati per raggiungere il tetto di giornate lavorative necessarie al pensionamento. L’allarme è stato lanciato da Ferruccio Giovetti, il presidente dell’Avis di Cremona, una delle associazioni più vecchie d’Italia. L’ente, che conta ben 17 mila soci, quest’anno spegnerà 80 candeline, ma pare doverlo fare in un momento tutt’altro che felice. I donatori più anziani per arrivare alla pensione dovranno recuperare i giorni in cui, con regolare permesso, sono rimasti a casa per il prelievo. Per alcuni si parla di dieci mesi in più. L’alternativa è smettere di lavorare alla data fissata, ma con un assegno diminuito di circa il 2%. Secondo Giovetti ‘in un momento in cui l’Italia è ancora in dietro soprattutto per quanto riguarda la raccolta di plasma questo provvedimento potrebbe fare cattiva pubblicità al servizio di donazione volontaria” di Fabio Abati
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