I pm di Napoli avevano posizionato l'occhio elettronico per sorvegliare l'ex direttore dell'Avanti (ai domiciliari con il braccialetto elettronico) imputato di tentata estorsione nei confronti di Berlusconi
C’è un telecamera di sorveglianza spaccata, un uomo da identificare dietro la nuova accusa di evasione a Valter Lavitola che ha portato l’ex direttore dell’Avanti nuovamente in carcere a Regina Coeli a Roma, accompagnato dagli agenti ieri notte, per aver violato gli obblighi dei domiciliari. Particolari in corso di accertamento da parte degli investigatori e che avvolgono di mistero l’intera vicenda. Lavitola era ai domiciliari per scontare la condanna di tentata estorsione ai danni di Silvio Berlusconi, provvisto di braccialetto elettronico, per controllare eventuali violazioni. Il suo legale Gaetano Balice ha spiegato che Lavitola si trovava nel cortile di casa sua e l’allarme del braccialetto elettronico non è scattato e farà ricorso contro il provvedimento. “La singolarità del provvedimento – ha spiegato l’avvocato – è che questa uscita rientra nella tolleranza del braccialetto elettronico che gli era stato affidato. Infatti non è scattato l’allarme”. Dopo tredici mesi di carcere, Lavitola era andato ai domiciliari per scontare il residuo di condanna per tentata estorsione all’ex presidente del Consiglio.
Il raggio di azione del braccialetto, in date occasioni, può non offrire le necessarie garanzie di controllo. Dopo la scarcerazione di Lavitola, visti i protagonisti coinvolti e la delicatezza dell’inchiesta, la Procura di Napoli, pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, aveva disposto l’installazione di telecamere di controllo, una posizionata in una zona limitrofa al cortile condominiale che osservava lo spazio antistante l’ingresso dell’abitazione. A monitorare eventuali violazioni le Fiamme gialle, il nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Napoli, agli ordini del colonnello Nicola Altiero. Ad inizio agosto, l’ex direttore dell’Avanti scende nel cortile condominiale violando gli obblighi degli arresti domiciliari. Ad inquadrarlo la telecamera di sorveglianza, chiusa in una cassetta anonima, ma che veniva manovrata dalle mani degli investigatori con un joystick in modo da poter osservare un raggio di azione più ampio rispetto ad un obiettivo fisso. Ad un certo punto l’inquadratura si posa su un angolo del cortile dove c’era Lavitola intento a guardare in direzione dell’occhio elettronico. Pochi secondi dopo la telecamera registra un braccio di un terzo uomo, ancora da identificare, prima che il segnale si perda definitivamente.
I successivi accertamenti hanno chiarito la dinamica della vicenda, mentre Lavitola era intento a guardare in direzione del dispositivo visivo, un terzo uomo provvedeva a sfasciare a martellate la telecamera di sorveglianza. Ora gli investigatori stanno analizzando le impronte per provare a identificare il soggetto. Sono stati i finanzieri ad inoltrare subito la segnalazione che ha portato la Corte di Appello di Napoli, su richiesta della Procura generale, alla decisione di condurre nuovamente in carcere l’ex direttore dell’Avanti. La stessa Corte davanti alla quale il prossimo ottobre inizia il processo di secondo grado per la presunta estorsione a Silvio Berlusconi.