Il discorso del Presidente della Repubblica alle Camere è stato oggetto di un lungo dibattito in apertura del plenum del Consiglio superiore della magistratura. I dubbi arrivano soprattutto dai togati di Unicost che ha sollevato perplessità: "Se le pratiche non sono accompagnate da un cambiamento del sistema, sono destinate a ricreare le situazioni preesistenti"
Amnistia e indulto da soli non possono bastare e senza riforme riprodurranno la stessa situazione attuale. Il plenum del Consiglio superiore della magistratura, presieduto da Giorgio Napolitano, solleva dubbi sul messaggio del capo dello Stato alle Camere e riguardante la drammatica situazione delle carceri. I consiglieri sono apparsi divisi sull’ipotesi di un provvedimento di clemenza per risolvere la questione carceraria in vista della scadenza del maggio 2014, stabilita dalla Corte di Strasburgo per far fronte al sovraffollamento delle strutture.
Il gruppo Unicost, corrente moderata della magistratura, ha manifestato numerose preoccupazioni: i giudici infatti non sono per nulla convinti che la strada indicata da Napolitano possa essere la giusta soluzione. Per questo hanno depositato un’istanza di apertura pratica sul tema al Comitato di presidenza in apertura di seduta. “L’amnistia e l’indulto”, ha detto il magistrato di Unicost Paolo Auriemma aprendo il dibattito, “devono essere corredate da riforme che prevedono la ristrutturazione dell’intero sistema altrimenti sono destinati a ricreare le situazioni preesistenti”. Sulla stessa posizione anche il laico di centrosinistra Glauco Giostra: “Ben vengano l’indulto e l’amnistia, se sono preceduti da altre misure strutturali. Certo, mi sorprende che il plauso ad un provvedimento di clemenza venga da forze politiche che hanno ostacolato l’approvazione della legge svuota carceri”. Per Giovanna Di Rosa, magistrato di Unicost, “provvedimenti emergenziali sono necessari. La storia e i tempi lunghi ci hanno consegnato lavori di Commissioni ormai antichi. Gli stessi interventi legislativi sono stati molto laboriosi e di limitata efficacia”. Nel frattempo, i detenuti, ha rilevato Di Rosa, “continuano a soffrire per l’espressione di volontà che, in una recitazione ipocrita di astratta condivisione umana, non si traduce in comportamenti e rimanda ad una riforma dagli esiti incerti, lunghi, forse non voluti”.
Le critiche più forti a un provvedimento di clemenza sono arrivati dai togati di Magistratura Indipendente, corrente di destra. “Amnistia e indulto da soli sarebbero le classiche misure tampone che non risolvono il problema” ha detto Antonello Racanelli, che con il collega Alessandro Pepe ha indicato la “costruzione di nuove carceri” come la strada da percorrere; tanto più considerato che in Italia il tasso di detenuti rispetto alla popolazione nel suo complesso “è inferiore a quello di altri Paesi europei (112 reclusi ogni 100mila abitanti contro una media europea di 127”) e che sarebbe “priva di effetti” una depenalizzazione visto che il “95% dei detenuti” è in carcere per reati che non possono essere toccati da un provvedimento del genere.
Più in generale, i magistrati chiedono un intervento di controllo e attenzione sul territorio. “E’ necessario”, hanno commentato, “un monitoraggio nazionale che si rivolga ai capi degli uffici giudiziari affinché segnalino al Csm le criticità conseguenti all’accorpamento di molti tribunali e procure stabilito con la riforma della geografia giudiziaria. Così il magistrato di Unicost Mariano Sciacca: “Stanno emergendo grandi difficoltà sotto il profilo logistico per i dirigenti degli uffici riguardo al trasporto di fascicoli e alla sistemazione dei locali”.
Di Rosa è inoltre tornato a chiedere la convocazione di un plenum straordinario, dedicato alla questione carceri, presieduto dal capo dello Stato. Di tutt’altro parere il togato di Magistratura Indipendente, Antonello Racanelli, secondo il quale “il tema delle carceri non rientra tra le competenze del consiglio. Sull’amnistia spetta al Parlamento valutare – ha osservato Racanelli – ma si tratta solo di misure tampone. Servono nuove carceri che consentano condizioni di vita dignitose per i detenuti”. Il togato di Unicost, Riccardo Fuzio, ha voluto sottolineare con forza che “la questione delle carceri e dei rimedi al loro sovraffollamento si lega indissolubilmente ai temi della durata del processo, ad alcuni specifici istituti processuali e alla funzionalità’ complessiva della giustizia”. L’auspicio di Fuzio è che tali questioni vengano affrontate nell’ambito della relazione al Parlamento che la sesta Commissione, a breve, dovrà preparare. Tra gli argomenti possibili, quello della deflazione processuale, che può’ riguardare indirettamente anche le carceri. Il laico del Pdl, Bartolomeo Romano, esprimendo “massimo rispetto e riconoscenza” al capo dello Stato per il suo messaggio, ha anche voluto parlare di “solidarietà'” nei confronti del presidente della Repubblica che ieri e’ stato “oggetto di inattese reprimende”.