Un blitz in tarda serata con qualche fumogeno e a suon di insulti. I militanti di Casapound di Bologna denunciano l'irruzione nella loro sede del centro storico da parte di alcuni anifascisti
Un blitz in tarda serata con qualche fumogeno e a suon di insulti. I militanti di Casapound di Bologna denunciano l’irruzione nella loro sede del centro storico da parte di alcuni antifascisti. ”Al grido di ‘Fasci di merda, vi diamo fuoco alla sede’”, hanno raccontato in seguito, “una trentina di antagonisti hanno fatto irruzione questo pomeriggio nella sede bolognese di CasaPound Italia, dove era presente anche una ragazza al nono mese di gravidanza, poi accompagnata in ospedale per i necessari controlli. Tutto e’ accaduto intorno nel quartiere Santo Stefano, dove poi sono arrivati vigili del fuoco e forze dell’ordine. Nella sezione, dove era prevista in serata un’iniziativa di solidarietà per il Kosovo, si trovavano cinque militanti di Cpi, tre uomini e due donne, tra cui la ragazza incinta”.
”A un certo punto – racconta Andrea Lamona, coordinatore di Cpi Emilia Romagna, che era sul posto – abbiamo sentito da fuori un gruppo di antifascisti che lanciavano insulti e minacciavano di dare fuoco alla sede. Il tempo di affacciarci e dal gruppo è partito un fumogeno che è atterrato su alcuni fogli di carta che erano su una scrivania dando vita a un principio di incendio. Siamo riusciti a rispedirlo fuori. Poi e’ partito un lancio di bottiglie. Siamo comunque riusciti a tirare giù la saracinesca, ma il gruppo da fuori l’ha forzata, riuscendo a infilare sotto la serranda un altro fumogeno che ha reso irrespirabile l’aria della sezione. La preoccupazione, ovviamente, e’ stata tutta per la nostra militante al nono mese di gravidanza, poi portata in ospedale per accertamenti”.
”Un episodio gravissimo e inquietante – sottolinea Lamona – che succede ad altri episodi analoghi avvenuti qui in regione, come la molotov lanciata contro questa nostra stessa sede bolognese nel novembre del 2012 o l’ordigno esploso accanto alla sede di Parma ad agosto. Ci chiediamo come sia possibile che azioni come queste possano ripetersi a una tale frequenza nell’indifferenza generale e restando peraltro del tutto impunite. Le istituzioni e la politica hanno il dovere di intervenire, se non vogliono dirsi conniventi con chi, 40 anni dopo gli anni ’70, pensa ancora che le ‘sedi dei fascisti’ si chiudono col fuoco”