L'Istat fa sapere che il peso delle tasse sulle tasche dei cittadini sale di 1,3 punti percentuali rispetto al 2012. Cala invece il rapporto tra disavanzo pubblico e crescita nei primi sei mesi dell'anno, ma il dato resta preoccupante. L'Ue si è infatti detta pronta a riaprire la procedura d'infrazione contro l'Italia se sarà superata la soglia del 3%
Non si ferma l’impennata della pressione fiscale. Il dato pubblicato dall’Istat si attesta a quota 43,8% nel secondo trimestre del 2013, con un rialzo di 1,3 punti percentuali rispetto al 2012 e di 4,7 punti sul trimestre precedente. Mentre le tasse si fanno sempre più pesanti, cala il potere d’acquisto delle famiglie, in flessione dell’1,7% nel primo semestre dell’anno rispetto al 2012. L’Istituto nazionale di statistica segnala poi un rapporto tra deficit e Pil al 4,1% nel primo semestre. Il dato, pur essendo in calo rispetto al 4,4% dello stesso periodo nel 2012, è tutt’altro che rassicurante. Soprattutto dopo le dichiarazioni del commissario Ue Olli Rehn, che nelle ultime settimane si è detto pronto a riaprire la procedura di infrazione nei confronti dell’Italia se il rapporto deficit/Pil avesse superato di nuovo la soglia del 3 per cento.
Sul versante fiscale, a pesare sulle tasche degli italiani sono soprattutto le imposte dirette. Il dato, sempre relativo al secondo trimestre 2013, è in aumento del 4,1% e bilancia il calo delle indirette, producendo un aumento complessivo delle entrate correnti pari all’1,2 per cento. L’Istituto di statistica segnala gli effetti dell’abolizione dell’Imu sulle imposte indirette: secondo gli ultimi dati, sono calate del 2,1% nel secondo trimestre 2013, anche come conseguenza del mancato versamento della prima rata.
Intanto, si riduce ulteriormente il potere d’acquisto delle famiglie. Il dato è in flessione dello 0,7% nel secondo trimestre del 2013 rispetto ai tre mesi precedenti e dell’1,3% nei confronti del secondo trimestre del 2012. Nei primi sei mesi dell’anno, nei confronti dello stesso periodo del 2012, l’indicatore ha registrato una flessione dell’1,7 per cento. La propensione al risparmio delle famiglie consumatrici, misurata al netto della stagionalità, è stata pari al 9,4%, in diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente ma in aumento di 1,7 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2012. La spesa delle famiglie per consumi finali, espressa in valori correnti, è diminuita dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dell’1,8% rispetto al corrispondente periodo del 2012.
Per quanto riguarda il rapporto deficit/Pil, invece, l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche nel secondo trimestre del 2013 è stato pari all’1% del Pil, inferiore di 1,2 punti percentuali rispetto a quello misurato nel corrispondente trimestre del 2012. Il dato trascina verso il basso il rapporto tra deficit e Pil, che nei primi due trimestri del 2013 è pari al 4,1%, con una diminuzione di 0,3 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente.