Chiesto il processo per Salvatore e i figli Jonella e Paolo e Antonio Talarico, Fausto Marchionni ed Emanuele Erbetta, imputati di aggiotaggio informativo, falso in bilancio aggravato e manipolazione del mercato nell’ambito dell’indagine “Fisher Lange” per la quale sono stati arrestati il 17 luglio scorso
La procura di Torino spinge l’acceleratore sull’inchiesta Fonsai. I pm Marco Gianoglio e Vittorio Nessi chiedono al tribunale di processare subito, con il giudizio immediato, i Ligresti – don Salvatore e i figli Jonella e Paolo – e gli altri manager Antonio Talarico, Fausto Marchionni ed Emanuele Erbetta, imputati di aggiotaggio informativo, falso in bilancio aggravato e manipolazione del mercato nell’ambito dell’indagine “Fisher Lange” per la quale sono stati arrestati il 17 luglio scorso.
Gli inquirenti ritengono di avere ottenuto prove evidenti e vogliono saltare la fase delle udienze preliminari. Entro cinque giorni il giudice per le indagini preliminari farà sapere la sua decisione. Se opterà per il giudizio immediato i Ligresti e gli altri potranno chiedere di patteggiare la condanna o di essere processati con il rito abbreviato e a porte chiuse.
La decisione è stata presa dai pm dopo gli ultimi interrogatori avvenuti la scorsa settimana, quando sono stati sentiti nuovamente Jonella Ligresti e l’ex amministratore delegato Emanuele Erbetta. Niente di nuovo da Salvatore Ligresti e dal figlio Paolo, che non hanno mai risposto alle domande né hanno chiesto di essere ascoltati. A luglio l’ingegnere di Paternò aveva fatto rinviare l’incontro coi magistrati per questioni di salute, ma il 16 settembre, in una caserma di Milano dove i pm torinesi erano andati per sentirlo, si è avvalso della facoltà di non rispondere. La stessa decisione l’ha presa Paolo Ligresti il 27 settembre, giorno in cui i magistrati sono andati a Lugano per interrogarlo: l’uomo è diventato cittadino svizzero pochi giorni prima degli arresti e per questo motivo è riuscito a evitare il carcere.
Resta in prigione Jonella Ligresti, ormai l’unica delle persone indagate ancora in cella. Lunedì 7 ottobre il gip Eleonora Pappalettere ha respinto la richiesta di arresti domiciliari fatta dai suoi legali ed è andata contro il parere favorevole del procuratore aggiunto Vittorio Nessi, un parere dato dopo l’ultimo interrogatorio di tre ore la scorsa settimana. Secondo il giudice “permane il pericolo di fuga” e gli interrogatori “non possono essere considerati elementi favorevoli di valutazione” perché l’ex presidente di Fonsai ha sempre respinto le accuse. Decisione diversa per l’ex ad Erbetta, ora in custodia cautelare nella sua abitazione di Novara.
Al momento l’unica persona uscita dal procedimento, non senza danni, è Giulia Ligresti che il 3 settembre ha patteggiato due anni e otto mesi di reclusione e una multa di 20mila euro. Inoltre il giudice ha anche deciso di confiscare il 31% delle azioni della società Pegasus e il 31% degli immobili della stessa società, per un valore complessivo di circa 30 milioni di euro. Il 1° ottobre scorso il Tribunale del Riesame aveva dissequestrato 251 milioni di euro.