La donna, condannata in via definitiva a 16 anni di reclusione per l'uccisione di suo figlio Samuele Lorenzi avvenuto a Cogne nel 2002, è stata autorizzata a uscire dalla struttura dove è detenuta per motivi di lavoro. Ad accoglierla la cooperativa "Siamo qua" guidata Don Giovanni Nicolini dove la detenuta cuce borse durante la giornata
Anna Maria Franzoni, condannata in via definitiva a 16 anni di reclusione per l’uccisione di suo figlio Samuele Lorenzi, avvenuto a Cogne nel 2002, è stata ammessa al lavoro esterno al carcere. Ogni mattina da circa una settimana viene accompagnata nel laboratorio di sartoria della cooperativa «Siamo Qua» dove si producono borse. “Finalmente posso respirare”, avrebbe commentato come riportato da Repubblica.
Attualmente la donna è detenuta nella casa circondariale della Dozza di Bologna. La Franzoni ha beneficiato della possibilità di lavoro esterno che è concessa, secondo l’articolo 21 dell’ordinamento penitenziario, a coloro che hanno già scontato più di metà della pena e anche perché ha a suo carico un figlio minore. Così questa mattina, come da una settimana circa, Anna Maria Franzoni ha lasciato il carcere di Bologna alle 9.30 per iniziare la sua giornata di lavoro esterno. Pochi minuti dopo, su un auto guidata da un volontario, è arrivata alla parrocchia di Sant’Antonio da Padova in via Dozza, dove ha sede la Coop sociale presso cui lavora. La donna non ha rilasciato alcuna dichiarazione ai giornalisti che l’aspettavano.
A raccontare della nuova esperienza di lavoro è il parroco Don Giovanni Nicolini, parroco della Dozza che ha accolto Anna Maria Franzoni: “I lati più profondi dello spirito vengono avanti solo più lentamente. Così, ora, direi che ci sono accenni e accenti di speranza. E’ una situazione che secondo me ha una sua certa forza, non mi sembra una situazione di depressione”. Il religioso ha parlato coi giornalisti, e garbatamente ma con forza, ha risposto alle domande, facendo però notare che “oggi la mia casa è stata invasa. Non mi piace ma non posso farci niente”. Una invasione, quella dei cronisti, che ha dato dispiacere anche ad Anna Maria Franzoni.
Nella parrocchia la donna lavora dalla mattina, cucendo borse come faceva in carcere, poi pranza alla tavola comune. “Ci raccontiamo tutti le cose che stiamo facendo”, ha detto Nicolini, accennando ad un desco dove di solito, anche con altri detenuti e non solo con Anna Maria Franzoni, “non si parla mai del passato, ma solo di oggi e del futuro”. A volte Anna Maria accenna “alla sua fanciullezza, alle abitudini familiari”. Per Don Nicolini la donna è “serena”, e “qui vive bene”. Il padre spiega che il percorso che sta seguendo la donna è un percorso che dovrebbe essere più praticato per altri carcerati, per aiutarli a trovare una prospettiva che è spesso il problema principale di chi deve prima poi uscire dal carcere: “è una questione di cambiamento culturale”. In parrocchia Anna Maria Franzoni ha visto anche i suoi figli. “Mi ha chiesto: ‘ha visto come sono belli i miei figli?’. Sì, sono davvero belli” è la conclusione sorridente del religioso.