Si è aperto, ancora una volta, non senza polemiche il Festival dell’acqua. La convention, ideata e promossa da Federutility (la federazione che associa tutti i gestori italiani del servizio idrico), è giunta alla sua seconda edizione. E quest’anno, dopo Genova 2011, si terrà all’Aquila fino all’11 ottobre.

Convegni, tavole rotonde, laboratori, presentazioni e spettacoli a cui prendono parte ospiti illustri, tra cui il presidente del Senato, Piero Grasso, e il ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando. Tutto concentrato sull’oro blu: “il suo ‘valore’ culturale e la priorità dell’accesso all’acqua potabile”, spiega il vicepresidente di Federutility, Mauro D’Ascenzi. Ma ci sono anche approfondimenti e riflessioni sul concetto di Bene Comune nell’etica cristiana e in quella laicista sui risvolti politici, giuridici, economici e industriali del concetto stesso di ‘acqua bene comune’. “L’operazione con cui Federutility si appropria in maniera ingiustificata del tema dell’acqua bene comune – denuncia il Forum italiano dei movimenti per l’Acqua – è finalizzata alla creazione di una propria immagine positiva o, per meglio dire, di una immagine mistificatoria per distogliere l’attenzione da proprie responsabilità nei confronti della mercificazione di tale bene”. Non è un mistero infatti l’opposizione di Federutility contro quel referendum, attraverso il quale nel giugno 2011 ben 27 milioni di italiani avrebbero poi chiesto che l’acqua, in quanto bene comune, non fosse dipendente dalle logiche del profitto. Già un anno prima infatti lo stesso vicepresidente di Federutility diceva: “il referendum per la pubblicizzazione dell’acqua è un rimedio peggiore del male (…) La parte più grave del referendum – sottolineava D’Ascenzi nel giugno del 2010, durante un incontro organizzato dalla Cgil – è quella che attacca la remunerazione del capitale, dicendo che non si devono far soldi sull’acqua”.

A violare però il secondo quesito referendario ci ha pensato l’Autorità per l’energia elettrica e il gas (AEEG), approvando il nuovo metodo tariffario transitorio per il servizio idrico integrato. “Una tariffa truffa – spiegano i movimenti per l’acqua pubblica – Il nuovo metodo riconosce ai gestori una percentuale standard del capitale investito. Di fatto dunque reintroduce la remunerazione del capitale e lascia aperta la possibilità di fare profitti sull’acqua”. Immediato perciò il ricorso al Tar della Lombardia, da parte dello stesso Forum dei movimenti per l’Acqua e della Federconsumatori, contro la nuova tariffa. “E guarda caso Federutility ha deciso di presentare una memoria ‘ad opponendum’ al ricorso”. Guai a dire però che la federazione che riunisce le principali spa del settore idrico, come Acea, Iren ed Hera (tutte sostenitrici del Festival dell’acqua), non rispetta l’esito referendario. “Chi lo afferma dice il falso – precisa D’Ascenzi – Siamo stati aggrediti, in alcune città d’Italia anche fisicamente, e siamo diventati i nemici del referendum, a parere di alcuni, per il semplice fatto di aver affermato che il referendum non risolveva il problema. I fatti ci danno ragione. Ci si lamenta degli acquedotti colabrodo – fa notare il vicepresidente di Federutility – ma chi dovrebbe farli e con quali soldi? Lo Stato senza risorse?”

Alla base delle proteste dei movimenti per l’acqua, in particolar modo quello abruzzese, c’è poi la decisione del Comune dell’Aquila di concedere al Festival dell’acqua il patrocinio. Proprio come aveva fato nel 2011 l’allora sindaco di Genova, Marta Vincenzi. Un atteggiamento ai limiti della schizofrenia. Già perché nel 2011, ancor prima del referendum, il Comune dell’Aquila ha stabilito, mettendolo nero su bianco nel proprio statuto che il servizio idrico è un “servizio pubblico privo di rilevanza economica”. “Non ci confrontiamo sul dibattito tra privatizzatori e movimenti – taglia corto il vicesindaco dell’Aquila Roberto Riga –, non si parlerà di questo”.

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