Se non fossero sufficienti le ragioni già note e la difesa dell’art.138 della Costituzione come è stato concepito dai padri costituenti, senza deroghe strumentali, queste ultime ore dovrebbero persuadere anche gli indecisi o i perplessi sull’opportunità di ritornare a manifestare in difesa della Costituzione.
Dopo aver constatato come la scelta dei “saggi riformatori” sia stata all’insegna della lottizzazione e della sostanziale vicinanza al Quirinale, abbiamo anche saputo che 5 tra loro,di cui 2 di “chiara fama” provenienti dall’Alma Mater di Bologna, sono stati denunciati dalla Gdf per associazione a delinquere, corruzione e falso ideologico per un giro di concorsi universitari truccati.
Ma quello che dovrebbe essere ancora più determinante per decidere di esserci e di farsi sentire è il quadro eufemisticamente “singolare” e penosamente avvilente in cui si inscrive l’annunciata “riforma“, determinato dalla cosiddetta fiducia-bis, con la farsa della conversione governativa di Berlusconi, dopo il dimissionamento-burla dei suoi ministri.
Il governo Letta-Alfano partorito dalla scelta di un presidente che esercita di fatto un potere ben ulteriore a quello previsto dalla carta costituzionale si è paradossalmente rafforzato.
Ed i partiti che lo sostengono, avvinghiati nelle reciproche debolezze, si lanciano sotto l’imput di Napolitano, verso la riforma della giustizia che hanno sempre desiderato coronata da un indulto rimodellato su quello nefasto e inutile del 2006 che ha beneficiato chi in prigione non c’era e non ci è più andato per reati come la corruzione, la concussione, la frode fiscale. E non è difficile capire chi sarebbe il primo beneficiario del prossimo.
In queste ore la riforma della giustizia, finora sottotraccia, e che avrebbe inevitabilmente i lineamenti del cosiddetto “riequilibrio dei poteri” all’insegna “del primato della politica”, non pienamente realizzato nonostante un ventennio di rivalsa partitocratica contro la magistratura, è stata rivendicata come “priorità” dagli uomini “nuovi” del partito di Berlusconi, che pontificano a reti unificate.
Personalmente avevo pensato in modo poco avveduto che con quello che stava succedendo, e cioè l’eversione con farsa delle dimissioni di massa dei parlamentari ed il ritiro dei ministri ad nutum, le sorti delle larghe intese fossero alquanto pencolanti, la riforma dei “saggi” incerta e che la manifestazione del 12 fosse diventata meno importante.
Al contrario lo scenario uscito dalla “felice” soluzione della crisi e le modalità ed i tempi con cui il presidente della Repubblica ha rilanciato il combinato disposto amnistia/indulto, valutati come misure rovinose dai magistrati in prima fila contro la criminalità organizzata, sono “una ragione di più” per rimettere chiaramente al centro l’equilibrio tra poteri dello Stato, l’indipendenza della magistratura e l’uguaglianza davanti alla legge.