Passate parola

Femminicidio, c’è il ‘sì’ del Senato: il decreto è legge (tra le polemiche)

Degli undici articoli che compongono il provvedimento solo cinque si riferiscono alla violenza sulle donne, mentre i restanti sei investono questioni che nulla hanno a che vedere con la tematica in questione: si va dalla sicurezza alle misure contro i No Tav, fino ad articoli sulla Protezione civile e sulle Province

Il Senato ha approvato il decreto sul femminicidio con 143 voti a favore, 3 contrari e nessun astenuto. Lega, Sel e M5S non hanno partecipato al voto. Con il via libera di palazzo Madama il provvedimento diventa legge. Non senza polemiche. Degli undici articoli che compongono il provvedimento, infatti, non tutti si riferiscono alla violenza sulle donne, visto che l’ultimo investe questioni che nulla hanno a che vedere con la tematica in questione: si va dalla sicurezza alle misure contro i No Tav, fino ad articoli sulla Protezione civile e sulle Province.

“E’ inaccettabile ed è persino osceno che, con l’alibi di una legge importantissima come quella contro il femminicidio, si contrabbandino misure che con il femminicidio non hanno nulla a che vedere e che andrebbero definite senza ipocrisia un nuovo ‘pacchetto sicurezza‘”. Parola di Loredana De Petris, presidente del gruppo Misto-Sel, e del senatore di Sel Peppe De Cristofaro. Che accusano: “Non possiamo accettare -proseguono – il ricatto per cui in nome di un titolo giusto bisogna votare anche misure ingiuste, sbagliate e che con quel titolo non c’entrano niente. Proprio per l’importanza e l’urgenza di contrastare il femminicidio, il governo avrebbe dovuto cercare un consenso unanime invece di approfittare dell’occasione per imporre le sue scelte in materia di sicurezza. Per questo – concludono – abbiamo deciso di sottrarci a questo ricatto”.

Non meno teneri i rilievi dei senatori che comunque hanno votato a favore del provvedimento. Il problema, a loro dire, è il lavoro fatto dai deputati, che hanno inviato a Palazzo Madama il decreto legge per il contrasto al femminicidio a ridosso della scadenza e quindi in condizione di non poter apportare alcuna modifica al testo se non determinandone la decadenza. “Siamo davanti all’alternativa se convertire un testo che ci è arrivato il 9 ottobre e scade il 14 malgrado ci siano degli errori o lasciarlo decadere”, ha detto il presidente della commissione Giustizia Francesco Nitto Palma (Pdl). “Se decideremo di convertirlo – prosegue – la prossima settimana provvederemo ad inserire delle modifiche nel testo che stiamo esaminando sulla stessa materia in commissione. Qui siamo davanti al primo intervento di legislazione in materia penale fatto con un decreto legge”, ha concluso. La presidente della commissione Affari costituzionali Anna Finocchiaro (Pd) ha invece criticato “la presenza di norme disomogenee” nel decreto legge “in violazione dei principi della Costituzione”. “E’ l’ultima volta che accettiamo qualcosa del genere: intendiamo seguire la Costituzione con l’articolo 77 e i numerosi richiami all’omogeneità dei decreti lanciati dal Quirinale” ha detto Anna Finocchiaro. “Ci sono pochi precedenti di decreti in prima lettura mandati al Senato alla vigilia della scadenza. Non si verifichi più” ha ammonito il capogruppo del Pdl Renato Schifani, annunciando che “se questa volta, data la delicatezza del tema, voteremo il decreto, se ci saranno altri casi ci riserviamo di valutare caso per caso”.

COSA C’E’ NEL DECRETO FEMMINICIDIO
Allontanamento da casa, arresto obbligatorio in flagranza, introduzione del braccialetto elettronico. Sono alcune delle misure contenute nel decreto legge sul femminicidio, approvato dalla Camera e passato all’esame del Senato. L’ok al provvedimento è arrivato con 343 sì, le 20 astensioni della Lega Nord e i non voti di Movimento 5 Stelle e Sel. I due partiti non hanno voluto votare un decreto dove, oltre al tema della violenza sulle donne, sono stati “infilati” altri articoli sull’esercito in Val di Susa, sui vigili del fuoco, sui furti di rame, sulle frodi informatiche, sulle province. Il Senato ha a tempo solo fino al 15 ottobre per trasformare il decreto in legge: in caso, contrario, il testo tornerà alla Camera. Per scongiurare questo rischio, Palazzo Madama dovrà approvare il testo senza apporvi modifiche.

Diventa aggravante la relazione affettiva con la donna Sotto il profilo penale, d’ora in poi sarà rilevante la relazione tra l’aggressore e la vittima di violenza. Non importa se i due sono sposati, separati o conviventi. Basta che abbiano intrattenuto un legame sentimentale per fare scattare una pena più pesante nei confronti del condannato. La nuova aggravante comune è applicabile almaltrattamento in famiglia e a tutti i reati di violenza fisica commessi in danno o in presenza di minorenni o in danno di donne incinte. Prevista la possibilità di inasprire la pena anche nel caso di violenza sessuale contro donne in gravidanza o commessa dal coniuge (anche separato o divorziato) o da chi sia o sia stato legato da relazione affettiva.

Arresto obbligatorio in flagranza, introdotto il braccialetto elettronico Se le forze dell’ordine sorprenderanno una persona nell’atto di commettere i reati di maltrattamenti in famiglia e stalking, dovranno arrestarlo all’istante. Inoltre, la polizia giudiziaria, se autorizzata dal pm e se ricorre la flagranza di gravi reati (tra cui lesioni gravi, minaccia aggravata e violenze), può applicare la misura pre-cautelare dell’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. I destinatari di questo provvedimento potranno essere controllato attraverso il braccialetto elettronico o altri strumenti elettronici. Nel caso di atti persecutori, Inoltre, sarà possibile ricorrere alle intercettazioni telefoniche.

Dieci milioni per il piano antiviolenza, obbligo di informazione per le vittime Nel testo sono previste azioni di prevenzione, educazione e formazione che fanno parte di un cosiddetto “piano antiviolenza“, finanziato con 10 milioni di euro. Sarà inoltre garantito il patrocinio gratuito per le donne che hanno subito stalking, maltrattamenti domestici e mutilazioni genitali. In linea con la direttiva europea sulla protezione delle vittime di reato,  in sede processuale è poi prevista una serie di obblighi di comunicazione nei confronti della donna che ha subito violenza o stalking. La persona offesa, ad esempio, dovrà essere informata della facoltà di nomina di un difensore e di tutto ciò che attiene alla applicazione o modifica di misure cautelari o coercitive nei confronti dell’imputato in reati di violenza.

Querela irrevocabile in caso di alto rischio per la persona, ammonimento per lesioni – La denuncia per stalking potrà essere ritirata se relativa ad atti non gravi, mentre in presenza di gravi minacce ripetute, ad esempio con armi, la querela diventa irrevocabile. Negli altri casi, ma la remissione può essere fatta solo in sede processuale davanti all’autorità giudiziaria, al fine di garantire la libera determinazione e consapevolezza della vittima. Se saranno riscontrate percosse o lesioni sulla donna, il questore potrà ammonire il responsabile e informarlo sui centri di recupero e servizi sociali disponibili sul territorio. L’aggressore potrebbe vedersi sospesa la patente dal prefetto. In questo modo, la misura preventiva, già prevista per il reato di stalking, è estesa a quello di violenza domestica. Non sono ammesse segnalazioni anonime, ma è garantita la segretezza delle generalità del segnalante.