“Dobbiamo stare attenti a prendere posizione su temi così forti che spaccano il Paese”. La difesa dei fedelissimi di Beppe Grillo nell’assemblea congiunta del Movimento 5 Stelle ha retto pochi minuti, schiacciata da un gruppo che ormai non è più diviso in “talebani” e “dissidenti”, ma che ha incassato con difficoltà la nuova presa di posizione dei leader. L’attacco è stato all’emendamento presentato per abolire il reato di immigrazione clandestina, sul quale i fondatori hanno detto di non essere d’accordo sia nel merito che nel metodo. E il tentativo di correre ai ripari ha raccolto pochi consensi: “Questo è un discorso da becero partitismo“, ha risposto la maggioranza secondo quanto potuto ricostruire da ilfattoquotidiano.it, “noi non siamo in Parlamento per non prendere posizioni scomode. Non possiamo fare discorsi ‘democristiani’ proprio noi. Siamo qui per il bene comune, prendere decisioni coraggiose e portare avanti la voce dei nostri elettori”. E ancora: “La posizione di Grillo vuol dire che dobbiamo mollare tutte le attività che non erano nel programma? Pari opportunità, giustizia, agricoltura, ambiente? Lavoriamo da mesi, molliamo tutto?“.

Anche i più ortodossi non hanno saputo cosa rispondere: Luigi Di Maio, Riccardo Nuti, Alessandro Di Battista, Vito Crimi, Giulia Di Vita, Manlio Di Stefano e Carlo Sibilia. Deputati soprattutto, perché al Senato con l’accusa a due dei più fedeli come Cioffi e Buccarella, anche gli equilibri sono cambiati. Del resto nemmeno quelli che un tempo erano i “talebani” hanno osato mettere in discussione buona fede e correttezza dell’operato dei colleghi, solo discutere il metodo: “Avremmo dovuto spiegarci meglio. Presentare un pacchetto di proposte per risolvere il problema dell’immigrazione. Tenere conto di tutte le sensibilità”, hanno detto. Ma alle difese ha risposto un gruppo all’improvviso compatto che ha messo insieme critici e moderati: Luis Alberto Orellana, anche ieri sera il più agitato, Elena Fattori, Silvia Chimienti, Maria Mussini e Francesca Businarolo. A poche ore dal termine critica è stata la senatrice Elisa Bulgarelli: “La riunione avrebbe potuto andare più a fondo. Basta cercare voti”. E su Twitter Orellana ha rincarato la dose: “Inopportune posizioni autoritarie fanno perdere autorevolezza. E’ proprio un peccato”.

“Venga Grillo qui se vuole dei chiarimenti” è la versione interna di quella che poi davanti ai giornalisti è diventato un messaggio di pace. Perché il sentimento in assemblea era quello dell’amarezza verso “i non vertici” che però si comportano come tali: “Perché Grillo non ha alzato il telefono per spiegarci le sue opinioni?”. L’umiliazione più grande per i parlamentari è stata leggere le critiche all’emendamento presentato per l’abolizione del reato di immigrazione clandestina sul blog senza nemmeno una chiacchierata. Così l’assemblea congiunta di deputati e senatori si è aperta con l’amarezza di un gruppo sbattuto sui giornali dal capo senza nemmeno avere il tempo di riflettere sul tempo. “Ancora una volta è mancata la comunicazione diretta con lui. Bastava una telefonata. Bastava spiegarci cosa c’era che non andasse e gli avremmo presentato le nostre. Poi è arrivata la versione ufficiale è quella data alla stampa dal nuovo capogruppo Villarosa: “Verrà Beppe Grillo nei prossimi giorni e ne parleremo con lui. Ma l’emendamento non si può ritira re e andiamo avanti”. Anche se non è detto che il leader scenderà mai davvero. Chi di loro ci ha parlato, racconta poche parole e molta amarezza: “E’ sfuggita la situazione di mano anche a lui. Non voleva certo distruggere tutto così”.

Dietro la scena ufficiale dei capigruppo, la richiesta è stata sofferta. “Grillo non scenda per fare il suo show e basta come quello davanti alla Rai. Abbiamo bisogno che venga qui e resti, per alcuni giorni. Giri negli uffici, venga a vedere il lavoro che facciamo all’interno”. Lo dicono da mesi: se ha preso un impegno simile, non stia a Genova a commentare, venga a vedere quello che fanno i suoi. Nicola Morra del resto lo aveva già chiesto ufficialmente nelle scorse settimane più volte, ma non è servito a molto. Ora però la scusa è buona: da chiarire c’è la posizione del leader e se davvero ha qualcosa da recriminare, hanno detto all’interno, venga a dirlo direttamente nelle stanze di Montecitorio e Palazzo Madama. 

Senatori e deputati raccontano di un clima sereno. Mara Mucci, deputata dell’Emilia Romagna, su Facebook scrive: “Che bello far parte di questo gruppo. Stiamo parlando con tranquillità”. Ma l’amarezza è tanta perché ancora una volta si sono sentiti attaccati direttamente mentre lavorano tutto il giorno: “Era il giorno giusto per finire su tutti i giornali, in Aula Pdl e Pd meno elle ci hanno accusato in modo vergognoso sul finanziamento ai partiti, avremmo raccontato quello che stiamo facendo agli elettori. E invece siamo tornati da capo, come al tempo delle espulsioni e questa volta non è colpa nostra”. Per non parlare dell’informazione sbagliata data agli elettori. Lo hanno sottolineato Di Battista e Giulia Sarti. “Il titolo del post: da oggi sarà più facile espellere i clandestini è fuorviante. Nemmeno i giornalisti l’hanno scritta bene. E’ stato approvato un emendamento ad un testo che poi tornerà in Senato e poi in commissione alla Camera e nuovamente a Montecitorio. Siamo all’inizio di un iter molto lungo, non c’è niente di deciso. Avremmo dovuto affrontare il tema con un pacchetto di proposte, tenendo conto delle varie sensibilità. Ma andava comunque spiegato”.

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