Il fascicolo riguarda il progetto "New Eden" per opere di sviluppo nel settore idraulico nel Paese asiatico. I pm stanno facendo accertamenti su una società estense e su alcune fatture che avrebbero portato a presunte operazioni inesistenti
L’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini risulta indagato dalla procura di Ferrara. L’inchiesta della magistratura sta cercando di fare luce sulla fine di fondi ministeriali per 54 milioni di euro destinati per opere di sviluppo nel settore idraulico in Iraq. Il progetto “New Eden” era partito nel 2003 – quando Clini ricopriva ancora il ruolo di direttore generale del ministero dell’Ambiente – per iniziativa del ministero e dell’americana Iraq Foundation. Obiettivi del programma di cooperazione: ripristino ambientale, controllo dell’inquinamento e erosione dei corsi d’acqua, riforestazione, protezione della fauna locale nel sud dell’Iraq, controllo dei fenomeni di piena e gestione integrata dei bacini idrografici del Tigri e dell’Eufrate, l’area che la Bibbia identifica appunto con i Giardini dell’Eden.
Clini ha ricevuto dalla Procura un invito a comparire. Nel registro degli indagati sono iscritti altri nomi di persone sospettate a vario titolo di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, corruzione e riciclaggio. La Guardia di Finanza si è già recata negli uffici del ministero dell’Ambiente, dove è stata acquisita documentazione ritenuta importante ai fini delle indagini. Allo stesso modo sono stati perquisiti i locali di una società di Ferrara, la Med Ingegneria, primo referente tecnico dell’Iraq Foundation per il progetto nell’antica Mesopotamia. Si tratta di una società con sede nella prima periferia della cittadina emiliana, ma con basi operative a Padova, Ravenna, Cagliari, Genova ed Alessandria e con collaborazioni internazionali nel curriculum. A carico della Med Ingegneria sono state trovate fatture per presunte operazioni inesistenti. Secondo l’accusa avrebbero dato origine a un giro di denaro che dall’Emilia, attraverso il ministero, avrebbe portato in Iraq e, quindi, in Giordania. Qui gli inquirenti hanno individuato un conto corrente aperto per farvi confluire gli investimenti.
Il progetto “New Eden” aveva tutti i crismi di una riparazione post-bellica. Dopo i danni causati dagli interventi del passato regime iracheno – che aveva iniziato a prosciugare le paludi del sud del Paese, diventate rifugio per gruppi della guerriglia che lo combattevano – all’indomani della fine della seconda guerra del golfo la zona rischiava il completo essiccamento. Con “New Eden” gli attori internazionali si proponevamo lo scopo di “restaurare, per quanto possibile, l’ambiente pre-esistente, tenendo conto non solamente degli aspetti meramente ambientali, ma anche di quelli socio-economici”. Un fine nobile, insomma, che si poneva “l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita delle popolazioni locali e garantire lo sfruttamento delle immani risorse energetiche disponibili nel sottosuolo”.