E' stata depositata in Tribunale a Milano l'istanza di misure alternative al carcere: è stata chiusa in cassaforte. Nel frattempo i legali del Cavaliere fanno sapere di aver condiviso la linea difensiva e negano una qualsiasi rottura interna: "Leggiamo con stupore le continue ricostruzioni offerte dai quotidiani. Non c'è scontro fra noi"
E’ stata depositata in Tribunale a Milano dai legali di Silvio Berlusconi la richiesta di misure alternative al carcere, ovvero di affidamento ai servizi sociali. Una scelta che già l’avvocato Franco Coppi aveva anticipato. L’ufficio esecuzioni della Procura ha trasmesso l’istanza al Tribunale di sorveglianza di competenza. Berlusconi, lo scorso primo agosto, è stato condannato a 4 anni di reclusione dalla Cassazione nel processo sui diritti tv Mediaset per l’accusa di frode fiscale. Tre dei quattro anni di pena sono coperti dall’indulto e quindi per l’ex presidente del Consiglio resta da scontare un anno, per il quale ha chiesto l’affidamento in prova. Ora il fascicolo sarà istruito dal tribunale di sorveglianza che seguirà tutti i passaggi fino all’udienza per decidere sulla richiesta di affidamento in prova e sulla proposta da parte del Cavaliere di quale servizio sociale svolgere. Udienza che dovrebbe svolgersi nei prossimi mesi e forse non prima della prossima primavera.
Come era previsto da settimane il rischio è che i prossimi dieci giorni siano particolarmente duri per l’ex presidente del Consiglio. Sempre a causa del processo Mediaset, infatti, la Giunta per le elezioni e le immunità del Senato si riunirà lunedì 14 ottobre per esprimere il parere sulla relazione del presidente-relatore Dario Stefàno sulla decadenza del Cavaliere: il parere favorevole dei commissari sarà trasmesso all’Aula del Senato dove sarà votato a scrutinio segreto, a meno che che la Giunta per il Regolamento convocata per il 15 ottobre non approvi la proposta del Movimento Cinque Stelle di modificare il regolamento del Senato per votare a scrutinio palese.
Non solo. Il 19 ottobre la Corte d’Appello di Milano determinerà l’interdizione dai pubblici uffici per Berlusconi, come deciso dalla Corte di Cassazione quando è stata pronunciata la sentenza di condanna. Una decisione che comunque dovrà essere vagliata di nuovo dalla Suprema Corte (entro la metà del prossimo anno).
L’istanza di affidamento in prova ai servizi sociali è arrivata al settimo piano del Palazzo di Giustizia di Milano ed è stata subito chiusa in una cassaforte degli uffici del tribunale di sorveglianza, presieduto dal magistrato Pasquale Nobile De Santis. Nei prossimi giorni il fascicolo della richiesta di affidamento sarà affidato al giudice relatore Beatrice Crosti. La decisione di presentare la richiesta di affidamento ai servizi sociali è stata presa in totale sintonia tra i legali del Cavaliere: “Tra noi non c’è mai stata la benché minima differenziazione sulle strategie da adottare che sono sempre state tutte condivise e concordate in ottima armonia e piena collaborazione”. Nessuno scontro, dunque, come avevano raccontato alcune ricostruzioni dei giornali. “A parte che la prospettazione – scrivono in una nota Niccolò Ghedini, Franco Coppi e Piero Longo – è di per sé risibile poiché non è certo facoltà degli avvocati bensì del giudice stabilire dove l’eventuale affido sarà concesso il luogo per gli avvocati è del tutto irrilevante. Comunque non c’è stata mai la benché minima differenziazione sulle strategie da adottare che sono sempre state tutte condivise e concordate in ottima armonia e piena collaborazione. Mai vi è stata una sola ragione di dissidio nel collegio di difesa né mai vi è stata una decisione assunta in contrasto. Spiace che su una questione così delicata si inventino fatti del tutto inveritieri magari raccogliendo false voci di soggetti interessati a creare confusione e malintesi”.