Clara Serra e a Marco Segre Reinch sono arrivati a Bangka nel 2009 dopo una serie di delusioni e occupazioni precarie. Lì hanno aperto "Coral eye", che accoglie studiosi di ambienti tropicali, viaggiatori e diver e ha dato lavoro a dodici indonesiani
Una laurea in biologia marina e una passione per lo studio e per il mare non sono bastati a Clara Serra e Marco Segre Reinch per trovare lavoro in Italia. I due amici hanno quindi deciso di andarsene a vivere nell’isola di Bangka, in Indonesia, un piccolo paradiso di sabbia chiara, acqua cristallina, distese di mangrovie e palme da cocco. L’isola si trova nel Nord del Sulawesi, nel “Triangolo dei coralli”, zona del Pacifico in cui sono concentrati i tre quarti di tutte le specie di coralli del pianeta. Un luogo rinomato per gli appassionati di immersioni e snorkeling, in cui si incontrano anche dugonghi, delfini e tartarughe marine. Qui Serra e Reinch hanno fondato Coral eye, un centro di ricerca sui coralli che accoglie studiosi di ambienti marini tropicali, viaggiatori e diver.
La scelta dell’Indonesia, racconta Serra, è arrivata dopo una serie di delusioni e di occupazioni precarie. “Quando ho finito gli studi ho capito che sarebbe stato un miraggio trovare un lavoro come ricercatrice nel campo della biologia marina che mi permettesse di sentirmi realizzata e indipendente dalla mia famiglia. Ci ho anche provato, ma ogni anno era sempre peggio. Non ho mai visto alcun segnale di miglioramento nel mondo della ricerca e dell’università”. Reinch, invece, ha smesso di provarci da subito, anche a causa della “personale difficoltà ad accettare compromessi”.
Era l’autunno del 2009 quando i due italiani si sono ritrovati a vivere in tenda sulla spiaggia di Bangka. Avevano entrambi trent’anni. Costruire la struttura non è stato semplice, considerando che gran parte dell’attrezzatura è stata portata dalla terra ferma e che quando il mare è mosso non si riesce a navigare. Inoltre, come ricorda Serra, “all’estero sei tu lo straniero e quando sei via senti la mancanza degli affetti, della famiglia, degli amici più cari e ti dispiace non essere con loro nei momenti importanti”. Senza contare, aggiunge Reinch, che l’Indonesia “è un Paese culturalmente lontano anni luce dal nostro, in cui non è facile muoversi”.
Una delle ultime difficoltà che devono affrontare è rappresentata da una società cinese che, nonostante i divieti legislativi, vuole aprire a Bangka dei siti minerari che devasterebbero l’area per l’impiego di dinamite e di agenti chimici. Gli abitanti del posto e i proprietari dei resort si stanno opponendo al progetto ma c’è il timore che la multinazionale possa avere la meglio, magari trovando l’appoggio di qualche politico locale corrotto. Nonostante questa minaccia, in ogni caso, secondo Reinch, “l’Indonesia dal punto di vista professionale resta sempre meglio dell’Italia. Io sono saldamente legato al mio Paese, nelle origini e negli affetti, ma torno soltanto per le vacanze e non credo che riuscirò mai a lavorarci”.
Coral eye dà lavoro anche a dodici indonesiani. E dal 20 settembre sono arrivati due ospiti speciali: due studenti universitari italiani che hanno vinto la prima edizione della borsa di studio istituita dal centro. Resteranno sull’isola per due mesi e con l’appoggio dello staff potranno sviluppare un proprio progetto di tesi sperimentale. “La borsa di studio – spiegano Serra e Reinch – nasce dalla nostra esperienza e dalla voglia di dare, in questi tempi difficili, l’opportunità agli studenti italiani di fare un’esperienza sul campo all’estero. L’intento, nel lungo periodo, è quello di riuscire a rendere l’iniziativa permanente”.