Governo forte e unito, con tutti i ministri che remano nella stessa direzione? Non succede a Palazzo Chigi. Nonostante la rinnovata fiducia a Enrico Letta e ai suoi propositi di unità d’intenti nella sua squadra (a prescindere dal partito di provenienza) e, soprattutto, nonostante il ridimensionamento del ruolo di Silvio Berlusconi, quello di larghe intese è tutto tranne che un esecutivo privo di crepe, ricatti o aut aut. L’ultima conferma in ordine di tempo è arrivata dalla conferenza stampa dei ministri Pdl, in cui i vari Alfano, Lupi, Quagliariello, Lorenzin e De Girolamo hanno ribadito che loro sono stati e continueranno ad essere “sentinelle antitasse” e che, “nei limiti di quanto è possibile in un governo di grande coalizione”, vogliono realizzare “gli altri punti programmatici che hanno visto noi tutti impegnati durante la campagna elettorale”. Tradotto: sulle imposte il Pdl farà le barricate, “non ci sarà nessun passo indietro” ha detto il segretario e vicepremier. Messaggio chiaro, tempistica inequivocabile. Quello delle tasse e in particolare dell’Imu, infatti, è tornato per un giorno a essere il solito campo di guerra tra Pd e Pdl, con i democratici che hanno provato a reintrodurre l’imposta per i ricchi salvo poi essere stoppati dal Pdl (Schifani: “Non arretreremo di un passo”).

Proprio per questo motivo, quindi, la conferenza stampa di Alfano& Co. ha un’importanza strategica per il futuro prossimo del governo, che si preannuncia non privo di ostacoli. In tal senso, le certezze post-fiducia del premier sono già una chimera. “Siamo più forti e coesi, non ci devono essere ricatti perché si è dimostrato che il governo non casca” aveva detto Letta alla Camera dopo il voto a favore del Senato. Sono passati solo sette giorni e la realtà è già cambiata: dei gruppi autonomi Pdl nessuna traccia, di scissione dei berlusconiani neanche a parlarne. Nel centrodestra, però, la conferenza stampa dei ministri ha rinfocolato la lotta tra falchi e colombe. Gli alfaniani, in netto vantaggio nella lotta interna per la presa del partito nel post Cavaliere, sono tornati fedeli al capo e dettano la linea: di governo e della prossima campagna elettorale del Pdl (che in realtà non si è mai interrotta). Non solo. Alfano ha parlato da leader del partito, chiedendo agli avversari interni di abbassare i toni per restare uniti e di pensare al futuro Pdl nell’ottica della grande unione dei moderati, non nell’orizzonte “di un grande centro o delle larghe intese”.

La risposta dei falchi? Per niente conciliante. “Proprio non riesco a comprendere il senso di una conferenza stampa, da cui emerge solo una rivendicazione dei risultati conseguiti dalla nostra delegazione ministeriale” ha detto Sandro Bondi, secondo cui senza accenni al “dramma” di Berlusconi l’iniziativa dei ministri Pdl è “incomprensibile e perfino paradossale”. “All’amico Bondi dico che abbiamo fatto la conferenza stampa per elencare gli obiettivi di quanto fatto e quanto faremo come Pdl nel governo” ha replicato Alfano. Che para i colpi e rilancia. Sia nel governo che nel Pdl.

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